In Italia assistiamo impassibili ad una strage dei senza volto e senza diritti. Sono stati più di 700 i senza fissa dimora morti nel biennio 2022-2023, undici nella prima settimana del 2024. Il freddo d’inverno “sorprende” i nostri amministratori politici locali, come il caldo torrido d’estate. Sembrerà strano ma il freddo e il caldo, nel nostro Paese e in particolare nei nostri comuni, diventa emergenza. Con i comuni che intervengono sempre troppo tardi e in maniera assolutamente insufficiente. I dati sono drammatici, parliamo di una vera e propria strage che non fa notizia. Una strage di invisibili dei quali, spesso, sono sconosciute storia e condizione precedente, perfino il nome.

Non si tratta “solo” di intervenire con servizi: dormitori, mense, piani freddo, interventi che dovrebbero essere programmati; ma spesso i comuni si attivano in colpevole ritardo adottando iniziative insufficienti. Anche in tale contesto la risposta sta nel non inseguire l’emergenza, ma attuare misure strutturali a partire dal diritto all’abitare, intervento fondamentale da garantire a chi non ha un luogo dove vivere e che vuole, magari, anche riprendere un percorso di vita.

I poveri non sono nell’agenda politica. L’ho scritto spesso, ora anche in relazione ai poveri dei poveri, i senza fissa dimora, quelli che per la loro condizione e nella loro condizione muoiono quasi uno al giorno. Eppure il Parlamento europeo ha chiesto che al fenomeno dei senzatetto, una delle forme più gravi di povertà, causato da fattori strutturali, istituzionali e personali, si ponga fine entro il 2030.

Secondo l’Istat sono oltre 96.000 le persone senza dimora iscritte in anagrafe. La maggioranza è composta da uomini e il 38% è rappresentato da cittadini stranieri, provenienti per oltre il 50% dei casi dal continente africano. L’Istat afferma altresì che le persone senza fissa dimora censite sono residenti in poco meno di 2200 comuni, ma si concentrano per il 50% in 6 comuni: Roma con il 23% delle iscrizioni anagrafiche, Milano (9%), Napoli (7%), Torino (4,6%), Genova (3%) e Foggia (3,7%). Dati sottostimati, perché come segnalato da Istat si riferiscono alla parte emersa del fenomeno, ovvero coloro iscritti alle anagrafi comunali o presso associazioni. In tale contesto, anche tra i senza fissa dimora, si riscontra una presenza non marginale di minori.

Nel Piano di Azione Nazionale per l’Attuazione della Garanzia Infanzia (Pangi) del marzo 2022 si affermava che, con riferimento alla grave esclusione abitativa e alla condizione di senza dimora, si notava in Italia la presenza di minorenni senza fissa dimora, ospiti in strutture o in sistemazioni insicure o inadeguate. Openpolis a giugno 2023 indicava in circa 13.000 i minori senza fissa dimora presenti nel nostro Paese nel 2021. Nel 49% dei casi risultavano essere bambine e ragazze. Nelle tre maggiori città secondo Openpolis sono presenti il 44% dei minori senza fissa dimora. Anche in tale contesto si può affermare che il diritto all’abitare è la premessa di serie ed efficaci politiche di inclusione sociale. Sembrerebbe facile da comprendere, ma non riesce a fare breccia nell’agenda politica nazionale.

Solo nella notte tra il 6 e il 7 gennaio tre persone senza dimora di origine magrebina sono morte a Padova, rimaste probabilmente intossicate dall’inalazione di monossido di carbonio. Questa tragedia è avvenuta all’interno di un immobile abbandonato. Un immobile abbandonato come ce ne sono a centinaia/migliaia nelle nostre città. Cattedrali dello spreco e del consumo di suolo inutile, ma intoccabili, in nome di una proprietà privata cialtrona e di uno zerbinaggio, sia culturale che politico, da parte delle amministrazioni locali, nei confronti di quel tipo di proprietà privata, ma anche rispetto a immobili pubblici, in attesa di speculazione (cosiddetta valorizzazione), fatto semplicemente inammissibile, perché spesso quegli immobili abbandonati sono sottratti all’uso pubblico e contenitori di degrado, veri buchi neri.

Così nei soli 2022 e 2023 oltre 700 persone sono morte come se fosse normale o accettabile, nel terzo millennio, che si possa morire, nelle nostre luccicanti città, appaltate alla turistificazione, nel buio, tetro, triste e opprimente scenario dell’esclusione sociale e della indifferenza.

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