L’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma ha rinunciato alla donazione di un milione e mezzo di euro offerta da Leonardo, società pubblica italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza. Le ragioni? “Donazione inopportuna, grazie lo stesso ma non possiamo accettarla”. Così il denaro – destinato all’acquisto di macchinari di ultima generazione per curare bambini e bambine affetti da malattie rare – è stato rifiutato senza giri di parole dai vertici dell’Ospedale, di proprietà del Vaticano.

Il rifiuto pontificio – ispirato dalla Segreteria di Stato su input dello staff di Papa Francesco e raccontato da La Repubblica – ha creato non poche perplessità tra i dirigenti aziendali di Leonardo, che ogni anno – come ci tengono a far sapere i vertici – destina contributi per sostenere iniziative umanitarie e ospedali. Come il Gaslini di Genova, Istituto pediatrico che – secondo il quotidiano – a differenza del Bambino Gesù avrebbe accettato il donativo. Il gruppo della difesa dal canto suo commenta che “la ricostruzione giornalistica nella modalità, nella forma e nelle cifre non corrisponde alla realtà dei fatti”. Ma conferma che “in occasione delle festività natalizie, ha effettuato una donazione alla Fondazione Gaslininsieme Ets”. Curiosamente però il Gaslini poco prima aveva fatto sapere che “né l’Istituto Giannina Gaslini né la sua fondazione dedicata al fundraising Gaslininsieme hanno ricevuto la proposta oggetto di questa comunicazione”.

Secondo quanto racconta Repubblica il Papa e il suo entourage hanno deciso di rifiutare l’offerta per “non mettere in imbarazzo la Santa Sede proprio in questo periodo in cui il mondo alle prese con guerre sanguinose che il Pontefice denuncia ogni giorno”. Perché effettivamente Papa Francesco si schiera quasi quotidianamente contro i conflitti in corso e contro le industrie belliche e tutti coloro che lucrano sulla vendita di armamenti. Ma Leonardo non condivide: “Noi cosa c’entriamo con tutto questo? In tutti i teatri di guerra in corso, a partire dall’Ucraina e dal Medio Oriente, non c’è nessun sistema offensivo di nostra produzione. Noi lavoriamo per la sicurezza con sistemi all’avanguardia, droni per la vigilanza, ma niente armi”. “Non capiamo questo rifiuto”, aggiungono. Ma il Vaticano non vuole correre rischi, e anche se quella somma “avrebbe fatto comodo”, sceglie di salvaguardare l’immagine della Chiesa e rivendicare la propria coerenza.

Tra i numerosi interventi del Papa contro l’industria delle armi, è emblematico l’accorato appello rivolto agli ambasciatori durante l’udienza al corpo diplomatico per gli auguri di inizio anno: “Le guerre possono proseguire grazie all’enorme disponibilità di armi. Occorre perseguire una politica di disarmo, poiché è illusorio pensare che gli armamenti abbiano un valore deterrente. Piuttosto è vero il contrario: la disponibilità di armi ne incentiva l’uso e ne incrementa la produzione”. “Le armi creano sfiducia e distolgono risorse. Quante vite si potrebbero salvare con le risorse oggi destinate agli armamenti? Non sarebbe meglio investirle in favore di una vera sicurezza globale? Le sfide del nostro tempo travalicano i confini, come dimostrano le varie crisi – alimentare, ambientale, economica e sanitaria – che stanno caratterizzando l’inizio del secolo”, ha affermato il Papa, reiterando “la proposta di costituire un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame e promuovere uno sviluppo sostenibile dell’intero pianeta”. Per il Pontefice, “tra le minacce causate da tali strumenti di morte, non posso poi tralasciare di menzionare quella provocata dagli arsenali nucleari e dallo sviluppo di ordigni sempre più sofisticati e distruttivi. Ribadisco ancora una volta l’immoralità di fabbricare e detenere armi nucleari. Al riguardo, esprimo l’auspicio che si possa giungere al più presto alla ripresa dei negoziati per il riavvio del Piano d’azione congiunto globale, meglio noto come ‘Accordo sul nucleare iraniano’, per garantire a tutti un futuro più sicuro”.

Appello simile a quello rivolto ai giovani, a cui ha chiesto di rinnovare l’economia, proprio a partire dalla lotta alla produzione e al commercio delle armi, durante l’udienza alla “Toniolo Young Professional Association” di oggi 12 gennaio. Papa Francesco ha sottolineato che “le guerre sono il frutto di rapporti di forza prolungati, senza un preciso inizio e senza una fine certa”. E ha chiesto: “Ma dove sono le imprese audaci, le visione ardite?”. “Quanti altri aspetti, come l’economia, la lotta alla fame, alla produzione e al commercio delle armi, questo è brutto – ha evidenziato il Papa -, la questione climatica, la comunicazione, il mondo del lavoro, e tanti altri, hanno bisogno di rinnovamento e di creatività? Vi affido questi sogni”.

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