Dal 1° gennaio il canale tv trasmette la miniserie in 4 puntate “Sei ciò che mangi: gemelli a confronto”, basata su uno studio dell’università californiana di Stanford, e i cui risultati sono resi noti in uno studio di novembre uscito su Jama. Protagoniste 22 coppie di gemelli omozigoti (o identici), di età, sesso ed etnie diverse. Per 8 settimane uno dei due gemelli è stato vegano, l’altro onnivoro.

Diete sane

Vegano fa rima con sano? Non sempre, secondo le ricerche e gli autori dello studio. Non basta bandire gli alimenti animali per poi mangiare cibi processati (burger vegetali, patatine industriali…) e farine raffinate (sfornati con farine bianche) e molti zuccheri. Così i ricercatori hanno impostato una dieta sana a basso tenore di zuccheri, con verdure, frutta, legumi, cereali integrali e semi. Anche per gli onnivori niente cibi processati, limitazione di zuccheri e farine raffinate (un bel salto rispetto alla dieta standard americana). Per tutti, attenzione per la qualità e nessun fine dimagrante. Nelle prime 4 settimane i partecipanti hanno ricevuto i pasti forniti dagli studiosi e consumato snack secondo le loro istruzioni, così da comprendere lo schema alimentare e preparare da sé i pasti nelle 4 settimane successive. Ognuno di loro ha fatto l’esame del sangue e delle feci all’inizio, a metà e alla fine del periodo di 8 settimane.

Vegani in testa

L’esito migliore l’ha dato la dieta vegana. “In appena 8 settimane c’è stato un calo del 10%-15% del colesterolo LDL, del 25% dell’insulina e del 3% del peso corporeo, solo mangiando cibo vero senza prodotti animali”, ha dichiarato il prof. Christopher Gardner dello Stanford Prevention Research Center, principale autore dello studio. Gardner aggiunge che i veg hanno assunto meno grassi saturi, riducendo così il colesterolo cattivo, e più fibre, a tutto beneficio della glicemia; inoltre hanno mangiato cibi più sazianti e meno calorici, dimagrendo. Ma c’è di più: sono risultati biologicamente più giovani rispetto all’età cronologica – il che sarà oggetto di uno studio successivo. Intanto i ricercatori hanno tratto le loro conclusioni, avvertendo che comunque non è detto che la dieta vegana sia il top per tutti.

Benefici limitati

Sono certamente emersi miglioramenti cardiovascolari e metabolici nei vegani, ma va anche considerato che i soggetti erano tutti sani. Cosa sarebbe successo con valori molto a rischio? E i risultati non sono strabilianti. “Dopo 8 settimane anche i parametri dei gemelli onnivori erano nella norma. Invece il rapporto LDL/HDL era alto per entrambi”, osserva il dottor Daniele Degl’Innocenti, nutrizionista e dottore di ricerca presso la facoltà di Medicina dell’università di Verona. Si tratta di un valore che supera quello che in Italia è considerato il limite di rischio. Un discorso simile vale per l’indice di massa corporea (IMC). “Per i vegani l’IMC era 25,9, per gli onnivori 26, quindi non una differenza significativa; comunque siamo al di sopra della soglia di rischio, che è sotto i 25”.

Rischio di carenze

Gli autori riportano per i vegani un maggior apporto di alcuni nutrienti, come fibre e ferro, ma uno minore di proteine. “Le persone dello studio erano giovani adulti sui 40 anni. Ma con l’età cominciano problemi di sarcopenia, servono proteine ben digeribili per evitare il calo della massa muscolare” fa notare il dott. Degl’Innocenti. A lungo andare la dieta vegana potrebbe quindi causare carenze proteiche e di vitamine come la D e la B12, di cui si consiglia sempre l’integrazione in assenza di prodotti animali. Per la sua durata limitata, lo studio non ha creato comunque problemi ai partecipanti vegani che, osservano i ricercatori, erano soprattutto poco soddisfatti della ristrettezza alimentare. Ma per quanto condotto su un piccolo campione per un breve periodo, e benché non entri nello specifico sulla tipologia di carne e pesce consumati – cosa non secondaria ai fini del benessere – lo studio ha molti punti di forza.

Uno studio positivo

“Il lavoro è ottimo e serio. Fotografa molto bene la situazione particolare degli Usa. Interessante anche il coinvolgimento dei gemelli omozigoti”, commenta il nutrizionista. Infatti questi gemelli permettono di valutare l’impatto dei fattori ereditari e ambientali (dieta e stile di vita) sull’aspettativa di vita e sul rischio di malattia. “Mediamente, i gemelli dello studio vivevano separati da 22 anni, quindi nel frattempo era cambiato l’epigenoma per l’influenza ambientale, ma restavano comunque ottimi soggetti di osservazione”.

Occhio alle conclusioni!

“Il rischio è che questo lavoro sia interpretato nel senso che la dieta vegana vada bene per tutti. Non è adatta per esempio per i bambini, che hanno un organismo in crescita, con un metabolismo diverso rispetto a quello dell’adulto. Non si può poi generalizzare sul fatto che sia migliore per prevenire le malattie croniche”, avverte Degl’Innocenti, che spezza una lancia a favore della dieta mediterranea: offre tutto ciò che serve (cereali integrali, ortaggi, frutta, legumi, pesce e una piccola integrazione di carne), è variata e gustosa. Riducendo nettamente le proteine animali, ha pure un impatto positivo sull’ambiente. E a tal proposito va sottolineato che la serie tv affronta anche questa tematica insieme a quella del benessere animale. Accanto a una dieta sana, ecco dunque altri due importanti spunti di riflessione.

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