Un disastro annunciato. Lo diciamo da anni, ma ci fanno fare sempre le Cassandre”. Scuote la testa per lo sconforto Giuseppe Amato, responsabile risorse idriche per Legambiente Sicilia. La Regione più a Sud d’Italia è infatti in piena emergenza siccità: nel bel mezzo dell’inverno e nonostante le piogge degli ultimi giorni. E la prospettiva è già così allarmante, che le amministrazioni hanno dovuto iniziare con il razionamento idrico: dall’8 gennaio c’è stato una riduzione della portata idrica del 10-15 per cento, ovvero arriveranno nella case meno litri al secondo, in 39 Comuni tra Agrigento, Caltanissetta e Palermo più due Consorzi di bonifica, gli Istituti regionali che gestiscono l’irrigazione dei terreni. Mentre dal 12 sarà ridotta la portata anche per 15 comuni del Trapanese.

Negli ultimi mesi del 2023, d’altronde, in Sicilia non ha piovuto e le vasche artificiali disponibili, tra novembre e dicembre, sono andate in grave deficit. Una situazione di grave crisi, denunciata per anni dalle associazioni ambientaliste con appelli troppo spesso caduti nel vuoto: “In Sicilia più che in altre Regioni d’Italia“, continua Amato di Legambiente, “si avvertono con evidenza le conseguenze del cambiamento climatico, a questo si aggiunge la mano dell’uomo: in 150 anni è stato perso il 95 per cento delle zone umide naturali, non è successo nulla di simile in nessuna parte d’Europa”.

Il cambiamento climatico: l’autunno completamente a secco della Sicilia – A pesare sul quadro attuale, c’è un autunno in cui le precipitazioni sono state praticamente assenti. “L’anno corrente”, si legge nel report sulla Siccità stilato dall’Autorità di bacino siciliana, “è stato caratterizzato dal persistere di lunghi periodi con temperature al di sopra la media del trentennio di riferimento. Le temperature registrate nel mese di ottobre, sono state al di sopra della media stagionale di lungo periodo”. Il documento risale ad ottobre e già delineava un contesto allarmante. La situazione è poi precipitata tra novembre e dicembre, quando non c’è stato alcun miglioramento e di fatto si è creato un gap molto critico negli invasi artificiali. In Sicilia ci sono 29 dighe, tutte realizzate artificialmente tra gli anni Cinquanta e Settanta, e tutte insieme nell’ultimo mese dell’anno hanno perso 16,35 milioni di metri cubi di acqua. Un allarme per le risorse idriche dell’Isola che si ripete ogni anno e ogni anno si fa sempre più grave: rispetto all’anno scorso nello stesso mese di dicembre, quest’anno ci sono 46,92 milioni di metri cubi di acqua in meno.

Da qui la decisione obbligata di razionamento delle risorse idriche. Dall’8 gennaio Siciliacque – l’azienda detenuta per il 75 per cento dal privato, ovvero da Italgas Spa, attraverso Idrosicilia Spa, e partecipata dalla Regione per il 25 per cento – ha ridotto la portata d’acqua del 10% e in alcuni casi del 15% in 39 comuni ai quali si aggiungeranno, il 12 gennaio, altri 15 comuni del trapanese, oltre ai due Consorzi di bonifica di Agrigento e di Caltanissetta. Questo è stato l’intervento d’urgenza deciso dall’Osservatorio permanente degli utilizzi idrici della Sicilia, perché i volumi delle dighe Fanaco e Leone, che servono queste zone, sono tra quelle scese più sotto il livello di guardia in considerazione anche della capienza (rispettivamente perdono -1,10 e – 0,8, per una capienza di 20 e di 4 milioni di mc). Siciliacque, oltre al razionamento, dovrà adesso prendere le risorse da un’altra diga, la Ragoleto, e completare gli studi per l’utilizzo della falda in prossimità di Montescuro Est. Mentre non a caso, l’Osservatorio indica all’Assemblea territoriale Idrica di Agrigento (Ati) di “attuare un piano di emergenza che punti a individuare fonti alternative e a ridurre le perdite idriche”.

La perdita d’acqua e le dighe piene di fango, l’allarme di Legambiente – La grave situazione in cui versa la Sicilia, infatti, non è dovuta solo agli eventi naturali, a peggiorare, e di molto, la situazione è anche la quantità di acqua che viene dispersa durante il trasporto: una perdita che in Sicilia ha una media del 50 per cento delle risorse (Siracusa perde addirittura il 67,6 per cento).

Mentre Amato lancia un altro allarme: “Gli invasi sono pieni per metà di fango, la diga Pozzillo (in provincia di Enna, ndr) ha una capienza di 150 milioni di metri cubi, di cui oltre metà piena di fango. Perché? Perché non c’è stata attenzione sui versanti dei fiumi che portano acqua al lago, si tratta di una zona con fiumi torbidi che hanno trasportato materiali solidi che si sono depositati nella diga. Ma è così la gran parte degli invasi siciliani. Ma anche la diga Rosamarina, per esempio, che dà da bere a Palermo, dovrebbe invasare 100 milioni di metri cubi, ma è molto al di sotto”. Quello di Rosamarina è uno dei dati, infatti, più allarmanti: conta una capienza di 100 milioni ma ne registra appena 40,26 nel dicembre del 2022, ma va molto peggio un anno dopo, lo scorso dicembre i mc sono stati solo 25,38 milioni. Numeri che scuotono la Regione: “Finalmente si stanno accorgendo del rischio, addirittura mettendo un freno all’approvvigionamento, ed è solo gennaio – avverte ancora Amato – dobbiamo sperare che nevichi molto in alta quota e piova in pianura, solo così potremo considerare scongiurato il pericolo, almeno per quest’anno, ma la situazione è questa da anni e da anni noi lanciamo l’allarme inascoltati”.

Le responsabilità politiche sulla siccità siciliana – Oltre il cambiamento climatico, la perdita di acqua, a influire, secondo Amato, è anche l’intervento umano. Che denuncia: “I pantani di Lentini e Gelsari, a cavallo tra le due province di Catania e Siracusa nella piana di Catania, erano aree in cui naturalmente si accumulava acqua, laghi temporanei, solo nella stagione invernale, addirittura in una zona a protezione speciale”. Su quelle zone è intervenuto il Consorzio di bonifica di Siracusa: “L’acqua pregiudicava le case abusive e ha fatto aspirare l’acqua con delle idrovore, spendendo perfino molti soldi per la messa in funzione di queste idrovore per poi gettare l’acqua in mare”. “Sì, è quello che facciamo e anche con costi esosi che in questo momento di certo pesano sulle casse del Consorzio che è in grave deficit ma non possiamo fare diversamente sia perché andremmo incontro ad eventuali contenziosi dei proprietari di quei terreni che rivendicano i danni, sia perché se le abitazioni che insistono in quei terreni si allagano, siamo costretti ad intervenire, se siano abusivi o meno, io non so dirlo e non spetta a me accertarlo, ma se si allagano dobbiamo intervenire noi e siamo costretti a farlo”, spiega il commissario straordinario del Consorzio di bonifica si Siracusa, Giuseppe Sparta. Mentre Amato insiste: “Casi come questo ce ne sono decine. Pensano che una soluzione sia quella di finire la grande incompiuta della diga Blufi”, nel territorio delle Madonie. “Ma non servono altri grandi dighe, serve un sistema capillare in tutto il territorio con bacini minori”.

Il caso Messina: la città del Ponte che resta sempre a secco – Intanto tra perdite di acqua e scarse piogge, per le vacanze di Natale sono rimasti a secco a Messina. Nella città dello Stretto l’erogazione è sempre razionata, che in questo caso vuol dire che l’acqua arriva solo per alcune ore giornaliere: di rado più di 10 ore al giorno consecutive. Non a caso nella stragrande maggioranza delle abitazioni ci sono i serbatoi da azionare quando l’erogazione pubblica viene interrotta. Nei giorni delle feste, tuttavia, l’orario di erogazione dell’acqua pubblica è stato ulteriormente ridotto, fino ad arrivare ad un’erogazione in alcune zone della città di solo 3 ore al giorno. Una situazione che a molti ha ricordato la grande emergenza del 2015, quando fu chiaro che la rete idrica gestista dall’Amam, la partecipata del comune di Messina, è una rete vetusta, che insiste in un terreno a forte rischio idrogeologico, così che le frane dovute alle forti piogge spesso danneggiano le tubature della lunga rete che da Calatabiano, nel catanese, porta l’acqua per una sessantina di km fino al centro di Messina. Stavolta però alle numerose segnalazioni arrivate durante le feste, dall’Amam la risposta è stata opposta: non ha piovuto.

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