Un taglio di quasi 5 miliardi di euro di risorse per la Sicilia: “La conferma che siamo in presenza di un governo che non guarda alla fragilità economica e sociale della nostra regione e del Mezzogiorno”, così Alfio Mannino, segretario generale di Cgil Sicilia ha esordito, presentando il dossier “Governo Meloni, quanto ci costi”. Uno studio fatto dalla Cgil regionale che calcola il taglio avuto per la revisione del Pnrr, quello per l’abolizione del Reddito di cittadinanza, per il mancato gettito fiscale (pari a 150 milioni), per il taglio di altri 150 milioni (spalmati in un triennio) previsti come risarcimento dei costi dell’insularità – “previsti dal Def di aprile e scomparsi nella Finanziaria”, si legge nel dossier – fino allo storno dei soldi per il Ponte sullo Stretto, un miliardo e 480 milioni sottratti al Fondo di sviluppo e coesione: “Mancheranno oltre il 20% delle somme di cui la Sicilia avrebbe potuto disporre per migliorare le condizioni dell’Isola”, scrive il sindacato nello studio proposto oggi, in cui punta il dito contro il governo Meloni, ma anche contro quello regionale di Schifani, reo di essere “rimasto in silenzio”.

Il contesto socio economico – Un taglio corposo, inserito in un contesto molto fragile: “La Sicilia è al primo posto per rischio di povertà, al secondo per disuguaglianza del reddito”, scrive il sindacato. Una conclusione frutto dello studio di dati Istat, che rilevano come il reddito disponibile lordo pro capite in Sicilia resta tra i più bassi d’Italia: 14.764 euro, mentre la media nazionale è di 19.753 euro e sul fronte opposto si trovano la Provincia autonoma di Bolzano con 26.296 euro, seguita dal Trentino-Alto Adige con 24.324 euro e dalla Lombardia con 23.862 euro. Tutto a fronte di un tasso di occupazione allarmante: “Nel 2022 in Sicilia il tasso di occupazione nella fascia 20-64 anni è al 46,2%, più basso di quello che si registra nel Sud (51,1%), e di quello italiano (64,8%)”, si legge ancora nel dossier Cgil. E non va meglio se si guarda alla condizione femminile: “In Sicilia lavora 1 donna ogni 3 nella fascia 20-64 anni”. Secondo i dati Istat, riportati nello studio della Cgil, inoltre nel 2022, “la quota di giovani di 15-29 anni che non lavorano e non studiano (Neet), in Sicilia è la più alta d’Europa: oltre 32 giovani siciliani su 100 sono in questa condizione (19,0% in Italia e 26,9% al Sud)”.

Reddito di cittadinanza: 614 milioni in meno alla Sicilia – Un contesto in cui il governo Meloni opera il taglio di quasi 5 miliardi, iniziando dall’abolizione del Reddito di cittadinanza: “A settembre 2023 i percettori complessivi del Rdc erano circa 236.000, di questi hanno perso il sussidio tra agosto e dicembre 2023 circa 48.000 mila nuclei familiari in quanto occupabili. Considerando che i rimanenti 188.000 non percepiranno più 615 euro medie al mese, importo medio del Rdc in Sicilia, ma percepiranno attraverso l’Assegno di inclusione circa 500 euro al mese, la perdita netta annua di trasferimenti statali da Roma alla Sicilia si quantifica in 614 milioni di euro l’anno”.

Pnrr: 2 miliardi e mezzo in meno per l’isola – Il taglio di 2 miliardi 412 milioni di euro. Questo ha fruttato alla Sicilia la revisione del Pnrr chiesta e ottenuta dall’Italia. Così che per i finanziamenti del Pnrr per infrastrutture e mobilità sostenibile, verranno a mancare 1 milione 166 mila euro. Per la valorizzazione dei beni confiscati erano, invece, previsti 84 milioni e 300 mila euro ma è stata totalmente definanziata, erano previsti anche 328 milioni 820 mila euro per valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica ma è stato tutto azzerato. Così è andata anche per i 444 milioni per la riduzione del rischio idrogeologico. Mentre passa da 513 milioni 820 mila euro a soli 74 milioni 666 mila euro il finanziamento per i piani urbani integrati. Sul fronte sanitario, invece, sale il finanziamento dell’assistenza sanitaria domiciliare ma verranno tagliati ben 808 posti in terapia intensiva e 995 in terapia sub intensiva (fonte fondazione Gimbe). Per questo dalla Cgil Sicilia puntano il dito anche contro il governo regionale: “Il Governo Schifani, in questi mesi, ha brillato per il suo silenzio e la sua accondiscendenza alla Meloni e al ministro Fitto”. E annunciano una mobilitazione: “La Cgil Siciliana non mancherà di far sentire la propria voce e di levare forte la propria denuncia nella consapevolezza che oggi più che nel passato occorra che il movimento sindacale, il mondo dell’associazionismo, del terzo settore, delle professioni scendano in campo”.

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