Centocinquant’anni fa, il 26 gennaio 1874, la Stazione Zoologica Anton Dohrn, fondata nel 1872, inaugurò il suo Acquario, il primo in Italia e uno dei primi al mondo. Nel 2015, dopo un lungo periodo di chiusura, l’Acquario riaprì le sue porte ai visitatori, con un apparato tecnologico di avanguardia, a garanzia del benessere animale, senza alcun cambiamento nella disposizione delle vasche. Oggi è il più antico acquario del mondo ad aver mantenuto la sua organizzazione originale e rappresenta una testimonianza unica di come l’esposizione della natura fosse concepita in passato.

Nell’Ottocento i giardini zoologici mostrarono animali esotici, prelevati dal loro ambiente naturale e mantenuti in cattività. Chi viveva a Londra poteva ammirare leoni, giraffe, tigri e scimpanzé. Negli orti botanici piante da tutto il mondo possono essere ammirate senza andare in capo al mondo. I musei di storia naturale mostrano animali imbalsamati, a volte inseriti in ricostruzioni dei loro ambienti naturali. Gli acquari, affiancandosi a queste strutture, resero accessibile la vita sott’acqua, ricostruendo ambienti sommersi popolati da creature che si potevano vedere solo sui banchi delle pescherie o che, come le conchiglie e i coralli, erano oggetto di collezionismo di strutture scheletriche. L’immersione e la cinematografia subacquea erano di là da venire, e il mondo sottomarino era un mistero per gran parte della popolazione.

Anton Dohrn realizzò l’Acquario perché aveva bisogno di fondi per il suo istituto privato di ricerche marine (la Stazione Zoologica di Napoli che, oggi, porta il suo nome) e pensò di ricavare buoni profitti dai biglietti di ingresso dell’attrazione proposta ai napoletani e ai turisti in visita alla città, allora una delle maggiori metropoli europee. Finalmente i segreti del mare erano sotto gli occhi di tutti. Anche allora i finanziamenti alla ricerca erano esigui e Anton Dohrn era fortemente impegnato a raccogliere fondi.

Il fine commerciale, però, si affiancava a un nobile fine: divulgare le conoscenze che i ricercatori della Stazione Zoologica man mano sviluppavano, per esempio con la realizzazione di monumentali monografie sulla fauna e la flora del Golfo di Napoli, con l’esplorazione sistematica della biodiversità marina, un secolo prima della Convenzione di Rio de Janeiro che riconosce l’importanza capitale della biodiversità e della sua conoscenza.

Ma, a Napoli, le ricerche vertevano anche sui processi fondamentali dello sviluppo degli organismi, con mirabili indagini sui ricci di mare, e sull’organizzazione e il funzionamento del sistema nervoso attraverso studi avanzati sulla neuroanatomia e neurofisiologia di polpi e calamari. Gli animali studiati in laboratorio erano anche mostrati al pubblico proprio nell’Acquario. Gli scienziati, incluse decine di Premi Nobel, venivano a Napoli da tutto il mondo per compiere i loro studi alla Stazione Zoologica avendo l’occasione di interagire tra loro in un ambiente culturale dove, nella sala degli affreschi, si tenevano concerti e si consultava la biblioteca, e i ricercatori potevano discutere di arte e di scienza. L’esperienza napoletana era indispensabile per lo sviluppo culturale di scienziati di moltissimi paesi, e fu replicata in altre “stazioni”, come quelle statunitensi, fondate sul modello napoletano a Woods Hole sull’Atlantico e a Pacific Grove sul Pacifico.

Oggi gli acquari moderni, come quello di Genova, si valgono di apparati scenici che non hanno confronti con gli acquari del passato, ma l’atmosfera dell’Acquario di Napoli ci porta indietro nel tempo ed è una testimonianza degli albori della divulgazione scientifica, associata alla ricerca marina d’avanguardia.

Oggi il benessere animale è una priorità per l’Acquario, per la Stazione Zoologica, e per tutta la comunità scientifica. Accanto all’Acquario, a Portici, la Stazione Zoologica gestisce un centro di recupero delle tartarughe marine ingiuriate dai contatti con gli umani, sia con l’interazione con attrezzi da pesca sia con le eliche dei natanti. Curate fino alla riabilitazione, le tartarughe sono poi liberate in mare e il pubblico le può ammirare nel periodo di degenza presso l’ospedale delle tartarughe. Il Museo Darwin Dohrn, inaugurato nel 2021, completa l’offerta delle strutture aperte al pubblico che la Stazione Zoologica propone ai visitatori. Si tratta di un museo dedicato alla biodiversità e agli ecosistemi marini, con un particolare riguardo all’evoluzione visto che Anton Dohrn si ispirò all’opera di Charles Darwin per realizzare il suo centro di ricerca, inaugurando la moderna biologia marina.

In occasione dei 150 anni dell’Acquario, la Stazione Zoologica, attraverso la Fondazione Dohrn, ha realizzato un calendario celebrativo che riproduce il poster dei primi del Novecento che pubblicizzava l’Acquario e magnifiche illustrazioni di Comingio Merculiano, l’artista della Stazione. Oltre a scienziati, tecnici ed amministrativi, infatti, la pianta organica della Stazione Zoologica comprendeva anche artisti. Il calendario è distribuito in omaggio ai visitatori delle tre strutture, fino ad esaurimento scorte.

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