Tutto rimandato, ancora una volta. Nessuna risposta ai sindacati da parte del governo nell’incontro sull’ex Ilva a Palazzo Chigi, in attesa dell’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia del 22 dicembre. E prima di un nuovo tavolo tra il 28 e il 29 dicembre. Simbolicamente, ‘per dare un segnale’, Fiom e Uilm avevano deciso di ‘occupare’ Palazzo Chigi, rifiutandosi di lasciare la sede del vertice. Poi, la presa d’atto sull’attendismo dell’esecutivo: “Non ci ha detto se vuole salire nell’azionariato dell’ex Ilva”, ha precisato Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, precisando che l’esecutivo “assumerà tramite Invitalia delle posizioni che non possono essere attendiste. Se questo Natale sarà ancora di incertezza ci auguriamo che a capodanno potremo dire ai lavoratori e ai cittadini che il governo ha deciso”. “Il governo, prendendo tempo, si assume la responsabilità di continuare a tener degli impianti che ogni giorno mostrano un problema. Alle tre possibilità che abbiamo prospettato – salita e gestione pubblica che per noi è l’unica soluzione, l’amministrazione straordinaria o rimane la situazione con il soggetto privato – non ci è stata data risposta. Oggi però il rischio è proprio l’amministrazione straordinaria, sarebbe un disastro“, ha attaccato Michele De Palma, segretario generale Fiom Cgil. Per poi continuare: “Ci hanno detto oggi che neanche il governo è a conoscenza di tutti gli elementi dei patti parasociali siglati negli anni tra i governi che si sono succeduti e Arcelor Mittal”.
Questo governo ha scelto di farsi ricattare“, ha attaccato pure Sacha Colautti, dell’esecutivo Usb, mentre Roberto Benaglia (segretario generale Fim-Cisl) denuncia come “non sia sufficiente garantire continuità aziendale”, come garantito dall’esecutivo. “Se oggi fosse prevalsa nel governo la posizione che abbiamo letto sui giornali del ministro per gli affari europei e il PNRR Raffaele Fitto, cioè quella di dire ‘continuo con Mittal’, oggi ci avrebbero detto ‘è finita la partita’, ma dopo il primo round di discussione c’è stata una sospensiva e i ministri si sono riuniti tra di loro per discutere. La percezione che abbiamo avuto è che nel governo ci sia una dialettica, non tutti la pensano allo stesso modo“, ha aggiunto De Palma, parlando con i lavoratori all’esterno di Palazzo Chigi in presidio con tanto di tende. E ancora: “Se Mittal voleva rimanere dentro doveva mettere i soldi, ma non lo ha fatto. Ora il governo non può più prendere tempo“. Eppure, non è detto che una soluzione arrivi prima dell’anno, né comunicata nel nuovo vertice con i sindacati: “Non è escluso che il governo continui a non scegliere. Ma quanto più si fermano gli impianti più la multinazionale avrà potere contrattuale. Il governo deve intervenire fin quando gli impianti sono in marcia, altrimenti è finita per tutti”, ha avvertito Palombella.
Articolo Precedente

Ex Ilva, il governo è in panne: zero strategia e risposte ai sindacati sul futuro. Fiom e Uilm ‘occupano’ Palazzo Chigi: “Non ce ne andiamo”

next
Articolo Successivo

Terziario e turismo in sciopero: “Paghe congelate da anni, precarietà estrema e troppo lavoro irregolare. Chi può è già fuggito dal settore”

next