Per quattro anni hanno lavorato nelle scuole in qualità di addetti amministrativi, di tecnici e ausiliari (i cosiddetti “Ata”) grazie a falsi titoli culturali, professionali o di servizio. A scovare 39 persone, denunciate alla Procura della Repubblica
di Udine per falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale e dal privato in atto pubblico, con pene che prevedono la reclusione fino a sei anni, sono stati i finanzieri della Compagnia di Cividale del Friuli che, in collaborazione con l’ufficio scolastico regionale diretto da Daniela Beltrame, hanno portato a termine l’operazione “DiplomATA”.

Le indagini hanno dimostrato che numerosi istituti scolastici avevano assunto le persone denunciate sulla base della loro posizione nella graduatoria correlata agli ultimi bandi per personale Ata: gente con punteggi attribuiti a titoli di studio (con la votazione massima di 100 centesimi) e di servizio che gli interessati in realtà non avevano conseguito.

“Per alcuni, è emerso – spiegano le Fiamme Gialle – che il diploma era stato conseguito presso istituti scolastici fuori regione con il massimo dei voti, mentre i titoli di servizio erano stati maturati lavorando in improbabili scuole paritarie. La presenza di tali anomalie ha indotto a fare approfondimenti sulla “carriera” scolastica di diversi lavoratori, accertando gravi irregolarità. Per quindici delle persone assunte, i diplomi falsi risultavano essere riconducibili a quattro istituti scolastici campani, che rilasciavano all’occorrenza e a richiesta pergamene o certificati di diplomi illegittimi o
mai realmente conseguiti”.

Il numero progressivo identificativo di tre diplomi rilasciati da un istituto paritario della provincia di Salerno è risultato essere fittizio perché già associato ai diplomi di altrettanti diversi studenti. In più, una persona è stata assunta a tempo determinato sulla base di un diploma di licenza media mai conseguito. Ma non solo. I sedicenti “diplomati” dichiaravano anche di aver svolto dei lavori mai fatti per arricchire il proprio curriculum: le indagini hanno dimostrato l’inesistenza di tali esperienze professionali, per le quali non era stato corrisposto alcuno stipendio, né versato alcun contributo.

In alcuni casi, gli istituti scolastici paritari avevano comunicato l’avvio del rapporto di lavoro ex post, a ridosso del termine per presentare la domanda di inserimento nelle graduatorie. Un vero e proprio business che ha procurato un danno erariale, a causa delle assunzioni, di due milioni di euro. A spiegare il meccanismo a ilfattoquotidiano.it è la dirigente dell’ufficio scolastico regionale del Friuli: “Stiamo
parlando di graduatorie di terza fascia per il personale Ata che sono gestite direttamente dalle scuole senza alcun coinvolgimento degli enti superiori. In questo caso è consentito dalla Legge effettuare accertamenti dopo la pubblicazione della graduatorie. Nei fatti il candidato al momento della compilazione della domanda, sulla base delle norme per la semplificazione amministrativa, autocertifica i suoi titoli e le sue esperienze. Una volta assunto, il dirigente scolastico ha il compito entro un tempo congruo di effettuare le verifiche del caso presso gli enti che hanno rilasciato i diplomi o certificato l’attività lavorativa. In questo caso, i presidi hanno incrociato dei complici dei candidati. Secondo l’ipotesi emersa dalle indagini della Guardia di Finanza c’era un vero e proprio commercio di diplomi e un interesse reciproco”.

Una “truffa” ai danni dello Stato ma anche di altri cittadini. I titoli falsamente conseguiti con il massimo dei voti e gli inesistenti attestati di servizio hanno reso possibile a numerosi candidati, infatti, di sopravanzare illecitamente nella graduatoria generale: senza i punteggi legati ai falsi diplomi e ai titoli di servizio, la quasi totalità dei candidati, finiti al centro delle indagini, non avrebbe mai ottenuto i contratti di lavoro assegnati. Ora, sono state inviate le segnalazioni alla Corte dei Conti di Trieste per il danno erariale e i dirigenti scolastici hanno già disposto, nei confronti dei loro dipendenti privi di titoli, la risoluzione del rapporto di lavoro.

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