Bocciato il pacchetto immigrazione di Emmanuel Macron. Dal Rassemblement National (Rn) di Marine Le Pen fino alla France Insoumise (Lfi) di Jean-Luc Mélenchon, passando per socialisti, ecologisti e Les Républicains (Lr), le opposizioni francesi hanno votato lunedì 11 dicembre compatte per bocciare il progetto di legge sull’immigrazione presentato dalla maggioranza presidenziale a trazione macroniana. Un terremoto per il governo di Parigi, in particolare, per il ‘falco’ dell’esecutivo, il ministro dell’Interno e principale promotore della legge, Gérald Darmanin. Convocato in serata all’Eliseo, quest’ultimo ha rassegnato le dimissioni a Macron, che però le ha subito respinte. Il capo dello Stato, ha quindi chiesto alla premier, Elisabeth Borne, e allo stesso ministro in bilico di presentare soluzioni per uscire dallo stallo. Il governo francese intende convocare “al più presto” una commissione mista paritaria, con deputati e senatori, per giungere ad un “compromesso tra la maggioranza e le opposizioni” sul pacchetto immigrazione.

“Abbiamo protetto i francesi dal richiamo migratorio”, ha esultato Marine Le Pen parlando di “sconfessione estremamente pesante” per l’esecutivo. Nel pomeriggio, l’Assemblée Nationale ha adottato a sorpresa – con 270 voti a favore e 265 contrari – una specifica mozione contro la controversa ‘Loi Immigration’, un voto che ha visto la rara unione di gauche, destra repubblicana ed estrema destra Rn. All’annuncio del voto, le opposizioni hanno esultato insieme, alzandosi in piedi dai lati opposti dell’emiciclo al Palais Bourbon. Il ‘sì’ alla mozione presentata dagli ecologisti comporta l’immediata interruzione dell’esame del testo legislativo, prima ancora che siano analizzati gli articoli di fondo. Soddisfazione per il voto dei deputati è stata espressa su X (ex-Twitter) anche dal leader della France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, secondo cui si intravede “la fine del cammino”, in particolare, per Darmanin di cui tutte le opposizioni invocano le dimissioni.

La mozione che denuncia una legge ‘indegna’ aveva subito ottenuto l’appoggio della sinistra ma in pochi questa mattina avrebbero scommesso sull’adesione di Républicains e lepenisti. Dopo innumerevoli navette tra Assemblea e Senato, l’ultima versione del pacchetto immigrazione poneva l’accento sulla parte repressiva facilitando, tra l’altro, le espulsioni degli stranieri considerati pericolosi. Ma Oltralpe il clima si è infiammato ulteriormente dopo l’uccisione, ad ottobre, dell’insegnante di un liceo di Arras da parte di un russo radicalizzato mentre un turista dal doppio passaporto tedesco e filippino è stato ucciso in un altro attentato di matrice jihadista nei pressi della Tour Eiffel a Parigi, il 2 dicembre, riaccendendo paura e polemiche. Secondo un recente sondaggio, due terzi dei francesi pensa che l’immigrazione extra-europea rappresenti un pericolo per il Paese. Per edulcorare il giro di vite securitario, l’esecutivo di Macron prometteva allo stesso tempo di facilitare le procedure di regolarizzazione dei clandestini impiegati in quelle professioni con penuria di manodopera: un tema caro alla gauche e a larga parte del campo presidenziale.

Ma questa volta la politica del ‘ma anche’ sembra non aver convinto nemmeno la parte più moderata delle opposizioni, socialisti e soprattutto Républicains, da cui Darmanin sperava di ottenere il sospirato appoggio esterno. Intanto, Borne ha fatto sapere che riunirà lunedì i principali ministri coinvolti e i capigruppo della maggioranza per trovare una via d’uscita. Mentre diverse ong gridano al ‘naufragio’ e chiedono a Macron il definitivo ritiro del progetto di legge.

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