Tre suicidi in 28 giorni nel carcere di Montorio, alle porte di Verona, la casa di detenzione dove si trova anche Filippo Turetta, estradato in Italia dopo l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin. La notizia della tragica sequenza di disperazione e di morte è stata data dall’associazione Sbarre di Zucchero, che si occupa dei problemi dei detenuti.

“A poche ore dalla notizia del decesso in ospedale del detenuto di San Vittore che si era impiccato mentre era in corso la diretta della Prima della Scala di Milano, ci giunge notizia dettagliata dell’ennesimo suicidio nel carcere di Verona. – scrivono Monica Bizaj, Micaela Tosato e Marco Costantini a nome dell’associazione – Un giovane marocchino, Oussama Saidiki, si è impiccato in una cella di isolamento, nei pressi dell’Ufficio Matricola”. La ricostruzione prosegue: “Oussama proveniva dalla quinta sezione e, dopo circa tre anni di detenzione, si stava avviando al fine pena, gli mancavano solo 3 mesi! Ma non stava bene, aveva già dato ampi segnali in passato di disagio psichico, ingerendo vetri, ad esempio, e incendiando la sua cella. Nel pomeriggio di oggi (8 dicembre 2023, nda) è stato portato a colloquio con lo psichiatra, dove si è agitato così tanto da diventare aggressivo; da qui la decisione di non ricondurlo in sezione, ma di metterlo in isolamento, da solo. Ed Oussama si è impiccato”. Aveva cercato di farlo anche un anno e mezzo fa, gettandosi da una finestra dell’ospedale e fratturandosi le gambe.

Il 10 e il 20 novembre scorsi si erano tolti la vita Farhady Mortaza e Giovanni Polin. “Storie diverse, ma un denominatore comune per questi tre ragazzi: il silenzio ormai insopportabile di Istituto e Garante dei detenuti, da parte loro tutto tace, ancora ed ancora. Perché? Adesso pretendiamo delle risposte urgenti, sperando di ‘non disturbare’ la quiete, in questo freddo ponte dell’Immacolata”.

L’associazione ha anche scritto una lettera al deputato veronese Flavio Tosi, coordinatore regionale di Forza Italia, sollevando il problema del trattamento che subiscono in carcere i tossicodipendenti e chiedendo riforme legislative. “Due delle tre persone che si sono suicidate a Verona erano tossicodipendenti ed erano gravati da disagio/patologia di carattere psichiatrico. Questo dimostra ancora una volta che il carcere non è il luogo adatto per fare scontare la pena a questi soggetti fragili che necessitano di una seria e costante presa in carico da parte delle Asl competenti al di fuori degli istituti penitenziari, luoghi nei quali si assiste a un uso e abuso di psicofarmaci”. L’appello di Sbarre di Zuchero: “Tossicodipendenti e malati psichiatrici lascino le carceri per scontare la loro pena in comunità o case di cura. Oltre a salvare vite umane, ciò semplificherebbe la quotidianità detentiva degli altri ristretti e di tutti gli operatori penitenziari”.

La notizia del terzo suicidio è stata accolta con grande preoccupazione anche dalla Camera penale di Verona. Il grado di civiltà di un paese si misura osservando la condizione delle sue carceri. – è scritto in una nota – A togliersi la vita è un ragazzo straniero che sarebbe stato libero tra soli 3 mesi. Tre suicidi in tre settimane, uno alla settimana, un morto in carcere ogni settimana, devono far riflettere. La sistematicità con cui tali eventi accadono è il segno di una sofferenza interiore tanto diffusa, quanto poco conosciuta”. Gli avvocati denunciano il sovraffollamento delle strutture, la carenza di organico e la mancanza di figure professionali specializzate che siano in grado di prevenire i gesti estremi. Gli avvocati criticano anche “il contesto normativo che ha recentemente visto da parte del governo l’approvazione di un disegno di legge improntato alla ormai consueta visione carcerocentrica, con l’introduzione di nuove fattispecie di reato, l’inasprimento delle pene per i reati già esistenti, l’estensione del catalogo dei reati ostativi e la limitazione dei benefici penitenziari”. Aggiungono che si tratta di “una prospettiva radicalmente contraria alla concezione liberale del ricorso alla sanzione e all’esecuzione detentiva quale estrema ratio che si dovrebbe adottare”. La Camera penale è pronta a proclamare lo stato di agitazione, con astensione dalle attività in udienza.

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