Abbiamo deciso, come comunità accademica dell’Università per Stranieri di Siena della quale chi scrive è rettore, di dedicare una sala di lettura a Michela Murgia.

Lo abbiamo fatto perché, come dice il nostro Codice Etico, l’ateneo “si ispira al carattere antifascista e ai principi della Costituzione della Repubblica italiana”, e rigetta “ogni forma di intolleranza e razzismo e ogni forma di discriminazione – diretta o indiretta, esplicita o implicita – per genere, identità di genere, nazionalità, religione, etnia, colore della pelle, appartenenza culturale, opinioni politiche, lingua, condizione sociale, orientamento sessuale, stato civile, disabilità, stato di salute, condizione familiare, abbigliamento, decorazioni del corpo, scelte di vita”. Lo abbiamo fatto perché annettiamo una importanza fondativa alla lotta per l’emancipazione femminile e per la dignità delle donne: e per questo abbiamo dedicato l’Aula Magna a Virginia Woolf.

Lo abbiamo fatto perché Michela Murgia ha instancabilmente lottato, nelle sue opere e nel discorso pubblico, per l’attuazione di tutti i valori in cui la nostra comunità si riconosce. L’avevamo invitata a tenere il primo ciclo di lezioni della neo-istituita Cattedra Woolf, la più prestigiosa dell’ateneo: ma la malattia è stata più veloce. Ma una delle ultime conferenze di Michela in una università è stata da noi, nel marzo 2022: nell’ambito del ciclo Asian community and Europe, e il tema era il soft-power coreano. C’era un legame forte tra Murgia e la lingua e la cultura della Corea, che da noi sono insegnate, e studiate in un centro di ricerca: per questo, sulla porta della sala ci sarà una iscrizione bilingue, in italiano e in coreano.

Quando Michela se n’è andata, abbiamo deciso di esporre le bandiere a lutto, per onorare pubblicamente, nel modo più solenne, una figura che consideriamo esemplare, e amica. Ma volevamo costruire un ricordo più durevole: e così abbiamo scelto di intitolarle non un’aula per la didattica frontale, ma un’aula di studio libero, una sala di lettura dove studentesse e studenti possano sentirsi a casa.

Giovedì 14 sarà una giornata di festa: ci sarà musica e avremo con noi il marito di Michela, Lollo Terenzi. E Daniela Morozzi leggerà alcuni brani dei libri di Michela Murgia, brani che hanno a che fare con il nostro lavoro. Eccone un passo (da Stai zitta, e altre nove frasi che non vogliamo più sentire, Einaudi 2021):

“Sottovalutare i nomi delle cose è l’errore peggiore di questo nostro tempo, che vive molte tragedie, ma soprattutto vive quella semantica, che è una tragedia etica. L’etica formalmente è quella branca della filosofia che si occupa del comportamento umano in relazione ai concetti di bene e di male, ma nella nostra quotidianità essere etici significa soprattutto scegliere di trattare le cose nominate cosí come le abbiamo nominate. Sbagliare nome vuol dire sbagliare approccio morale e non capire piú la differenza tra il bene che si vorrebbe e il male che si finisce a fare. Viviamo in un mondo che da secoli con le donne (non solo con loro, ma soprattutto) continua a ripetere questo errore, che ha conseguenze con le quali facciamo i conti tutti i giorni. La violenza fisica, la differenza di salario, l’assenza della medicina di genere, il divario del carico mentale e del lavoro domestico, la discriminazione professionale e mille altri svantaggi sono concretamente misurabili anche quando non sempre misurati. La politica del linguaggio in questo scenario non sembra la cosa piú importante da perseguire, ma è invece quella da cui prendono le mosse tutte le altre, perché il modo in cui nominiamo la realtà è anche quello in cui finiamo per abitarla”.

Cara Michela, ci manchi: ma è bello poter continuare, in qualche modo, a parlare con te.

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