Gilda Ammendola era una ragazza di 32 anni originaria di Somma Vesuviana e abitante ad Ercolano, in provincia di Napoli. Era madre di una bambina di sei anni. È stata trovata morta in una cella del carcere di Fleyry Merogis a Parigi lo scorso 22 gennaio. Era stata tradotta da poche ore nel penitenziario dove avrebbe dovuto iniziare a scontare una condanna a 5 anni in primo grado per vicende di droga.

Si è suicidata impiccandosi, secondo le autorità francesi. Non ne è convinta la famiglia della donna, che attraverso l’avvocato Domenico Scarpone ha sporto una denuncia per chiedere chiarezza. Nell’atto si sottolinea che poche ore prima di morire Ammedola aveva raggiunto telefonicamente i parenti per chiedere un pigiama e qualche effetto personale per affrontare il carcere. “Era serena”, secondo la loro ricostruzione. La Procura di Roma ha così aperto un fascicolo per istigazione al suicidio. Si attende l’esito di una seconda autopsia disposta dal pm Eugenio Albamonte. I primi accertamenti sulla salma erano stati effettuati dalle autorità francesi in assenza di periti o avvocati della vittima. Il loro codice non lo prevede.

Ed ora il giallo si riapre e acquisisce nuovi contorni grazie a una inchiesta della Guardia di Finanza, che colloca la donna in un contesto di narcotrafficanti che importavano cocaina dal Sudafrica. Il nome della Ammendola compare in un’ordinanza del gip di Napoli Luca Battineri che ha disposto l’arresto di tre indagati per traffico di droga. È l’ultimo sviluppo di una attività investigativa nata nel marzo 2021 con l’arresto in flagranza all’aeroporto di Bologna di una coppia proveniente da Johannesburg che nascondeva eroina nelle valigie. Nei giorni scorsi sono finiti in carcere Marco Iovine, 33enne, il tanzaniano Abraham Barabara Shaaban, di 48 anni, e il 31enne Sabatino De Felice. I primi due sono considerati i vertici dell’organizzazione.

Il giudice aggiunge che Iovine era stato il compagno di Ammendola, “deceduta in circostanze tutt’altro che chiare presso un carcere francese”. In più, secondo quanto riportato nell’ordinanza, Ammendola nell’organizzazione avrebbe ricoperto nell’organizzazione il ruolo di “reclutamento dei corrieri”, per lo più coppie o donne con figli al seguito, spedite apposta in luoghi dell’Africa dove far avvenire lo scambio dei bagagli e farle tornare con le valigie piene di droga. Il nome di Ammendola – come riportano Il Mattino e l’edizione napoletana di Repubblica – era emerso attraverso i verbali dell’uomo arrestato a Bologna. Ci sono intercettazioni che fanno riferimento a sue trasferte.

Ammendola fu arrestata nell’estate del 2021 all’aeroporto di Parigi, insieme a un napoletano con la valigia colma di eroina, di ritorno da un viaggio in Africa. Processata e condannata, si sarebbe suicidata poche ore dopo l’ingresso in carcere. Ora c’è da chiedersi – ma solo l’inchiesta di Roma potrà dissipare ogni dubbio – se qualcuno aveva interesse al silenzio della presunta reclutatrice di narcos.

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