“Pur condividendo il messaggio di pace, non è possibile” realizzare la richiesta “in quanto la scaletta della serata inaugurale è da tempo concordata a livello istituzionale non è possibile modificarla”. È questa la risposta dell’ufficio del sovrintendente Dominique Meyer all’associazione Costituzione Beni Comuni di Milano che aveva chiesto di lanciare un appello alla pace in Medio Oriente in apertura della Prima della Scala, in programma come tradizione la sera di Sant’Ambrogio.

“Il 7 dicembre – si leggeva nel testo dell’appello sottoscritto anche da Arci, Acli, Cgil, Anpi, Medicina Democratica – l’attenzione del mondo della cultura e di tantissime donne e uomini in tutto il pianeta sarà rivolta alla Scala. La musica e l’opera uniscono storie, culture, popoli diversi. Ma in molte, troppe parti del mondo nelle stesse ore sarà la guerra, il clamore delle armi, a farsi sentire”. Ma l’appello alla pace a Gaza non ci sarà. “Continuiamo a credere che l’eccezionalità di una situazione di guerra che provoca migliaia di morti, in grande maggioranza civili e minorenni, possa essere più forte di un accordo istituzionale già preso”, ha replicato l’associazione Costituzione Beni Comuni: “Ci piace e vogliamo pensare che nessuno degli attori istituzionali, possa non condividere delle parole di pace. Sì, continuiamo a sperare fino a giovedì sera che queste parole di pace siano dette”, concludono.

Nell’appello l’associazione ricordava che la Scala in passato è stata spesso protagonista della Storia. Dai “Viva Verdi” urlati invocando l’unità d’Italia sotto il regno di Vittorio Emanuele al “concerto della Liberazione” dell’11 maggio 1946 diretto diretto da Arturo Toscanini tornato dall’autoesilio dopo la caduta del fascismo. “A noi – si legge nel testo – piacerebbe che ancora una volta la Scala esercitasse il suo ruolo di guida morale e civile della città dicendo un forte no alla guerra. Chiamando tutti a lavorare per la pace”.

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