Il Pd fiorentino ha deciso: la candidata sindaca nel 2024 sarà Sara Funaro, assessora al Welfare, fedelissima del primo cittadino Dario Nardella. Ma la cartolina inviata dall’assemblea cittadina Dem, riunitasi il 5 dicembre allo storico circolo Arci di San Bartolo a Cintoia, descrive un partito tutt’altro che unito, la cui vittoria alle prossime comunali non è affatto scontata, al di là dei sondaggi che lo vedono ancora in vantaggio. E questo non dipende solo dalle possibili spaccature interne, causate dalla scelta di non utilizzare lo strumento delle primarie. O dalla probabile scesa in campo con il centrodestra di Eike Schmidt, direttore degli Uffizi e nome che piace trasversalmente in città. C’è un terzo incomodo ad aumentare le preoccupazioni dei Dem. Un ex alleato che è la vera mina vagante in grado di ribaltare gli equilibri del centrosinistra in città: Matteo Renzi.

A dieci anni esatti dalla fine del suo mandato a Palazzo Vecchio, il presidente di Italia Viva ha ancora un decisivo peso specifico nelle politiche fiorentine. Il suo partito al momento è alleato del Pd sia all’interno della giunta comunale che di quella regionale. Ma lo scenario sta cambiando. L’assemblea di San Bartolo ha delineato un quadro nuovo, che non vede Italia Viva come parte integrante della coalizione, sostituita da quella che Renzi definisce la “sinistra radicale”. Così l’ex premier, che negli ultimi mesi non ha risparmiato mai un attacco al suo ex amico e successore Dario Nardella, ha deciso che il suo partito correrà da solo alle comunali del 2024. Il nome scelto è quello della vicepresidente di regione, Stefania Saccardi. Una candidata forte con l’obiettivo dichiarato di portare il Pd al ballottaggio. E riscuotere, a quel punto, gli attestati di stima dimostrati dalla destra moderata fiorentina.

Più Europa, Azione, Sinistra Italiana, Verdi, Partito Socialista, laburisti e Volt. Questo il perimetro di coalizione delineato dai Dem. “Le porte restano aperte”, ha dichiarato il segretario cittadino Andrea Ceccarelli alla fine dell’assemblea del 5 dicembre. Ma fin da subito è stato chiaro che a queste condizioni – con queste alleanze e con la scelta di un nome in chiara continuità con l’amministrazione Nardella – Renzi si sarebbe defilato. Ed ecco l’annuncio su X (ex Twitter): “A Firenze il Pd rinnega le primarie. E sceglie la candidatura alleandosi con la sinistra radicale: sarà interessante leggere il programma sull’aeroporto, sullo stadio, sui servizi pubblici. Sabato racconteremo con Stefania Saccardi perché noi la pensiamo in un altro modo. Inizia una sfida fantastica”, ha scritto Renzi. Per il momento la vice presidente della Regione non si dimetterà, lanciando la palla nel campo del Pd. Saranno i Dem a dover decidere se allontanarla e fronteggiare le conseguenze politiche di questa scelta sulla giunta.

I voti portati via ai Dem da Saccardi peseranno sull’economia delle comunali, soprattutto se la renziana dovesse guardare con interesse alla delusa Cecilia Del Re, con la quale ha coltivato negli anni buoni rapporti. Del Re, ex assessora Pd all’urbanistica sfiduciata da Nardella lo scorso marzo, era l’unica vera oppositrice alla candidatura di Sara Funaro. Dopo aver invocato per mesi le primarie, dal palco dell’assemblea cittadina ha evocato lo spettro della “spaccatura” interna al partito, infastidita dalla “prova muscolare” messa in piedi da Nardella. Nei prossimi giorni convocherà il suo gruppo per decidere che strada intraprendere. Sul tavolo c’è anche un possibile ricorso al Tar contro la decisione del Pd di non organizzare le primarie, nonostante siano previste dallo statuto. Ma un’ipotesi come questa non può che far presagire uno strappo difficilmente ricucibile, che condurrebbe Del Re a presentarsi alle comunali con una sua lista civica, forte del record di preferenze ricevute alle amministrative del 2019. Un’opzione intrigante per Renzi che, nel caso in cui dovesse raggiungere l’obiettivo del ballottaggio, potrà tentare di costruire un fronte unico contro l’ex delfino Nardella.

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