Il pg della Cassazione, Pietro Molino, e l’avvocato generale della Cassazione, Pasquale Fimiani, hanno chiesto di rigettare, al termine della requisitoria. tutti i 18 i ricorsi presentati contro la sentenza della Corte di appello di Firenze emessa nel 2022. L’accusa ha chiesto la conferma delle condanne inflitte nell’appello bis per la strage di Viareggio, Oggi davanti ai giudici della Suprema corte è stata discussa la prima delle tre udienze per definire il procedimento sul disastro ferroviario che il 29 giugno del 2009 provocò 32 morti e un centinaio di feriti. Soddisfatti i legali delle parti civili che hanno accolto la richiesta del pg come “una presenza forte con una esposizione chiara e precisa”. Oltre a quella che si è aperta lunedì 4 dicembre, le altre due sono previste per il 18 dicembre e il 15 gennaio. A impugnare la sentenza di appello bis del 30 giugno 2022, oltre ai 13 imputati, sono i responsabili civili (Trenitalia, Fs, Rfi e Cima Riparazioni) e Medicina Democratica come parte civile. I parenti delle vittime hanno organizzato un presidio di fronte al palazzo della Corte. Un’iniziativa per “far sentire forte la voce dei familiari delle vittime e della città” in attesa del quinto grado di giudizio. I manifestanti hanno esposto un grande cartellone con i volti delle vittime e la scritta “Viareggio 29 giugno 2009 Niente sarà più come prima”.

Gli ermellini della III sezione penale sono chiamati a esprimersi sulla sentenza del processo d’appello bis, con cui la Corte di appello di Firenze aveva emesso 13 condanne e 3 assoluzioni. Fra queste, la condanna per l’ex ad di Fs e Rfi Mauro Moretti a 5 anni di reclusione con l’accusa di disastro ferroviario, con la dichiarazione di prescrizione invece per il reato di omicidio colposo. Per Moretti, che nel primo appello era stato condannato a 7 anni, la procura generale aveva chiesto una condanna a 6 anni e 9 mesi. Al processo di appello bis, i giudici fiorentini, per il solo reato di disastro ferroviario, avevano rideterminato le pene e condannato Vincenzo Soprano, ex Ad di Trenitalia, e Michele Mario Elia, ex ad di Rfi, a 4 anni e 2 mesi; Mario Paolo Pizzadini, manager di Cima Riparazioni, a 2 anni e 10 mesi; Daniele Gobbi Frattini, responsabile tecnico Cima riparazioni, a 2 anni e 10 mesi; Mario Castaldo, ex direttore divisione di Cargo Chemical, a 4 anni. Condanne nell’appello bis erano arrivate anche per dirigenti e tecnici di aziende ferroviarie austriache e tedesche addette al controllo e alla manutenzione dei carri merci: Uwe Kriebel, operaio dell’officina di Junghental addetto ai controlli, 4 anni e 5 mesi; Helmut Broedel, funzionario dirigente dell’officina Junghental di Hannover, 4 anni e 5 mesi; Andreas Schroeter, tecnico di Junghental, 4 anni e 8 mesi; Peter Linowski, Ad di Gatx Rail Germania, 6 anni; Rainer Kogelheide, Ad di Gatx Rail Austria, 6 anni; Roman Meyer, responsabile flotta carri di Gatx Austria, 5 anni, 6 mesi e 20 giorni; Johannes Mansbart, manager Gatx Rail Austria, 5 anni e 4 mesi. Al processo di appello bis si era arrivati dopo che la Cassazione nel gennaio 2021, aveva annullato con rinvio la sentenza di secondo grado per 16 imputati.

A 14 anni dal disastro la prescrizione si è abbattuta sul processo e ha via via cancellato i reati di incendio e lesioni colpose gravi e gravissime, poi sono stati dichiarati prescritti gli omicidi colposi a seguito dell’esclusione dell’aggravante della violazione delle norme sulla sicurezza nel lavoro per decisione della Cassazione. La Suprema corte rinviò alla corte d’Appello di Firenze per un appello bis. Le difese degli imputati ritengono che errata l’applicazione del secondo comma dell’articolo che punisce il disastro – perché si prevede il doppio della pena se si tratta di mezzi che prevedono il trasporto di persona – e ritengono il reato prescritto nel 2020 prima ancora della pronuncia dei giudici sulla irrevocabilità della responsabilità. Ma chiedono, in subordine, l’intervento della Consulta ritenendo illegittimo che per alcuni reati colposi i termini di prescrizione siano stati raddoppiati e possano in alcuni essere più lunghi di alcuni reati dolosi e quindi volontari.

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