Arriva a Dubai per partecipare alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, ma Giorgia Meloni – fino a oggi – si è distinta per la sua capacità di “ignorare la crisi più urgente della nostra epoca”. È questo, infatti, ciò che emerge da una nuova analisi realizzata dall’Osservatorio di Pavia per conto di Greenpeace Italia e pubblicata proprio in contemporanea alla partecipazione della presidente del Consiglio alla Cop28 in corso, tra polemiche e conflitti di interesse, fino al 12 dicembre negli Emirati Arabi Uniti.

Le posizioni ambigue – Se l’obiettivo teorico della Conferenza è quello di intensificare gli sforzi per il contrasto ai cambiamenti climatici, i leader politici italiani continuano a parlare pochissimo dell’argomento, anche nei mesi in cui gli eventi climatici estremi hanno trovato maggiore spazio sui mezzi d’informazione. In particolare, come evidenzia l’analisi dell’Osservatorio di Pavia, gli alleati di Meloni ed esponenti dell’Esecutivo oltre a ignorare l’emergenza includono “nei loro pochi discorsi sul tema, posizioni ambigue o talvolta di opposizione alle azioni da intraprendere per la salvaguardia del clima“.

Il report – L’analisi prende in considerazione le dichiarazioni sulla crisi climatica e sulla decarbonizzazione di tredici leader politici (di maggioranza e opposizione) ed esponenti di governo postate su Facebook, raccolte dai quotidiani nazionali e dai telegiornali serali, nel periodo tra maggio e agosto 2023. A essere monitorati sono state le dichiarazioni di: Bonelli, Calenda, Conte, Fratoianni, Giorgetti, Lollobrigida, Magi, Meloni, Pichetto Fratin, Renzi, Salvini, Schlein e Tajani.

Solo 2 dichiarazioni di Meloni – E proprio nei quattro mesi osservati, da Giorgia Meloni sono arrivate solo due dichiarazioni sull’argomento, tutte riportate dalla carta stampata, mentre la presidente del Consiglio non ha fatto nessun riferimento sui social o nelle sue dichiarazioni nei telegiornali. “Il discorso di Meloni dal palcoscenico della COP28 resterà purtroppo solo una mera formalità, dato che la lotta alla crisi climatica non è certo al centro delle sue attenzioni, come conferma l’assenza del tema nelle sue dichiarazioni pubbliche persino nei mesi in cui le alluvioni in Romagna e le temperature record di luglio lo hanno portato tristemente alla ribalta mediatica nazionale”, dichiara Federico Spadini, campagna clima di Greenpeace Italia.

Il ministro Pichetto Fratin – Oltre al “caso Meloni” quello che viene fuori dall’analisi di Greenpeace è che la frequenza delle dichiarazioni sulla crisi climatica dei leader politici è in generale molto bassa: sono infatti appena lo 1,2% sul totale delle dichiarazioni rilasciate ai TG e salgono al 3,8% sul totale dei post pubblicati su Facebook. Gli esponenti della sinistra (come Bonelli, Fratoianni e Schlein) ne parlano più degli altri. Mentre per quanto riguarda il governo l’unica eccezione è quella di Pichetto Fratin che, ovviamente, da ministro dell’Ambiente è obbligatoriamente coinvolto dall’argomento: nei suoi discorsi però sono spesso presenti posizioni definibili come ambigue rispetto alle azioni da intraprendere per contrastare i cambiamenti climatici. Come quando il 22 agosto parla delle azioni di decarbonizzazione definendole “ipoteticamente da svolgersi”, affermando che bisogna “renderle compatibili con la capacità economica e con l’equilibrio sociale”.

“L’opposizione” di Salvini – Dall’analisi si evince che Angelo Bonelli di Europa Verde è l’esponente che più interviene sul tema. Tra i più visibili sul tema c’è anche Nicola Fratoianni di Sinistra italiana. Il ministro Gilberto Pichetto Fratin e la leader del Pd Elly Schlein seguono in termini di numero di dichiarazioni. Lo scontro maggioranza-opposizione si è giocato sui temi del negazionismo vs. catastrofismo e sulle azioni di mitigazione degli effetti degli eventi meteo estremi, numerosi nel periodo compreso fra i mesi di maggio e agosto. Il laeader di Azione Carlo Calenda si contraddistingue per le frequenti dichiarazioni a favore del ricorso all’energia nucleare: Schlein, invece, per rimanere solo sulla superficie del tema. Il vicepremier Matteo Salvini, invece, “si pone – si legge nell’analisi – in netta contrapposizione ai movimenti ambientalisti e per il clima, ai suoi avversari politici, e spesso anche alle politiche dell’Unione Europea, riferendosi agli attori che portano avanti l’istanza della crisi climatica come folli ideologici, fanatici green, catastrofisti. La sua cifra comunicativa è anche quella dello scherno“.

I rischi – “Continuare a ignorare la crisi climatica rischia innanzitutto di ritardare ulteriormente la transizione energetica di cui abbiamo urgente bisogno, e di perpetuare lo status quo profondamente condizionato dagli interessi delle aziende fossili, come ENI, che continuano a fare profitti bruciando gas e petrolio, a discapito del Pianeta” conclude Federico Spadini, di Greenpeace Italia.

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