Una prima scritta, sulla roccia, con lo spray blu: “Simeoni, sentenza di morte”. Una seconda, spruzzata sul muretto in cemento di una curva di montagna: “Simeoni sei un morto che cammina”. Una terza, tracciata sull’asfalto, a pochi metri da una chiesetta: “Simeoni morte”. Inequivocabili, le minacce dei cacciatori che operano nell’Alto Vicentino hanno come obiettivo designato il maresciallo capo Davide Simeoni, comandante del nucleo dei carabinieri forestali di Recoaro Terme. Sono soltanto gli ultimi episodi di una guerra dei nervi che viene combattuta nella vallata dell’Agno che conduce a Campogrosso, ai piedi del massiccio del Pasubio, e nella Valle del Leogra, a nord di Schio e Valli del Pasubio. Gli autori delle scritte, che non è difficile identificare in alcuni cacciatori, mal sopportano i controlli della Forestale che cerca di garantire la regolarità della pratica venatoria ed impedire il bracconaggio. Così hanno deciso di lasciare ripetuti ed eloquenti segni allarmanti, chissà forse sperando che il solerte pubblico ufficiale possa essere trasferito, a tutela della sua incolumità.

I monti, in questa parte del Vicentino, conoscono una delle maggiori concentrazioni di doppiette del Veneto e sono lo scenario di un decennale braccio di ferro tra l’amministrazione pubblica e chi vorrebbe poter scorrazzare nei boschi senza dover rendere conto dei propri comportamenti. Di recente sono fioccate le sanzioni amministrative, mentre sono arrivati gli uomini del Soarda (la sezione antibracconaggio) impegnati anche in Lombardia. Le doppiette si sono sentite prese di mira e qualche testa calda ha reagito.

Una delle contestazioni più diffuse è quella dell’utilizzo di casotti da caccia non da parte dei cacciatori che optano per le postazioni fisse, ma di quelli che hanno scelto la caccia vagante e che tuttavia si appoggiano a strutture fisse, per le quali sono richieste autorizzazioni edilizie e paesaggistiche. C’è poi l’obbligo, non sempre rispettato, di segnare subito sul libretto personale ogni capo di selvaggina abbattuto. I controlli effettuati dai forestali della sezione antibracconaggio hanno infine riguardato i sigilli che ogni uccello da richiamo deve avere. Questo mix di verifiche ha probabilmente esasperato qualche cacciatore, che ha tracciato scritte analoghe ad altre comparse qualche anno fa.

A denunciare la situazione è stato innanzitutto il consigliere regionale del Pd Andrea Zanoni, presidente della commissione Legalità: “Esprimo la piena vicinanza al maresciallo capo. Le gravissime minacce di morte rivelano come sia indispensabile alzare sempre di più la guardia contro il fenomeno inaccettabile del bracconaggio. Si vuole colpire un pubblico ufficiale che da anni svolge un ruolo di grande importanza per il rispetto della legalità e l’applicazione di tutte le misure previste dal piano nazionale di contrasto al bracconaggio”. Zanoni segnala che tra i 7 punti caldi italiani c’è proprio l’area della Pedemontana Veneta. “Ho sentito telefonicamente Simeoni e l’ho incoraggiato a continuare nella sua opera per il rispetto delle leggi e l’attuazione del piano antibracconaggio sottoscritto in Conferenza Stato Regioni anche dal Veneto”. Si sono uniti anche i parlamentari del M5s Enrico Cappelletti e Barbara Guidolin. “E’ con profondo sconcerto che apprendiamo delle ripetute minacce e delle scritte comparse lungo la provinciale diretta a Castelvecchio e sulla strada che dal rifugio La Guardia porta a Campogrosso. Costituiscono un atto deplorevole e inaccettabile, invitiamo le autorità competenti a perseguire con fermezza e tempestività gli autori di tali atti di vigliaccheria”.

È intervenuto pure l’assessore regionale alla Sicurezza e ai Parchi, Cristiano Corazzari: “Esprimo una ferma condanna e piena solidarietà al maresciallo capo Simeoni e all’intero Comando Regionale di Carabinieri Forestali. È inaccettabile che tali minacce e intimidazioni vengano rivolte a chi, da sempre, è impegnato nell’esercizio delle proprie funzioni a tutela della legalità e dell’ambiente”. Un segnale importante, considerando quanto la lobby dei cacciatori possa contare su appoggi politici di primo piano.

Articolo Precedente

In Val D’Aosta l’ennesimo scempio al paesaggio, ma lo chiamano ‘riqualificazione’

next
Articolo Successivo

La Cop28 non è promettente: da giovane attivista ho certe aspettative per l’inclusione

next