“Nel carcere di Montorio a Verona, negli ultimi quindici giorni si sono verificati tre suicidi. La situazione è pesante, come d’altra parte in tutte le carceri italiane. L’arrivo di Filippo Turetta non fa altro che aggravarla. Per questo c’è malumore tra i detenuti”. Marco Costantini è il segretario di Sbarre di Zucchero (Mai più una/uno di meno), l’associazione che si occupa della realtà carceraria e che ha lanciato attraverso Facebook un vero allarme per l’attenzione enorme dei mass-media che sta creando il caso del femminicidio di Giulia Cecchettin e l’arresto del suo assassino ventiduenne, dopo una fuga durata una settimana. Adesso Turetta è detenuto a Verona, dove si è svolta l’udienza davanti al gip con l’interrogatorio di garanzia, dove si sono recati più volte i difensori e dove si sarebbe dovuta tenere l’incontro del giovane con i propri genitori.

In un post dell’associazione è riportato: “È arrivato il momento del silenzio per lui e per gli altri, è un ragazzo che dovrà fare i conti con se stesso in carcere e solo. Basta!”. È stato anche raccolto lo sfogo della compagna di un detenuto: “Allora in carcere sono tutti concentrati sul… di Giulia (scusa ma mi viene schifo a chiamarlo per nome). Ieri mattina gli avvocati dei detenuti hanno fatto fatica ad incontrare i propri assistiti per colpa dei giornalisti e fotografi che hanno assalito il carcere. I ragazzi dentro sono seguiti meno del solito, perché come ha detto un brigadiere al mio compagno, ‘Adesso bisogna pensare al nuovo arrivato Vip!’. Che schifo sono sempre più schifata. Stamattina ha il permesso di incontrare i genitori, nonostante non sia giorno di colloqui (ma i genitori hanno rinunciato, ndr). Per la sua sezione, i ragazzi dentro devono avere il permesso della direttrice anche per respirare ormai, e questo, dopo solo due giorni, ha già libri da leggere e colloquio con i genitori. Ti sembra corretto?”.

Marco Costantini cerca di razionalizzare. “La presenza di tanti giornalisti fuori dall’istituto ha creato del malumore. Anche perché in una situazione come quella di Montorio non si possono creare divisioni tra detenuti di serie A e di serie B. Ognuno ha i suoi diritti, ma bisogna anche evitare che si generino poi problemi per lo stesso ragazzo”. In questo momento Turetta è nel reparto di infermeria, in una cella da solo, guardato a vista, per evitare possibili azioni di autolesionismo. Poi passerà nel reparto “protetti” e pur restando in una cella singola potrebbe avere maggiori contatti con gli altri detenuti. In quel caso sarebbe il bibliotecario a consegnargli i volumi da leggere che di volta in volta richiede, mentre i detenuti comuni si possono recare in biblioteca a fare la scelta. “Ma non a tutti i protetti è consentito ricevere tutti i libri, ad esempio ai detenuti del 41 bis sono vietati i libri con copertina rigida. – osserva Costantini – In questo caso Turetta ha invece già ricevuto i libri ed è stata data la notizia di un incontro programmato con i genitori”. Poi l’incontro – previsto in un giorno non previsto per gli incontri con i familiari – non si è svolto, anche tenendo conto della grande attenzione che televisioni e giornali stanno dedicando al caso.

Sbarre di zucchero sottolinea come la situazione a Verona sia già esplosiva, alla luce dei tre suicidi che l’hanno resa ancor più critica. “Che bisogno c’era che Turetta venisse destinato proprio al Montorio?” si interrogano. Ci sono stati favoritismi nel trattamento di Turetta nei primi giorni di permanenza in infermeria? Interrogata al riguardo da ilfattoquotidiano.it, la Direzione del carcere non ha ancora dato una risposta.

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