Galleria Vittorio Emanuele, salotto buono di Milano. Dopo Expo, gli Scali, City Life e via dicendo si accende qui, a due passi da Palazzo Marino, la miccia di un nuovo scontro sul futuro della città tra verde e cemento, l’arte o lo shopping, il pubblico e il privato. A pochi metri dalla statua di Leonardo in Piazza Scala, c’è un museo che è un fenomeno da 260mila visitatori l’anno, cinque volte più del vicino Poldi Pezzoli coi suoi capolavori del Mantegna, Botticelli e Raffaello. Si chiama “Leonardo3 Museum”, è nato nel 2013 come mostra temporanea ma il successo di pubblico ne ha motivato il rinnovo di anno in anno: con 50 modelli fisici e 200 ricostruzioni digitali, oggi è sesto nella classifica Tripadvisor sul gradimento dei musei specializzati della città. Chi non l’ha visto però meglio s’affretti: per chi lo dirige rischia infatti di chiudere i battenti, nonostante questi numeri, il patrocinio della Presidenza della Repubblica e dello stesso Comune. Forse per far posto a nuovi ristoranti e negozi, togliendo di fatto alla Galleria di Milano l’unico polo culturale che offriva. Da qui l’appello: “Non chiudete il Museo”. Il Comune non commenta le preoccupazioni dei fondatori. Al Fatto risulta però siano in corso verifiche sui contratti di concessione e su una possibile soluzione che ne eviti la chiusura, salvaguardando i diritti di tutti. Perché tutta la questione, in fin dei conti, si riduce a 10 metri quadri di suolo pubblico in concessione.

Lo racconta il fondatore di Leonardo3, Massimiliano Lisa, milanese di 56 anni, folgorato dall’informatica (a soli 18 anni fonda il periodico “Commodore Gazette”) e dai beni culturali che sulla sua strada incrocia Edoardo Zanon, un laureato del Politecnico col quale coniuga Leonardo e la sua divulgazione tramite la tecnologia e nuovi studi. Il loro “garage” della Milano Valley trova poi albergo al primo piano della Galleria, all’epoca inutilizzato o usato saltuariamente per eventi temporanei. Spazio a breve di nuovo libero, ma per ben altri usi. “Per i 630 metri espositivi abbiamo un accordo di collaborazione con i titolari dell’albergo Vik Galleria, l’ex Seven Stars. Per accedervi però abbiamo una concessione del suolo pubblico rilasciata direttamente a noi dal Comune, uno spazio di circa 10 metri quadri che consente l’accesso all’ascensore che porta al museo al primo piano. Ecco, solo il 2 ottobre scorso abbiamo appreso che questa concessione, per la quale a oggi abbiamo pagato circa 350mila euro, non sarebbe stata rinnovata, chiudendo la porta d’accesso al museo”.

A decretare lo stop sarebbe stato il Demanio, proprietario del bene. Segue girandola di mail con richieste di spiegazioni ad assessorato al bilancio e sindaco. E la scoperta che su quei 10 metri si giocava ben altra partita. Nel 2019 la società “Duomo 21 lounge&event” Srl si era aggiudicata, unica proponente, il bando per la gestione dei 2mila mq di spazi ai piani quarto e quinto di Piazza Duomo 21, con la Sala dell’Orologio e la terrazza panoramica, oltre che il percorso turistico che si snoda lungo le coperture, denominato “Highline
Galleria”, ad oggi inutilizzato. Lo schema di convenzione con il Comune viene poi stipulato a luglio e fa sua la richiesta, presentata a novembre 2022 da Duomo21, di utilizzo dell’ascensore con accesso da Galleria Vittorio Emanuele 11-12, segnalando la necessità di usare l’ascensore d’uscita del museo e il relativo spazio di accesso. “Lo abbiamo appresa a cose fatte – fa notare il responsabile del museo – se avessero messo a gara quella concessione con l’ingresso in Galleria, concesso solo ex post, avremmo presentato anche la nostra offerta, posto che c’è anche un tema di sicurezza legato al flusso di pubblico in entrata e in uscita. Ma anche l’interlocuzione tentata oggi è finita con la promessa di una ‘soluzione che avrebbe accontentato tutti’ che ad oggi non c’è, perché la concessione legata all’ingresso in Galleria scade il 31 dicembre 2023. Un mese e chiudiamo”.

Il Comune, come detto, non commenta una “questione tecnica” e un rischio che è paventato dai direttori mentre ha tutto l’interesse e anzi il dovere di garantire anche agli altri operatori titolari di concessione l’uso dell’ascensore della discordia, utilizzato finora dal museo e da una pizzeria all’ultimo piano. Fa sapere però che nelle ultime settimane si è attivato, dopo anni di inerzia, per ricostruire il rapporto che intercorre tra il gestore e la società di Alexander Vik che è la concessionaria degli spazi. Se risultasse una subconcessione, come riporta Il Giornale, potrebbe anche scattare la disdetta anticipata. Per Lisa questo improvviso interesse del Demanio che chiede contratti, certificati di idoneità, delle opere etc per la verifica di sicurezza non sarebbe affatto casuale. “Tra le contestazioni del Demanio c’è quella che nelle sale si possono realizzare solo mostre temporanee, quando ci definisce museo dal 2018 e lo scorso 9 maggio, per il decennale, la presidente del Consiglio Comunale Elena Buscemi era qui in rappresentanza del Sindaco a riconoscere il valore e i risultati del nostro museo”.

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