di Maria Antonietta Ferro

Forse non tutti sanno che una categoria di lavoratori che presta la propria opera allo Stato riceve per legge un compenso orario di gran lunga inferiore ai nove euro suggeriti dai sindacati come salario minimo. Parlo di una categoria di lavoratori qualificati e di cruciale importanza per la corretta celebrazione del giusto processo nei confronti di migranti alloglotti, così come per lo svolgimento di rogatorie internazionali.

Parlo dei traduttori/interpreti giudiziari, il cui compenso è corrisposto dal Ministero della Giustizia in base a quanto stabilito dal DPR 115/2002 Testo unico in materia di spese di giustizia, agli articoli da 49 a 56 ed è calcolato secondo la tariffa indicata nel DM 30 maggio 2002. Tale compenso viene calcolato a tempo utilizzando il parametro della cosiddetta “vacazione” corrispondente a due ore di lavoro.

A oggi, sebbene la normativa preveda una revisione delle tariffe a cadenza triennale, vige il decreto del 2002 che fissa in euro 14,68 il compenso per la prima vacazione (ossia 7,34 euro lordi all’ora) e in euro 8,15 (ossia 4,075 euro lordi all’ora) il compenso per ogni vacazione successiva. Il limite giornaliero di vacazioni liquidabili dal giudice è pari a quattro, corrispondenti alle canoniche otto ore di lavoro quotidiano. Calcolatrice alla mano, una giornata piena viene pagata 39,13 euro lordi. Per un’udienza di due ore il compenso è di 14,68 euro lordi.

In determinati casi è possibile chiedere un aumento del compenso fino a un massimo del 100%, cosa che non sempre viene “concessa” dal giudice e che comunque non rende appetibile per un professionista lavorare per l’istituzione. Se ci guardiamo intorno in ambito europeo rileviamo che Germania, Austria e Francia corrispondono a questa categoria di lavoratori compensi decisamente più dignitosi di quelli italiani.

In Germania l’onorario dell’interprete è di 85 euro all’ora. In caso di annullamento di un appuntamento per il quale è stato convocato, l’interprete riceverà un risarcimento se l’annullamento non è stato causato da un motivo che riguarda l’interprete, se l’interprete è stato informato della cancellazione solo il giorno dell’appuntamento o in uno dei due giorni precedenti, e se l’interprete dichiara in che misura ha subito una perdita di reddito a causa dell’annullamento dell’appuntamento.

In Austria si prevede una tariffa calcolata sulla base di mezz’ora non frazionabile pari a 40,00 euro per la prima mezz’ora, 30,00 euro per la seconda mezz’ora e 25,00 euro per ogni mezz’ora successiva. Un aumento del 30% è previsto in caso di lavoro in orario notturno o nei giorni festivi.

In Francia i compensi prevedono per l’interpretariato una differenza di compenso fra la prima ora e le ore successive, e una maggiorazione della retribuzione a seconda della fascia oraria in cui viene effettuata la prestazione. In dettaglio, il compenso da lunedì a venerdì per la prima ora di interpretariato è di 42,00 euro e per ogni ora successiva di 30,00 euro; in orario notturno il compenso della prima ora è aumentato del 65% (pari a euro 49,50) e quello delle ore successive del 25% (pari a euro 37,50). Nei giorni prefestivi e festivi il compenso per le ore diurne è uguale al compenso notturno dei giorni feriali, mentre per le ore notturne aumenta a 57,00 euro per la prima ora e 45,00 euro per ogni ora successiva. Le ore non sono frazionabili e vengono pagate per intero.

Come possiamo pensare che il governo italiano (qualunque esso sia) si mostri sensibile alla questione del salario minimo se le “sue” tariffe orarie – imposte e non negoziabili – sono assolutamente indecorose?

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