Dal 19 dicembre 1976 al 26 novembre 2023. Da Santiago del Cile a Malaga. In mezzo 17143 giorni. Game, set e Coppa Davis Italia. Dopo 47 anni gli azzurri tornano sul tetto del mondo, al termine della finale contro l’Australia capitanata da Leyton Hewitt, alla seconda finale consecutiva persa dopo quella dell’anno scorso contro il Canada. A regalare il punto deciso non poteva che essere Jannik Sinner, grazie al successo contro Alex De Minaur con il punteggio di 6-3 6-0. Per gli azzurri è la seconda Insalatiera della storia. Jannik Sinner, Lorenzo Sonego, Lorenzo Musetti, Matteo Arnaldi e Simone Bolelli subentrano ad Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli. Filippo Volandri prende il posto di Nicola Pietrangeli.

Un successo storico, un tabù spezzato, un sogno targato Jannik Sinner da San Candido, Bolzano. Non è stato solo il trascinatore assoluto, molto di più. È stato il giocatore in grado di sovvertire una delle regole divenute “sacre” negli ultimi 20 anni di tennis: nessuno vince un match dopo aver salvato match point contro Novak Djokovic. Era accaduto solo tre volte in 1300 incontri del serbo. Praticamente Sinner è stato capace di ribaltare un copione già scritto, un esito già scontato. L’Italia la Coppa Davis l’ha vinta in quel momento, salvando quei tre match point a Nole che rimarranno nella storia del tennis azzurro. Prima quindi dell’Australia, prima di De Minaur e prima del successo di Matteo Arnaldi, l’altro grande protagonista di questa finale. Il sanremese era il vero ago della sfida contro gli australiani. La variabile che poteva dare un minimo di incertezza alla sfida. La sua vittoria ha messo la squadra di Volandri in una posizione di vantaggio, allontanando l’unico pericolo che l’Australia poteva portare, il suo doppio.

Quella della nazionale di Filippo Volandri non è una vittoria che arriva per caso, ma l’epilogo di un percorso. L’apice di una crescita che il tennis italiano ha cominciato a una data e in un luogo preciso: venerdì 8 giugno 2018, Parigi, Roland Garros. Marco Cecchinato regala a sé stesso e all’Italia una semifinale Slam che mancava da 40 anni. E poco male se l’exploit del tennista palermitana si rivelerà alla fine un caso isolato. Il suo torneo, e soprattutto l’impresa nei quarti contro Novak Djokovic, hanno la forza di per il tennis italiano si riaccende, nell’aria comincia a circolare qualcosa di nuovo, che non si percepiva da decenni: l’entusiasmo. È da lì che nascono il primo Masters 1000 italiano di Fabio Fognini a Montecarlo nel 2019, la prima finale azzurra a Wimbledon 2021 di Matteo Berrettini (oltre che le sue semifinali agli Australian Open 2022 e agli Us Open 2019), le prime partecipazione alle Atp Finals, i titoli negli Atp 500, la presenza di italiani nella top 10 mondiale. Anche Torino come sede delle Atp Finals è un risultato di questo processo. Senza essere previsto, il tennis italiano era tornato competitivo, osservato, forse anche temuto. Oggi è diventato anche vincente, cambiando definitivamente prospettiva.

Un trionfo non solo storico, ma che serve anche a riequilibrare un po’ un trend che ci vedeva con un passivo molto negativo, sia riguardo alla storia, sia contro l’Australia. Delle sette finali prima di questa edizione, l’Italia infatti ne aveva giocate ben tre contro gli australiani, con altrettante sconfitte: nel 1960 per 4-1, nel 1961 per 5-0 e nel 1977 per 3-1. Nelle altre finali gli azzurri aveva giocato sono state giocate contro gli Stati Uniti (5-0 nel 1979), la Cecoslovacchia (4-1 nel 1980) e, come già detto, la Svezia (4-1 nel 1998).

Matteo Arnaldi vs Alexei Popyrin 7-5 2-6 6-4 – L’equilibrio viene spezzato subito. Arnaldi si costruisce tre palle break. Popyrin salva le prime due con servizio e una comoda volée, ma sulla terza l’australiano sbaglia in lunghezza. Il vantaggio non basta a scrollarsi di dosso la tensione. La reazione infatti è immediata. Brutto turno di battuta dell’azzurro e Popyrin ritrova la parità. La fretta è una componente che unisce i due giocatori, e con quella arrivano tanti errori, alcuni anche molti gravi. È su uno di questi che Arnaldi ha una nuova occasione per allungare. L’australiano però la annulla con il servizio. Sul 5-4 l’azzurro spreca malamente tre set-point, per poi salvare due palle break a Popyrin nel turno seguente. Un andamento altalenante che può terminare in un modo solo: tie-break. E invece no, perché Arnaldi si conquista un nuovo set-point e stavolta non lo sbaglia. Il diritto in recupero del numero 40 del mondo è in rete. Il vantaggio nel punteggio non rilassa l’azzurro, anzi. Primo gioco, break Australia. Terzo gioco, nuovo break Popyrin. Una rottura prolungata caratterizzata da errori forzati e doppi falli, che consente all’australiano di ristabilire facilmente la parità, al terzo set-point. La risposta di Arnaldi finisce sotto al nastro. L’andamento non cambia nemmeno in avvio del set decisivo. L’azzurro continua a regalare e concede altre tre palle break. E qui arriva la reazione che non c’è stata in precedenza. Con coraggio Arnaldi le salva tutte, ma le fragilità al servizio rimangono. Traduzione? Altre quattro occasioni per Popyrin, due sul 1-1 e altre due sul 3-3. Ancora niente da fare per l’australiano. Ogni palla break annullata è una boccata di fiducia per Arnaldi, così che ecco una opportunità per rompere l’equilibrio a suo favore, senza esito. La tensione aumenta e Arnaldi si ritrova per l’ennesima volta a un passo dal baratro. Un ace arriva in soccorso e gli dà la carica definitiva. Il braccio di Popyrin trema, il match point si materializza e il passante dell’azzurro non viene controllato. Una vittoria di resilienza. Una vittoria che consegna il testimone a Jannik Sinner.

Jannik Sinner vs Alex De Minaur 6-3 6-0 – Accorciare gli scambi. È questo il tiktat che Leyton Hewitt ha trasmesso a De Minaur. Una tattica che disorienta Sinner, per due game. Al terzo è già break alla prima occasione. Il pallonetto dell’australiano è troppo profondo. A tenere a galla De Minaur sono il carattere e le gambe, perché la palla e l’intensità di Jannik in questa fase sono di un altro livello. E così arriva un’altra palla break. Un ace esterno spinge il numero 12 del mondo sul 4-3. Primo game complicato per Sinner. L’azzurro concede un’occasione per rientrare ma risolve tutto con un grande diritto. È l’unico brivido di un set che si chiude subito dopo. Tre set point per Jannik, a segno sul secondo. De Minaur non controlla la volée. L’inerzia ormai è segnata e l’azzurro affonda il colpo. Immediato break nel secondo set. La potenza dei colpi è completamente diversa. È il momento decisivo, quello che decreta la resa di De Minaur. Sulle ali dell’entusiasmo Sinner non ha difficoltà ad allungare di nuovo. Il rovescio dell’australiano viene fermato dal nastro. L’azzurro non vuole attendere e si costruisce due match point sul servizio del rivale. Sul primo sbaglia Sinner, sul secondo De Minaur trova la riga. È il terzo quello giusto. Il rovescio dell’australiano è largo, come il sorriso di Jannik Sinner, Lorenzo Sonego, Lorenzo Musetti, Matteo Arnaldi, Simone Bolelli, Filippo Volandri, e anche di Matteo Berrettini.

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