“Ci sono situazioni nelle quali tutti quanti siamo in grado di riconoscere una molestia. Pensate ad esempio alla mano che tocca le parti intime, non c’è nessun dubbio. Però ci sono tantissime situazioni molto più sfumate, in cui magari non c’è un contatto fisico, ma ci sono magari delle aggressioni verbali o, anche, attraverso delle immagini. E questi casi sono difficili da riconoscere“. A parlare è Anna Danesi, avvocata e consigliera di parità della provincia di Varese, protagonista venerdì 24 novembre assieme ad altre professioniste, di una tavola rotonda sul tema delle molestie sui luoghi di lavoro.

“Tenete conto – continua la consigliera – che in nove casi su dieci le molestie che non riguardano ipotesi di reato. E proprio le lavoratrici, a volte le stesse che le subiscono, fanno fatica ad averne consapevolezza. Ma soprattutto le colleghe, i colleghi di lavoro tendono a minimizzare e quindi ad isolare ancora di più le lavoratrici. Questa è la tematica cuore, diciamo per quanto riguarda il luogo di lavoro”.

La tavola rotonda “Molestie sui luoghi di lavoro: qual è il confine?” è stata organizzata da Confcommercio per fornire un momento di confronto destinato agli studenti delle scuole superiori. Un momento intenso di testimonianza e confronto che si è aperto con la lettura della lettera di Elena Cecchettin, la sorella di Giulia, la giovane vittima di un femminicidio avvenuto nella notte tra l’11 e il 12 novembre scorso, diventata suo malgrado simbolo dell’indignazione collettiva.

I ragazzi hanno poi assistito alla proiezione di un cortometraggio “Le dita” firmato dagli studenti della scuola del cinema di Busto Arsizio (Icma) e realizzato grazie alla borsa di studio finanziata dal Terziario Donna. Un potentissimo spunto di riflessione, capace di toccare le corde dell’emotività, che ha aperto agli interventi della stessa avvocata Danesi e delle altre professioniste presenti sul palco: Cristina Riganti (vicepresidente nazionale del Terziario Donna di Confcommercio), Nicoletta Guerrero (presidente della sezione Gip del tribunale di Genova) e Marzia Giovannini (avvocato e responsabile dell’associazione antiviolenza Eos).

“I ragazzi devono essere sensibilizzati su questi temi, che non sono molto noti – ha puntualizzato la dottoressa Guerrero -. Anche nell’ambito del penale non sono tantissime le molestie sul luogo di lavoro, non sono moltissime quelle che vengono denunciate per motivi di timore di perdita dello stipendio o del posto di lavoro. Importante sensibilizzare i ragazzi su violenze e i modi di trattare l’altro”.

“Il tema è ancora molto caldo – ha aggiunto ancora l’avvocata Danesi -, non solo in questo momento storico e non solo per la ricorrenza del 25 novembre, ma ci sono circostanze che ancora si verificano ed è importantissimo parlarne con i ragazzi, non solo perché loro saranno i nuovi lavoratori a breve, ma anche perché se è vero che bisogna cambiare la cultura delle persone per evitare che continuano i fenomeni di violenza che abbiamo visto anche negli ultimi avvenimenti, è fondamentale partire da loro. Loro devono essere consapevoli delle situazioni che costituiscono molestie sui luoghi di lavoro, anche quando queste non sono apparentemente così gravi ed evidenti da costituire un’ipotesi di reato”.

Marzia Giovannini ha poi portato la sua esperienza personale, di avvocata attiva in un’associazione antiviolenza: “Noi abbiamo in carico 161 donne che stanno facendo un percorso di fuoriuscita. Hanno tra i 37 e i 45 anni e sono prevalentemente italiane. I maschi maltrattanti sono anche loro prevalentemente italiani, non c’è differenza di ceto o di provenienza e di formazione culturale. Un segnale degli ultimi tempi è l’abbassamento dell’età media delle donne che si rivolgono al nostro centro, forse finalmente le ragazze riconoscono prima i segni e si rivolgono a chi può fornire aiuto”.

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