Il Partito per la libertà (Pvv) di estrema destra, guidato da Geert Wilders, è in vantaggio nelle elezioni legislative olandesi. Secondo il primo exit poll, citato dai media nazionali, il Pvv è primo con 35 seggi sui 150 contesi, seguito dalla lista congiunta Socialdemocratici-Verdi dell’ex vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, con 26 seggi e dai liberali di destra del Vvd del premier uscente Mark Rutte, guidato dalla leader Dilan Yesilgoz, ex ministra della Giustizia, con 23 seggi. Il Nuovo contratto sociale (Nsc) fondato dal cristiano-democratico Pieter Omtzigt si attesta invece a 20 seggi.

Quella di Wilders, alfiere della Nexit ovvero l’uscita dei Paesi bassi dall’Ue, appare una vittoria ottenuta mantenendo la linea dura del “no ai migranti, no alle scuole islamiche, no al Corano e no alle moschee”. E, se i risultati saranno confermati, sarà lui l’ago della bilancia per dare vita a una coalizione marcatamente di destra dopo lunghi anni passati all’opposizione. Dopo una campagna elettorale tesa, dominata da un dibattito ruvido su migrazione, clima e crisi abitativa, gli oltre 13 milioni di olandesi aventi diritto di voto si sono mobilitati, pur con un’affluenza data in calo rispetto al passato: a tre ore dalla chiusura aveva votato il 50% degli aventi diritto.

Più che raddoppiando il bottino dei 17 seggi ottenuti alle politiche del 2021, il Pvv di Wilders si aggiudicherebbe 35 dei 150 seggi in palio nella Camera Bassa degli Stati Generali d’Olanda, l’unica a suffragio universale. Al ticket Laburisti-Verdi guidati dall’ex vicepresidente della Commissione europea andrebbero invece 26 seggi (contro i rispettivi 9 e 8 ottenuti correndo separatamente all’ultima tornata). Terza, con un risultato deludente rispetto alle attese, la leader di origini curde Dilan Yesilgoz, considerata l’erede di Rutte e ferma a 23 seggi (11 in meno rispetto a quanto fatto nel 2021 dal suo predecessore). Più staccato a 20 seggi il Nuovo contratto sociale (Nsc) fondato soltanto ad agosto dall’outsider cristiano-democratico Pieter Omtzigt.

Tentare l’assalto allo scranno più alto del governo non sarà tuttavia impresa semplice nemmeno a vittoria in tasca. Pur allineata a Wilders nella volontà di limitare i flussi, la ministra della Giustizia uscente Yesilgoz alla vigilia del voto aveva escluso l’ipotesi di sostenerlo nelle vesti di premier. La sua figura divisiva, era stato il monito dell’ex bambina rifugiata, non farebbe bene al Paese nemmeno sulla scena internazionale. Nulle le possibilità di collaborazione invece con Omtzigt e Timmermans. Il rebus resta intricato: l’ultima volta, per trovare la quadra, a Mark Rutte servirono 271 giorni. Tra i primi a congratularsi con Wilders sono stati il vice premier Matteo Salvini e il premier ungherese Viktor Orban.

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