”L’accordo tra Italia e Albania non deve passare dal Parlamento”, aveva assicurato il governo, a partire dal ministro per i rapporti col Parlamento Luca Ciriani che, incurante del fin troppo chiaro articolo 80 della Costituzione, si era sperticato a spiegare che “si tratta di una collaborazione rafforzata prevista da accordi già ratificati”, riferendosi a un accorto degli anni ’90, già ratificato, ma contente tutt’altro. In ogni caso, come anche il Fatto ha spiegato, il Parlamento non può essere evitato per accordi internazionali che prevedono modifiche di legge e nuovi oneri finanziari. Con buona pace delle opposizioni, invece, la presidenza del Consiglio aveva addirittura mandato il potente sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, braccio destro della premier Giorgia Meloni, nel salotto di Bruno Vespa a ribadire che “non è un nuovo trattato e dunque non necessita di ratifica”. Bontà sua, aveva concesso al Parlamento di dibatterne: “Benvenga”. Poche settimane più tardi, ministro, sottosegretario e tutto l’esecutivo possono correre a nascondersi, sonoramente bocciati in diritto costituzionale. L’ingrato compito di smentirli è toccato al ministro degli Esteri Antonio Tajani, che dell’accordo albanese è andato a parlare davanti ai deputati: “Il governo intende sottoporre in tempi rapidi alle Camere un disegno di legge di ratifica che contenga anche le norme e gli stanziamenti necessari all’attuazione del protocollo”.

“Il dibattito di oggi e il voto che lo concluderà dimostrano, se ce ne fosse bisogno, che il nostro governo non si è mai sottratto, specie su questioni di tale rilevanza, al dialogo e al vaglio del Parlamento”, ha detto Tajani, che suo malgrado non smentisce solo i colleghi di governo, ma addirittura se stesso. Due frasi: “L’accordo Italia-Albania non è un trattato e sono i trattati a dover passare dal Parlamento”, la prima. “Mai sottratto al vaglio del Parlamento. Ci sarà Ddl ratifica”, la seconda. “Queste frasi pronunciate a una settimana di distanza e totalmente in contrasto tra loro – nota Francesco Silvestri, capogruppo M5S alla Camera -, non sono di due forze politiche antitetiche, ma vengono da un’unica persona: il ministro degli Esteri Tajani”. E accusa: “La confusione di Tajani è lo specchio di questo governo, e l’accordo Italia-Albania è fumo negli occhi”. Duro anche Riccardo Magi di +Europa: “Avete cambiato idea anche su questo. Vorremmo sapere come farete a organizzare la presenza di funzionari delle Prefetture italiane, di magistrati che dovranno convalidare i fermi o la presenza e la garanzia di avere per i reclusi avvocati e udienze di convalida dei fermi”. E ancora: “Come sarà possibile per noi parlamentari esercitare le nostre prerogative di sindacato ispettivo”, ha chiesto in Aula al ministro, osservando poi che “guardando i volti dei ministri durante il discorso del ministro Tajani viene da pensare che neanche loro credono che sia fattibile quello che prevede questo accordo”.

Il Pd Matteo Mauri va subito al sodo: “I migranti restano in Albania per 28 giorni come dice la presidente del Consiglio o per 18 mesi come dicono altri esponenti del Governo? E dove avviene la divisione fra i cosiddetti soggetti deboli, donne in gravidanza e minori? Sulle navi, oppure in Albania e poi si riportano immediatamente in Italia? Vengono divise le famiglie? Quanti soldi dobbiamo spendere per far funzionare questa operazione, a cominciare dalla ricostruzione della fatiscente base militare offerta dal governo albanese? E quanto in più rispetto alla cifra che avremmo speso in Italia?”. E mette il dito in un’altra piaga, che, come non bastasse, costa a Tajani il secondo strafalcione della mattinata. “Nell’accordo scrivete che si applicano le norme europee, ma se è così il provvedimento è illegittimo. Decidete allora. Qual è la norma applicata per la detenzione amministrativa in Albania che citate nell’Accordo ma non è spiegata?”, chiede. Secondo Forza Italia, il suo segretario Tajani ha “diradato ogni dubbio” sull’accordo. Vediamo cos’ha detto il ministro. “C’è chi, nell’opposizione, ha paventato una violazione del diritto internazionale ed europeo. Basterebbe menzionare la semplice constatazione della Commissaria europea agli affari interni, Ylva Johansson, importante esponente della socialdemocrazia svedese: il Protocollo tra Italia e Albania, dunque, ‘non viola il diritto dell’Unione'”.

E vediamo cosa aveva detto la commissaria Ue Johansson: “La nostra valutazione preliminare è che l’intesa tra Italia e Albania non viola il diritto comunitario ma è al di fuori di esso”. In altre parole, l’accordo non può violare il diritto comunitario semplicemente perché è al di fuori di questo. Una bella differenza. Ma in Aula Tajani insiste perché al governo fa gioco considerare il protocollo albanese parte di una strategia condivisa a livello europeo. “I due centri funzioneranno secondo la normativa italiana, europea e internazionale in materia”, aggiunge, contraddicendo quanto dichiarato dalla Commissione Ue. Il diritto d’asilo europeo, infatti, non può applicarsi al di fuori dal territorio dell’Unione. Come è stato spiegato al Fatto, questo significa che nei centri in Albania, dove, ha detto il ministro, “le procedure saranno quelle italiane e saranno svolte esclusivamente dalle autorità italiane, amministrative e giudiziarie”, il diritto d’asilo applicabile sarà quello interno italiano, che si riduce poi alla Costituzione con tutte le conseguenze del caso.

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