Non fate un minuto di silenzio, ma bruciate tutto. E dico questo in senso ideale”. L’invito lo aveva fatto Elena Cecchettin, rivolta alle telecamere, subito dopo il ritrovamento del cadavere della sorella, Giulia, e dopo la fiaccolata a Vigonovo. Un invito a “una sorta di rivoluzione culturale”. Perché di fronte ai femminicidi e agli atteggiamenti sessisti non si può più restare in silenzio, a guardare. A meno che non si voglia essere complici. Così le sue parole, pronunciate a Diritto e Rovescio e spiegate – anche – attraverso una lettera a il Corriere della Sera, sono state prese come esempio. Ieri un fiume di studenti e di studentesse ha riempito il cortile dell’Università di Padova. “Tirate fuori chiavi, borracce, qualsiasi cosa possa fare rumore – ha detto dal palco Giada Aureli dell’Udu – e oggi noi qui non faremo un minuto di silenzio ma un minuto di rumore”. Lo stesso è stato fatto nelle aule, con le mani che battono sui banchi. “Se domani non torno, distruggi tutto”. Alla Sapienza, a Roma, il corteo è stato aperto dalla frase dell’attivista peruviana Cristina Torres Cáceres, citata da Elena Cecchettin e rimbalzata sui social in queste ore. Distruggere tutto, fare rumore. Due modi diversi per dire la stessa cosa: bisogna agire. “Abbiamo smesso di stare zitte e buone – ha detto un’attivista romana – ci siamo prese l’Università per noi. Il corteo serve per farci vedere da più persone possibili e sensibilizzarle”.

E oggi è stato il turno dei licei, da Nord a Sud. A Roma è successo al Manara, al Morgagni, all’Orazio e al Tasso, così come al Farnesina, al Virgilio, al Talete e al Mamiani. Per ricordare Giulia Cecchettin e tutte le vittime di femminicidio, gli studenti e le studentesse si sono opposte al minuto di silenzio del ministro Giuseppe Valditara. E hanno fatto rumore. “Nelle aule, nei corridoi, diciamo no a un silenzio assordante. Bruciamo tutto. Fate rumore con ciò che potete” hanno detto. Con chiavi, megafoni, applausi, fischi e colpi sui banchi, gli studenti della Capitale si sono mobilitati contro la “società patriarcale. Per Giulia, per tutte, bruciate tutto. Siamo il grido di chi non c’è più. Mai più vittime”. Così, alle 11, l’orario indicato dal ministro dell’Istruzione, sono iniziate le urla, i fischi, gli applausi. E sono stati accesi i fumogeni viola.

Stesso copione a Milano. Dal Manzoni al Tenca, dal Vittorini al Carducci, sono tanti i licei che hanno raccolto l’appello di Elena Cecchettin: “Per le sorelle uccise non basta il lutto” è il messaggio degli studenti del liceo classico Manzoni, che nel cortile della scuola hanno ricordato che “la notizia della morte di Giulia ci fa arrabbiare ma non ci stupisce più perché Giulia è una delle tante, una delle tante donne uccise da un bravo ragazzo di buona famiglia”. “Tutto questo è inaccettabile, una morte ogni 72 ore è inaccettabile, parlatene in classe, con gli amici e i parenti, discutete sull’argomento, non state in silenzio. Vogliamo giustizia, vogliamo decostruzione, vogliamo rumore”, l’appello degli studenti del liceo classico Carducci. In un altro classico, al Tito Livio gli studenti hanno deciso di dipingere di rosso una panchina nel cortile della scuola come simbolo contro la violenza sulle donne, mentre allo scientifico Vittorini è stata letta in ogni classe la poesia Se domani di Cristina Torres Caceres.

Anche in tante scuole della Liguria è stata ricordata il femminicidio di Giulia Cecchetin da parte dell’ex fidanzato. In molte classi è stato fatto rumore, come ha invitato a fare la sorella Elena, in tante c’è stato un minuto di silenzio. A Genova, in uno dei licei più noti, l’Andrea Doria, è stato osservato un minuto di silenzio. È per domani invece l’appuntamento lanciato dai collettivi studenteschi della Statale di Milano per un minuto di rumore davanti all’Università “per un flash mob per ricordare Giulia, per dare forza alla sorella Elena e a tutte le persone a loro care. Invitiamo il mondo della formazione a partecipare, con un oggetto rumoroso e con un cartello da lasciare appeso sulle pareti della Statale, dove lasceremo una corona di alloro fucsia e una targa per ricordare Giulia e per tutti coloro che mancano tra noi”.

Valditara ha osservato il minuto di silenzio per Giulia Cecchettin in un’aula dell’Istituto comprensivo “Scialoja-Cortese” a Napoli, nel quartiere San Giovanni a Teduccio. Anche diversi Consigli regionali hanno ricordato la 22enne uccisa da Filippo Turetta. Il “rumore” è arrivato anche in Senato. L’esponente del Pd, Filippo Sensi, ha pubblicato un video che immortala alcuni ragazzi che si uniscono alla protesta a Palazzo Giustiniani.

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