Nei campi profughi del sud della Striscia di Gaza, dove si sono rifugiate migliaia di famiglie in fuga dai bombardamenti dell’esercito israeliano, si lotta per avere un solo pezzo di pane. “Sei considerato ricco se hai un po’ di legna per scaldare del tè o cucinare del cibo. I miei fratelli escono al mattino alla ricerca di pane e tornano al tramonto a mani vuote” racconta Saed agli operatori di Oxfam. La situazione è sempre più drammatica. Con sua moglie e i suoi tre figli, Saed è scappato dal campo di Jabalia ridotto in macerie e ora vive in tenda. “Abbiamo potuto portare appena due cambi, ma quando siamo andati via faceva caldo. Ora sta arrivando il freddo e abbiamo solo vestiti estivi. Temiamo molto l’inverno, soprattutto perché quando piove l’acqua allaga tutto”.

Il racconto di Saed fa parte di una serie di testimonianze giornaliere raccolte da Oxfam a Gaza che ilfattoquotidiano.it ha deciso di pubblicare. L’obiettivo è avere giorno per giorno un racconto in prima persona da parte dei civili a Gaza, coloro che in questo momento stanno pagando il prezzo più alto del conflitto

LA PETIZIONE – Nessuna risposta umanitaria significativa potrà esserci senza un immediato cessate il fuoco.
Per questo Oxfam ha lanciato un appello urgente al Governo italiano e ai leader europei a cui si può aderire su: https://www.oxfamitalia.org/petizione-gaza/

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Prima gli avvertimenti pubblici, ora l’astensione sulla risoluzione Onu: gli Stati Uniti sempre più infastiditi dalla guerra d’Israele a Gaza

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