“Il primo impegno” del nuovo governo spagnolo sarà quello di “lavorare per il riconoscimento dello Stato palestinese“. Lo ha detto il premier uscente, il socialista Pedro Sánchez, nel discorso al Parlamento di Madrid durante la sessione di investitura che lo incoronerà capo di un nuovo esecutivo di coalizione, dopo l’accordo raggiunto la settimana scorsa con gli indipendentisti catalani. Sánchez ha ribadito il diritto di Israele alla difesa dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre, ma allo stesso tempo ha chiesto il “cessate il fuoco immediato a Gaza e la fine dell’uccisione indiscriminata di civili palestinesi”, nonché il ripristino del “diritto internazionale umanitario” che “oggi chiaramente non viene rispettato”. Serve aprire “la strada alla diplomazia con lo svolgimento urgente di una conferenza di pace” che punti alla “soluzione, giustamente richiesta dal popolo palestinese, del riconoscimento del loro Stato”, ha affermato.

Il leader del Partito socialista (Psoe), che ha ottenuto l’incarico dal re dopo il fallimento del popolare Alberto Nuñez Feijòo, ha trovato la maggioranza grazie a un contestatissimo patto con Junts per Catalunya (il partito di Carles Puidgemont, l’ex premier di Barcellona riparato in Belgio) che prevede la concessione dell’amnistia a tutti i politici e i funzionari catalani a processo per il referendum secessionista del 2017. Un accordo definito scandaloso ed eversivo dal Partito popolare e dall’ultradestra di Vox: per contestarlo, nelle scorse settimane si sono tenute varie manifestazioni di piazza, sfociate in un tentato assalto alla sede del Psoe a Madrid. “Le circostanze sono quelle che sono: tocca fare di necessità virtù in nome della Spagna, dell’interesse nazionale, per difendere il progresso sociale e superare le fratture del passato. È una misura completamente legale e costituzionale, come ce ne sono state tante in Europa. Il problema del Pp e di Vox non è l’amnistia ma che non hanno accettato il risultato elettorale”, ha detto Sánchez nel suo discorso di investitura.

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