Ha rischiato la vita per un’infezione batterica sfociata in una setticemia che l’ha costretta a un intervento di urgenza al seno. Lo ha raccontato in un’intervista a Verissimo Nina Moric. La setticemia, se non trattata tempestivamente, può causare infatti danni a organi e tessuti, fino a provocare la morte. “Oggi più che parlare di setticemia o sepsi, che sono di fatto sinonimi, indichiamo questa condizione clinica con l’espressione Blood Stream Infection (BSI), ossia ‘infezione del torrente circolatorio’”, spiega al FattoQuotidiano.it il professor Roberto Cauda, docente di Malattie infettive all’Università Cattolica. “Si tratta di una condizione clinica che può essere in alcuni casi anche molto grave e che può insorgere a causa dell’ingresso nell’organismo di un germe responsabile, appunto, di una setticemia o sepsi.

La porta di ingresso dell’infezione, continua Cauda, “può essere di vario tipo: per esempio la cute con lo sviluppo di infezioni, il polmone (polmonite), le vie urinarie; nei pazienti in terapia intensiva attraverso i cateteri vascolari o, se in ventilazione assistita, mediante il respiratore. In questi casi ci troviamo di fronte a pazienti in uno stato di particolare fragilità. Il dato importante da considerare delle diverse forme di BSI è infatti non solo la gravità dell’infezione legata alla presenza del germe, ma la risposta infiammatoria che il germe produce nell’organismo che, agendo su vari organi, nelle forme più gravi può arrivare allo shock settico”. La chiave di volta per affrontare le setticemie è quindi il riconoscerle e trattarle precocemente. “Di fatto”, evidenzia Cauda, “se si interviene rapidamente, l’infezione si arresta ai primi stadi meno gravi.

Diffusione della sepsi
La sepsi è la principale causa di morte nelle terapie intensive non coronariche di tutto il mondo, con tassi di letalità che vanno dal 20% per la sepsi al 40% per la sepsi grave, fino ad oltre il 60% per lo shock settico, la complicanza che provoca un pericoloso calo della pressione arteriosa (shock). Nel mondo, complessivamente, le stime indicano che muoiono per sepsi circa 1.400 persone al giorno.

Sintomi
I sintomi della setticemia o BSI possono essere diversi e comprendono febbre, difficoltà respiratorie, battito cardiaco accelerato e sudorazione eccessiva, che indicano una possibile infezione sistemica. Spesso la setticemia è associata a: febbre alta o bassa temperatura corporea; respiro affannoso o difficoltà respiratorie; battito cardiaco accelerato o pressione sanguigna bassa; sudorazione eccessiva o sudorazione fredda; pelle pallida, marmorizzata o bluastra; dolori muscolari, articolari o addominali; nausea e vomito o diarrea; confusione mentale, sonnolenza o difficoltà di coordinazione; diminuzione della diuresi o urina scura.

Trattamento
“Si interviene con antibiotici, ma anche interrompendo la catena di eventi che fanno seguito all’infezione”, continua Cauda, “con misure che sostengono la circolazione del sangue, limitano l’entità della risposta infiammatoria, monitorando tutte le funzioni vitali. Nelle forme gravi la sepsi altera l’attività cerebrale, come anche quella circolatoria o respiratoria. In definitiva, molti organi vanno incontro a un’insufficienza.

Prevenzione
Per limitare il rischio di setticemia o sepsi, la prevenzione è essenziale. A partire dalla semplice abitudine a lavarsi frequentemente le mani e altre misure di igiene personale. Contro agenti patogeni causa di possibili infezioni ad alto rischio di sepsi, come il meningococco, lo pneumococco e l’emofilo, la vaccinazione è la soluzione più efficace.

Articolo Precedente

Cure palliative, in Italia solo una persona su tre riesce ad accedervi (e appena il 15% dei minori). Livello adeguato solo in 5 Regioni

next
Articolo Successivo

Resistenza agli antibiotici, oltre 10mila morti l’anno. Un italiano su tre li prende senza prescrizione medica

next