“Oggi sto bene. E non ho più paura di parlare del cancro al seno. Se prima non lo dicevo a nessuno, ora lo dico a tutti. Anche al panettiere: ‘Mi dà tre etti di focaccia? Ah, sa che ho avuto il cancro al seno?’”. È con tono di chi vuole sdrammatizzare che Anna Romano (nome di fantasia), ci racconta una “bella storia”, come lei la definisce. Perché “oggi posso dire che di cancro al seno si guarisce. E si imparano tante cose su sé stessi e sugli altri”. In un percorso di malattia, a seconda del medico e dell’approccio di cura che puoi incontrare, la parabola può prendere direzioni imprevedibili, non sempre quelle desiderate. Per Romano, in particolare, il cammino terapeutico ha incrociato una vera e propria sliding doors che ha cambiato il verso alle sue cure e alla qualità della sua vita, e che porta il nome della dottoressa Cristina Ferraris, senologa dell’Istituto tumori di Milano, e del Progetto Premio. Un approccio di cura che può salvare ulteriori vite.

Una diagnosi senza giri di parole
“Lei ha un carcinoma invasivo, una malattia mortale. Ma noi, allo stadio in cui è, abbiamo gli strumenti per curarla e guarirla”, le comunica il primo medico. “Non ci credevo. Nemmeno di fronte a quella franchezza che ti lascia per qualche istante senza respiro. Però mi dicevo anche che se un medico ti comunica senza mezzi termini che hai una malattia grave perché dovrebbe mentirti sulle prospettive di guarigione?”, sottolinea Romano. Da quel momento iniziano le immancabili analisi, gli esami e gli interventi, la radioterapia, i follow up, fino alla ripresa di una vita normale. “Arrivo a un certo punto però che mi sento demoralizzata. Cominciano a farsi sentire gli effetti collaterali dei farmaci. Ingrasso di nove chili in tre mesi, non dormo la notte per i dolori articolari. E mi consola ancora meno sapere che non succede a tutte, a me è successo! In più amo nuotare, tanto che un mese prima di scoprire la malattia ero entrata in une delle squadre master lombarde, la Swim & Care. Condividere l’acqua mi aveva aiutato successivamente a gestire la sofferenza dovuta alla malattia infondendomi coraggio e autostima, ma ora temevo di perdere tutto questo, di non farcela. È in questa fase delicata che entra in gioco la dottoressa Ferraris del Progetto PREMIO che, nel frattempo, mi era stata indicata dall’oncologo per il suo approccio terapeutico personalizzato. E infatti lei, da donna medico, capisce subito: ‘Deve poter fare la sua vita di prima. Non può cadere in depressione o rinunciare ad aspetti fondamentali per la sua identità di donna, sarebbe peggio’. Insieme abbiamo cercato una soluzione di cure per me. Il suo approccio mi ha permesso di ritrovarmi e ricominciare”.

Una nuova visione delle cure: il Progetto PREMIO
PREMIO è l’acronimo di PREMenopausa Indotta dagli Ormoni impiegati nel trattamento delle neoplasie mammarie. Di cosa si tratta? “Questo progetto ha previsto l’istituzione di un ambulatorio presso l’Unità operativa di senologia dell’Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori di Milano che si dedica in modo specifico alle giovani donne con tumore della mammella in età pre-menopausale e con menopausa indotta dal trattamento medico”, ci spiega la dottoressa Ferraris. Le donne che si ammalano di tumore alla mammella da giovani sono costrette a confrontarsi con una sindrome menopausale precoce che insorge rapidamente, proprio perché indotta dalla terapia. Per cui oltre alle difficoltà che derivano dal tumore, le pazienti devono fare i conti con una serie di disturbi, a breve e lungo termine, che variano sensibilmente da donna a donna, proprio come quelli della menopausa fisiologica: dalle vampate di calore a sudorazioni improvvise e profuse, variazioni dell’umore, ansia, irritabilità, aumento di peso, disturbi del sonno e disturbi sessuali (come per esempio calo del desiderio, secchezza vaginale), osteoporosi, ecc.”, continua Ferraris. Questi disturbi non sono di stretta pertinenza oncologica, ma si manifestano con tutta la loro concretezza, fino a ridurre sensibilmente la qualità della vita quotidiana e mettere in crisi le cure dirette al tumore, come poteva capitare a Romano. Per affrontare un quadro così complesso occorre quindi un approccio a “più mani”, interdisciplinare, come appunto il progetto PREMIO che nasce per rispondere al bisogno crescente di luoghi di ascolto e di cura personalizzata. “È il primo ambulatorio multidisciplinare di questo tipo aperto in Italia. Uno spazio di ascolto e di offerta terapeutica dove senologi, ginecologi, fisiatri, dietologi, endocrinologi, sessuologi e psicologi rispondono alle domande e ai bisogni delle pazienti, completando e integrando il lavoro dell’oncologo”, sottolinea l’esperta.

Una terapia personalizzata
“Le terapie proposte sono il più possibile ‘individualizzate’ e quindi, a seconda dei casi, il trattamento può essere farmacologico tradizionale o non convenzionale: composti biologici e omeopatici, creme locali non ormonali, melatonina, fitoestrogeni derivati dal trifoglio rosso che hanno un effetto protettivo per l’osteoporosi e sul sistema cardiocircolatorio, e anche sulla sintomatologia delle vampate; il tutto senza compromettere l’andamento della malattia”, spiega Ferraris. La particolarità di questo tipo di approccio è proprio la multidisciplinarietà in cui sono coinvolti tutti gli specialisti necessari. E soprattutto, l’ascolto profondo della paziente grazie a un costante supporto psicologico degli psicologi dell’Istituto, “insieme a una stretta sorveglianza endocrinologica e una corretta impostazione dietetica da parte della dietologa che, oltre a offrire un miglioramento delle abitudini alimentari, valuta con esami ematologici il profilo lipidico, la glicemia e l’attività tiroidea. Inoltre, con l’uso di scale di valore redatte dai vari specialisti, le pazienti sono monitorate nel tempo con l’obiettivo di migliorare la loro qualità di vita”.

Ma quante donne sono state finora seguite dal progetto Premio? “Attualmente il nostro ambulatorio esegue circa 120-150 consulenze annuali per le donne in terapia ormonale antiestrogenica in pre-menopausa, ed è rivolto alle pazienti operate in Istituto che vengono seguite per tutta la durata della terapia ormonale post operatoria e in caso di eventuali problemi successivi”, chiarisce Ferraris. “Sarebbe auspicabile estendere questo servizio a tutte le donne operate di tumore della mammella, ma purtroppo attualmente non esistono risorse dedicate a questo obbiettivo”. Un dato rilevante riguarda il miglioramento della qualità della vita delle pazienti seguite da questo programma, che è stato riscontrato in una larga maggioranza delle pazienti in trattamento ormonale antiestrogenico in pre-menopausa. “In particolare, come evidenziato da uno studio che ho condotto nel nostro Istituto e pubblicato a febbraio del 2020 su Breast Cancer Research and Treatment”, conclude l’esperta, “circa il 70% delle pazienti ha ottenuto un miglioramento dello stile di vita (attività fisica e dieta), con riduzione significativa del peso, dei rischi di una sindrome metabolica e una significativa riduzione dei sintomi classici della sindrome menopausale”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Tutti i benefici delle peto-passeggiate, le camminate anti-flatulenza di tendenza su Instagram: ecco a cosa servono e come funzionano

next
Articolo Successivo

“Pensare troppo è una droga, crea dipendenza e fa male alla salute ”: i consigli dell’esperta per uscire dalla “dannazione” della ruminazione mentale

next