Lo annunciò il ministro Gilberto Pichetto Fratin quasi un anno fa: “Verrà istituita una Commissione ministeriale per lavorare alla revisione completa del Codice dell’Ambiente e delle norme conseguenti”. Quello che non aveva detto il ministro, ma che qualcuno aveva immaginato, è che per revisionare il testo sarebbero stati chiamati molti professionisti legati a settori direttamente interessati da eventuali modifiche del Codice dell’Ambiente. Significa compagnie dell’oil&gas, ma anche gruppi nel settore del cemento. A istituire ufficialmente, presso l’Ufficio di gabinetto del Mase, la Commissione per la riforma del Codice ambientale, ossia il testo unico del 2006, è un decreto di otto articoli firmato il 7 novembre scorso dallo stesso Pichetto Fratin e dalla ministra per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Il decreto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ma l’elenco dei componenti, una cinquantina in tutto, ha scatenato le prime reazioni e l’annuncio di una interrogazione. Quella del co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli, che insieme alla capogruppo di AVS alla Camera, Luana Zanella, denuncia: “Il decreto interministeriale vuole smantellare la legislazione ambientale, rendendola più flessibile e aderente agli interessi delle industrie costruttrici e petrolifere”. E lo definisce “un golpe all’ambiente”, facendo notare che parte significativa della Commissione è composta “da professionisti legati a studi legali con stretti legami con importanti imprese di costruzione e società energetiche”.

La temuta revisione del Testo Unico ambientale – La Commissione è composta da 32 membri (tra esperti e tecnici). Sarà presieduta dal professor Eugenio Picozza, esperto di diritto amministrativo e docente all’Università di Tor Vergata e dal magistrato Pasquale Fimiani, sostituto procuratore della Corte di Cassazione. Un’altra ventina gli esperti che faranno parte della rosa di nomi su cui la Commissione potrà fare affidamento. Revisionare il Testo Unico ambientale significa mettere in conto di modificare una serie di misure che, negli ultimi anni, hanno cambiato la politica del Paese in tema di ambiente. Il Testo Unico del 2006 abbraccia una lunga serie di discipline e la tutela di molti beni: si va dai principi e dalle competenze alla base dei processi autorizzativi, tra cui quelli relativi a Valutazione di impatto ambientale, Valutazione di impatto strategica e Autorizzazione integrata ambientale, fino alla tutela del rischio idrogeologico, dalla tutela delle acque dall’inquinamento, alla disciplina degli scarichi e alla gestione dei rifiuti, solo per citare alcuni dei settori che vengono affrontati in una legge che, nonostante una serie di limiti, ha rappresentato anche un traguardo. La Commissione dovrà elaborare uno schema di legge delega per il riassetto e la codificazione delle normative vigenti in materia ambientale, si legge nello stesso decreto, per “raccoglierle in un unico testo normativo coerente con la legge costituzionale 1 dell’11 febbraio 2022 (quella attraverso cui la tutela ambientale è stata inserita tra i principi fondamentali della Costituzione, ndr) e con i principi euro-unitari e internazionali”. Dovrà, inoltre, “elaborare lo schema di uno o più decreti legislativi attuativi dei principi e criteri direttivi della legge delega”.

Chi c’è in Commissione – Bonelli e Zanella, però, fanno notare la presenza in Commissione di candidati della Lega e di Forza Italia non eletti, come Vincenzo Pepe (che correva per il Carroccio in Campania, ndr) e Urania Papatheu (ex senatrice e già consulente della ministra Casellati) “insieme a titolari di società specializzate nei rifiuti” che, secondo i deputati di Avs, “solleva interrogativi sulla neutralità e l’indipendenza di questa squadra incaricata di riscrivere le norme ambientali fondamentali per il futuro del nostro Paese”. Nell’elenco, anche il costituzionalista Francesco Saverio Marini che, insieme alla ministra Casellati, ha scritto i cinque articoli del ddl che punta a riformare il premierato, introducendo l’elezione diretta del presidente del Consiglio. Da qui la presentazione di un’interrogazione parlamentare per chiedere chiarezza sui criteri di selezione dei membri della Commissione: “Pichetto Fratin dovrà venire in Aula e spiegare questa vergogna”. Tra i cinquanta nomi riportati nel decreto ci sono anche avvocati e docenti universitari che hanno lavorato con aziende su cui la riforma potrebbe avere delle ripercussioni. Ci sono “studi legali che lavorano con costruttori e società dell’Oil&Gas, società di costruzione e di rifiuti. La transizione ecologica pragmatica della Meloni”, commenta Bonelli. Nell’elenco, in effetti, ci sono Maria Adele Prosperoni, responsabile ambiente ed energia di Confcooperative, Elisabetta Gardini e Teodora Marrocco che, entrambe dello studio legale Gianni & Origoni, hanno lavorato rispettivamente con Eni e Snam. E c’è anche Aristide Police che, nel panel dei legali di Enel nel 2013, nel 2022 ha seguito il contenzioso sulla sanzione (poi annullata) emessa dall’Antitrust il 20 dicembre 2018 nei confronti di Enel S.p.A., Enel Energia e Servizio Elettrico Nazionale, per 93 milioni di euro. Ancora, nell’elenco ci sono il professore Angelo Lalli dello studio Piselli & Partenrs, con “un’importante esperienza nel mercato dell’Oil & Gas” e l’avvocato Pasquale Frisina, che ha seguito diverse cause del gruppo Caltagirone, ma anche Stefano Mazzoni, geologo che ha lavorato in Eni spa Natural Resources.

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