Il mondo della scuola, venerdì 17, scende in piazza contro la legge di Bilancio. La Flc Cgil e la Uil hanno proclamato uno sciopero nazionale per l’intera giornata di tutto il personale del settore istruzione, dell’Università, della ricerca e della formazione professionale statale e non. Insieme a loro si uniranno anche gli studenti che sono pronti ad abbandonare le aule per manifestare il proprio dissenso nei confronti delle scelte del governo e del ministro di viale Trastevere, Giuseppe Valditara. I segretari nazionali di categoria dei due sindacati, Gianna Fracassi e Giuseppe D’Aprile, hanno lanciato un appello a manifestare in ogni città d’Italia per far sentire la voce di maestri, professori e collaboratori sulla questione dei salari, sulle privatizzazioni e sull’autonomia differenziata.

In prima battuta, il manifesto della protesta affronta il tema degli stipendi: “Chiediamo lo stanziamento nella legge di Bilancio 2024 di risorse adeguate per il rinnovo dei contratti per tutto il personale, stabile e precario, per rispondere alla perdita del potere di acquisto, a fronte di un’inflazione cumulata pari al 18% in tre anni”. Altra questione posta sul tavolo: il blocco di tutte le iniziative legislative finalizzate ad una privatizzazione di pezzi del sistema pubblico di istruzione e ricerca, a partire dalla riforma della filiera tecnica e professionale, e dalle proposte di piena parificazione del sistema pubblico e statale al sistema privato, sulla base di una malintesa libertà di scelta delle famiglie.

Ma non solo. I sindacati sono in battaglia da tempo contro la cosiddetta riforma “Calderoli”. Nei mesi scorsi è partita una raccolta firme per ribadire il loro no a qualsiasi ipotesi di regionalizzazione dell’istruzione, “perché – secondo i movimenti dei lavoratori – salterebbe l’impianto unitario e nazionale della scuola, introducendo organici, concorsi, contratti di lavoro e stipendi con grandi differenze su base territoriale”. Ora Flc Cgil e Uil tornano a chiedere lo stralcio dell’istruzione e della ricerca dalle 23 materie regionalizzabili previste dal Ddl del senatore leghista per l’attuazione dell’autonomia differenziata, “perché investire in conoscenza – affermano – vuol dire farlo sul futuro. Un Paese che taglia sulla conoscenza è un Paese che taglia il proprio futuro”.

Tra i temi della piattaforma dello sciopero anche il dimensionamento portato avanti a spron battuto da Valditara e lo stanziamento di risorse finalizzate a sanare l’annoso e ormai strutturale problema del precariato in tutti i settori del comparto istruzione e ricerca. A spiegare a ilFattoQuotidiano.it le ragioni dello sciopero nazionale è D’Aprile: “Le politiche finanziarie attuali non sbloccano quella che per la scuola è da anni una vera emergenza: sono oltre 200mila i contratti di lavoro precari. Servono misure urgenti. Bisogna intervenire sulle retribuzioni del personale, sul dimensionamento e sulla sicurezza delle strutture. Sono questioni cruciali non solo per l’istruzione ma per il nostro Paese, non vanno trattati come temi di serie B”.

Il numero uno della Uil Scuola si sofferma sul nodo dei salari: “Le tabelle fornite dall’Istituto di statistica mettono in luce una tendenza preoccupante; le retribuzioni reali sono tornate al di sotto dei livelli del 2009. La differenza tra l’aumento dell’inflazione e quello delle retribuzioni contrattuali dal 2009 al 2023 è stata, in media, del 12% con punte che raggiungono il 19%”. D’Aprile punta il dito anche sul dimensionamento scolastico: “È una questione aperta che non può più essere rinviata. Il numero di istituzioni scolastiche è in calo negli ultimi decenni, con una proiezione di ulteriore riduzione nel futuro. Tutto questo è il frutto di una politica di tagli sulla scuola che va avanti ormai da diversi anni”.

Infine la questione sicurezza: “Il recente crollo – dice il segretario – della palestra in una scuola del Molise conferma la necessità di affrontare oggi le carenze infrastrutturali che coinvolgono l’intera comunità educante. Quasi il 40% degli edifici non possiede il collaudo statico e meno del 50% possiede il certificato di agibilità e/o quello di prevenzione incendi. Dal 2014 al 2017 sono stati utilizzati ben 9 miliardi e 573 milioni di euro con evidenti scarsi risultati. Non ultimi gli interventi spot del Pnrr dimostratisi per nulla risolutivi. Occorrono finanziamenti strutturali e duraturi nel tempo”.

Venerdì le manifestazioni principali si terranno a Roma, a Lanciano, a Campobasso, a Firenze, a Ascoli Piceno, a Pesaro, a Fermo, ad Ancona, Macerata, Perugia e Reggio Emilia. Nei giorni successivi scenderanno in piazza anche i lavoratori della Sicilia (il 20 a Siracusa); di molte città del Nord (il 24 ad Aosta, Torino, Asti, Cuneo, Alessandria, Novara, Bolzano, Trento, Pordenone e tante altre ancora); della Sardegna (il 27 novembre a Cagliari) e delle Regioni del Sud (l’1 dicembre a Napoli, Potenza, Bari, Reggio, Catanzaro, Cosenza e molte altre località).

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