La resa del Parlamento europeo sui nuovi standard Euro 7 manda in fumo le ambizioni sui tagli alle emissioni, mostra la potenza della lobby delle auto e spacca anche la maggioranza di Ursula von der Leyen. Poteva andare anche peggio, ma di fatto si guarda al 2050 con una tecnologia vecchia di 10 anni e non in linea con i target al 2030 sulle emissioni. La posizione adottata in vista del trilogo sulle nuove norme in materia di omologazione e vigilanza del mercato dei veicoli a motore abbassa ancora di più l’asticella dell’ambizione contenuta nella proposta presentata nel 2022 dalla Commissione Ue, già riveduta e corretta con limiti emissivi meno restrittivi per auto, furgoni e mezzi pesanti. La nuova Euro 7 era destinata ad entrare in vigore da luglio 2025 per auto e furgoni e da luglio 2027 per i veicoli pesanti. Una proposta osteggiata dalle lobby di diversi paesi, Italia compresa che, nel frattempo, hanno dovuto ‘digerire’ lo stop definitivo alla vendita di nuove auto diesel e benzina dal 2035. Dopo mesi di pressioni, però, Strasburgo conferma la posizione espressa a ottobre 2023 dalla Commissione Ambiente del Parlamento europeo, non poi così lontana da quella del Consiglio Ue.

Il Parlamento Ue punta al rinvio La Commissione Envi ha proposto di applicare le attuali norme Euro 6 fino al 1° luglio 2030 per auto e furgoni e fino al 1 luglio 2031 per autobus e camion, rispetto al 2025 e 2027 proposti dalla Commissione. Il testo adottato in plenaria, passato con 329 sì, 230 voti contrari e 41 astensioni, prevede il rinvio dell’entrata in vigore del nuovo regolamento, rispetto alla proposta iniziale, di almeno due anni per le auto e almeno quattro per i mezzi pesanti. Il Parlamento Ue chiede che venga definita, a un anno dall’entrata in vigore, tutta la normativa secondaria. Per dare tempo di conformarsi si darebbero, poi, due anni di tempo ai produttori di veicoli leggeri (auto e furgoni) e quattro anni a quelli di veicoli pesanti. Per i piccoli produttori di veicoli leggeri la Commissione aveva già previsto una deroga e l’entrata in vigore resta fissata al 1 luglio 2030, anche se gli eurodeputati propongono un ulteriore slittamento (al 1 luglio 2031) per i piccoli produttori di veicoli pesanti. Bocciati due emendamenti presentati dalla destra che puntavano a mettere in discussione lo stop alle auto inquinanti a partire dal 2035 introducendo un regime speciale per i carburanti neutri e per i biocarburanti.

La spaccatura in plenaria – Hanno votato a favore e in modo quasi completamente compatto i gruppi Ecr, Ppe, e Renew, oltre a buona parte del gruppo Id. I Socialisti, invece, si sono spaccati: la maggioranza del gruppo, inclusa la delegazione Dem, ha votato contro il testo, quindi a favore di una proposta più ambiziosa. Il voto, quindi, mette in luce una frattura all’interno della ‘maggioranza Ursula’, che sostiene Commissione e presidenza del Parlamento. In Italia, il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini – nonostante gli emendamenti bocciati – parla di “un’altra vittoria di buon senso del centrodestra unito, che ha votato compatto per respingere alcune eco-follie sugli Euro 7, battendo la sinistra”. Ma per Verdi europei e Movimento 5 Stelle si tratta di un’occasione mancata.

La posizione dell’Europarlamento sui limiti – Il nuovo regolamento aggiornerà sì i limiti attuali per le emissioni di scarico (come ossidi di azoto, particolato, monossido di carbonio e ammoniaca) e su questo Strasburgo concorda con i livelli proposti dalla Commissione europea. Il Consiglio Ue, invece, vuole mantenere i limiti di emissione esistenti, ossia quelli della normativa Euro 6, per auto private e furgoni, abbassando quelli per autobus, pullman e veicoli commerciali pesanti. Ma il testo appena adottato propone un’ulteriore ripartizione delle emissioni in tre categorie per i veicoli commerciali leggeri, in base al loro peso e “limiti più severi per le emissioni dei gas di scarico misurate in laboratorio e in condizioni di guida reali per autobus e veicoli pesanti”.

Sulla scia di quanto indicato dalla Commissione Envi solo poche settimane fa, poi, il Parlamento Ue vuole “allineare le metodologie di calcolo dell’Ue e i limiti per le emissioni di particelle dei freni e il tasso di abrasione dei pneumatici con gli standard internazionali attualmente in fase di sviluppo da parte della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite. Il testo ha, inoltre, previsto requisiti di prestazione minima più elevati per la durata delle batterie di auto e furgoni rispetto a quelli proposti dall’esecutivo Ue. Ma per Anna Krajinska, responsabile delle emissioni dei veicoli e della qualità dell’aria di Transport & Environment “l’Euro 7 approvato è peggio che inutile”, perché le case automobilistiche “lo useranno per spacciare per verdi auto che difficilmente saranno più pulite di quelle attuali”. E commenta: “I legislatori dovrebbero avere la decenza di rinominarlo Euro 6F o di ritirarlo”.

Tecnologia vecchia per i target al 2030 – Insieme a Salvini, mostra tutta la sua soddisfazione anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: “Finalmente prevale la ragione sulla ideologia, un successo per l’Italia. Una svolta netta e significativa”. Che affossa un regolamento che, secondo la Lega “avrebbe messo in ginocchio l’intero settore degli autotrasporti”. Visione opposta quella del Movimento 5 Stelle. “Il nuovo regolamento Euro 7 rappresenta una occasione sprecata: l’aggiornamento degli attuali limiti per le emissioni di gas di scarico, come ossidi di azoto, particolato, monossido di carbonio e ammoniaca, arriverà infatti con tempi troppo dilatati e questo avrà delle conseguenze drammatiche sulla qualità dell’aria nelle nostre città e più in generale in tutto il bacino padano” spiega Maria Angela Danzì.

Risponde direttamente alle parole del leader della Lega, invece, l’europarlamentare Laura Ferrara. “Al Parlamento europeo non c’è nessuna nuova maggioranza di centrodestra – dice – i sovranisti hanno semplicemente fatto copia/incolla dei desiderata delle lobby delle case automobilistiche, dimostrandosi loro sudditi, e tradendo così tutti quei cittadini, in particolare quelli del Nord Italia, che chiedono di vivere in città meno inquinate”. Di fatto, i profitti delle principali case automobilistiche dell’Ue non sono mai stati così alti. “I prezzi delle auto negli ultimi anni sono aumentati principalmente a causa della scelta delle case automobilistiche di sostituire i modelli piccoli con modelli pesanti e costosi” sottolinea l’europarlamentare dei Verdi europei, Rosa D’Amato, secondo cui “con auto meno inquinanti, avremmo potuto risparmiare oltre 100 miliardi di soldi pubblici in danni all’ambiente e alla salute. E soprattutto – aggiunge – avremmo potuto salvare migliaia di vite umane”.

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