Settanta morti, 349 feriti e 120mila nuovi sfollati. Queste cifre non arrivano da Gaza, ma sono il bilancio del mese di ottobre della guerra in Siria. A diffondere queste cifre è l’Ocha, l’agenzia dell’Onu per gli affari umanitari, che sottolinea la recrudescenza delle ostilità nel paese dilaniato da una guerra civile cominciata nel 2011.

Ad essere presa di mira dai bombardamenti dell’aviazione siriana, fedele al governo di Bashar al Assad e sostenuta da quella russa, è la regione di Idlib, enclave dell’opposizione. Principali obiettivi, riportano le Nazioni Unite, sono i campi profughi interni a ridosso con il confine turco. Martedì scorso, proprio un bombardamento sulla città di Taftanaz ha provocato la morte di un civile, ferendone altri 5 fra cui un bambino. “La recente escalation militare da parte dei russi e del governo di Damasco – spiega il direttore del campo profughi di al Tah, interpellato dal quotidiano al Araby el Jadeed– è molto preoccupante: c’è paura che colpiscano i campi profughi sovraffollati di rifugiati, che non hanno nulla se non le loro tende”.

Chi scappa, racconta l’attivista Khader al Obaid al quotidiano arabo, “ha paura di tornare alle proprie case, specialmente nell’area di Idlib”, costantemente presa di mira dai bombardamenti aerei. “Gli agricoltori – continua – sono quelli più affetti dal corso degli eventi. Non solo perché non riescono a raccogliere gli ortaggi o la frutta, ma per quello che le bombe a grappolo lasciano nei loro campi”.

Proprio riguardo all’uso delle cluster bomb, Human Rights Watch (Hrw) ha denunciato l’impiego di questi ordigni vietati dalle convenzioni internazionali. A farne le spese, ha sottolineato Adam Google, vicedirettore per il Medioriente dell’organizzazione per i diritti umani, “sono i bambini di Idlib: ancora una volta vittime di azioni militari insensibili e illegali”. Come quella a Termanin, una città nel nord di Idlib, il 6 ottobre 2023, in cui l’impiego delle bombe a grappolo ha provocato la morte di due civili e ne ha feriti altri nove. Il giorno successivo, riporta il report di Human Rights Watch, un bambino di 9 anni ha raccolto un ordigno inesploso che è detonato al contatto ferendo lui e altri due minori. La bomba, continua la nota di HRW, è stata sganciata durante una campagna militare condotta dalle forze siriane e russe contro la Siria nordoccidentale controllata dall’opposizione, iniziata il 5 ottobre e che, ad oggi, ha colpito più di “2.300 località” in tutta la regione.

“Stiamo assistendo alla più grande escalation di ostilità in Siria degli ultimi quattro anni” ha detto Paulo Pinheiro, capo della Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sulla Siria all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. “Ancora una volta sembra esserci un totale disprezzo per la vita dei civili”, in quelle che, spesso, sono rappresaglie dove vige “la regola dell’occhio per occhio”. L’escalation da parte delle forze governative siriane arriva come rappresaglia per un attacco di droni contro un’accademia militare a Homs il 5 ottobre, durante una cerimonia di laurea dei cadetti. A perdere la vita, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, sono state almeno 120 persone. Fra le vittime anche donne e bambini.

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