Il direttore di Asset Puglia (l’Agenzia regionale strategica per lo sviluppo ecosostenibile del Territorio), Elio Sannicandro, è stato interdetto dagli uffici pubblici. È indagato per corruzione in relazione al pagamento di una presunta tangente di 60mila euro quale corrispettivo per garantire l’aggiudicazione di un appalto integrato relativo la realizzazione di lavori in bacini idrografici. L’inchiesta della procura di Bari ha portato nel complesso all’arresto di tre persone, sei sospensioni dall’esercizio di uffici pubblici e due divieti di contrattare con la Pubblica amministrazione. I reati contestati, a vario titolo, sono corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e turbata libertà degli incanti. I fatti si riferiscono al periodo compreso tra settembre 2019 e febbraio 2021 e riguardano le province di Bari e Foggia. La Guardia di Finanza sta procedendo al sequestro di beni per 100mila euro.

Le indagini avrebbero consentito di svelare un “collaudato meccanismo di addomesticamento e manipolazione di procedure di gara relative a lavori eseguiti nella Città metropolitana di Bari e in diversi Comuni del Foggiano”, grazie alla compiacenza di alcuni pubblici ufficiali, “da cui si rileverebbe un quadro inquietante di collusione e mercificazioni seriali della funzione pubblica”. Sannicandro, tra l’altro, è stato presidente del Coni Puglia dal 2001 al 2017 e assessore del Comune di Bari per due mandati dal 2004 al 2014. Dal 1986 si occupa di urbanistica, della progettazione ed esecuzione di lavori pubblici e di ingegneria ambientale. È specializzato nella progettazione e direzione dei lavori di impianti sportivi.

Le indagini sono state avviate dalle Fiamme gialle dopo le rivelazioni di un testimone che ha riferito dei rapporti intercorsi tra un imprenditore di Lucera (Foggia) e un dirigente pubblico. Secondo l’accusa, l’imprenditore avrebbe dato ordini a un sindaco, avrebbe pilotato la formazione di commissioni aggiudicatrici, individuato preventivamente i partecipanti alle gare, al fine di escludere concorrenti effettivi, il tutto dopo aver ricevuto con largo anticipo informazioni precise sui lavori che sarebbero stati affidati. Cinque gli episodi corruttivi contestati nei quali sarebbe avvenuta la consegna del danaro: 60.000 euro al soggetto attuatore di una struttura commissariale operante in Puglia, quale corrispettivo per garantire l’aggiudicazione di un appalto integrato relativo alla realizzazione di lavori in bacini idrografici; 5.000 euro a un componente la commissione giudicatrice dell’appalto; 5.000 euro a un funzionario della Regione Puglia; 36.000 euro al componente della commissione giudicatrice di una gara, avente ad oggetto l’esecuzione di un intervento di adeguamento sismico in una scuola primaria; 3.000 euro a un Rup per ottenere l’affidamento di lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria del demanio idrico superficiale. Nel corso delle indagini sarebbero state, inoltre, accertate “sistematiche” turbative d’asta in relazione a sette procedure riguardanti altrettanti Comuni dell’entroterra foggiano.

“Ho pagato 60mila euro per tre gare, alla fine ne ho vinta solo una” avrebbe detto, parlando al telefono con una collaboratrice, l’imprenditore di Lucera (Foggia) Antonio Di Carlo, arrestato. E ancora: “Non è possibile che per ottenere dei lavori ci sia bisogno di pagare” come riferito in conferenza stampa dal procuratore aggiunto di Bari Alessio Coccioli. Di Carlo è il principale indagato nell’inchiesta, figlia Carmelisa e un altro indagato sono ai domiciliari. In sei, tra cui il direttore generale di Asset Elio Sannicandro . “Si tratta di un fenomeno corruttivo gravissimo che incide pesantemente sull’economia – ha detto il procuratore della Repubblica di Bari Roberto Rossi -, con diverse interferenze su una serie di appalti che, se assegnati a chi paga tangenti, non risulteranno mai buone opere pubbliche. Non sottovalutiamo il fenomeno della corruzione, che ha un’influenza enorme perché incide direttamente sulle tasche dei cittadini”.

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