Quando gioca la Roma di Zeman, la prima Roma di Zeman, è uno spettacolo. Uno spettacolo che in periodo di 4-42 che pure Baggio e Zola sembrano di troppo pare quasi eresia e forse lo è.
C’è Totti che ha 22 anni e sembra un carillon: ogni volta che tocca il pallone suona una musica celestiale. 25 anni fa contro l’Udinese una delle sue gare migliori: un sinistro al volo che trafigge Turci, il là per un’azione meravigliosa che porta al gol in tuffo di testa Paulo Sergio Silvestre do Nascimento.
Sì, Paulo Sergio, campione del mondo due volte (una col Brasile, una col Bayern), esterno d’attacco di una Roma tra le più belle. Nato a Sao Paulo in una famiglia povera nel 1969, il piccolo Paulo sogna di sfrecciare, sì, ma non sulla fascia come farà poi né nel vicino circuito di Interlagos con una monoposto come il concittadino più illustre, Ayrton Senna, ma nei cieli, alla guida di un aereo.

Ma i piedi è meglio tenerli per terra quando cresci tra le difficoltà, e Paulo coi piedi ci sa fare ma a differenza di molti connazionali non si crogiola nella sua tecnica: corre, rincorre, segna, crossa.
E questa sua bravura unita alla capacità di rendersi utile per la squadra gli vale la chiamata del Timào, il Corinthians, dove entra a far parte delle giovanili. L’esordio nel 1988 e mica in una partita qualunque: c’è il derby paulista contro il Palmeiras: la stella del giovane Paulo non brillerà e vinceranno i verdi per 2 a 0, uno dei gol lo metterà a segno il compianto Gaucho Toffoli.

Troppo giovane Paulo viene mandato a farsi le ossa nel Novorintinho, dove c’è un allenatore di cui si dice un gran bene, Nelisnho Baptista. E infatti la squadra di Novo Horizonte fa un campionato sorprendente finendo addirittura seconda nel Paulistao, arrendendosi solo al Bragantino di Mazinho, Mauro Silva e Biro Biro. Torna alla base, anche perché il Timào intanto ha scelto proprio Nelsimho Baptista come allenatore: una scelta azzeccata. Baptista punterà sempre su Paulo Sergio che ricambierà giocando ovunque: ala destra o sinistra, centrocampista, centravanti e persino portiere quando Ronaldo Giovannelli viene espulso nel derby contro il San Paolo. Coi primi soldi, pochi, riesce a comprare una casetta ma in garanzia deve dare la sua macchina: una vecchia Kadett. Vince il Brasilerao e la Supercoppa del Brasile, e le sue prestazioni gli valgono la nazionale e la chiamata del Bayer Leverkusen.

L’inizio non è facile: clima e lingua non agevolano Paulo che però è uno che non si arrende… tant’è che alla corte di Stepanovic si ritaglia man mano un ruolo sempre più importante, diventando a fine stagione il marcatore più prolifico delle “Aspirine”, con 21 gol in tutte le competizioni. Di fronte a quei numeri Parreira lo convoca per il Mondiale 1994, preferendolo addirittura a Rivaldo. Si laureerà Campione del Mondo pur giocando solo una ventina di minuti: ad oggi solo tre prodotti del vivaio del Corinthians hanno vinto i Mondiali in verdeoro, oltre a Paulo Sergio c’è Viola, pure lui nel 1994 e poi il grande Rivelino.

A Roma intanto Franco Sensi punta su una squadra vincente e spettacolare: l’anno prima con Bianchi la stagione era stata fallimentare e allora il patron sceglie Zeman, costruendo una squadra adatta al suo 4-3-3. Innanzitutto quel Totti, che Bianchi quasi voleva spedire alla Sampdoria, diventa centro del progetto e poi servono esterni veloci e tecnici: in difesa arriva Cafu, dal Piacenza Eusebio Di Francesco, dal Perugia Gautieri, per il centrocampo Vagner e appunto Paulo Sergio, peraltro voluto da Bianchi e non da Zeman. L’accoglienza è pessima, con uno striscione razzista che prende di mira lui e Cafu “Paulo Sergio Raus, Cafu Raus, La Roma solo bianca”. Ma dopo un periodo iniziale in cui Zeman sembra preferire Gautieri, il brasiliano come suo solito si cala con tenacia nella nuova realtà e diventa un valore aggiunto di una squadra che davanti è fortissima. Il primo gol arriva in casa contro il Vicenza, poi ne segna altri due consecutivi a Parma e in casa contro l’Atalanta. Alla fine saranno 14 i gol in stagione, due in meno del capocannoniere Abel Balbo. A prestazioni bellissime, la Roma alterna gare horror, e soprattutto quattro derby persi su quattro: tuttavia il quarto posto è base per pensare a un nuovo campionato in cui dare battaglia alle milanesi e alla Juve per lo Scudetto. Per questo obiettivo viene allestita anche una importante campagna acquisti da quasi 80 miliardi di lire…tutti spesi male però, visto che servono per portare a Roma Aleinichev, Tomic, Bartelt e Fabio Junior, col meno pagato che si rivelerà il più funzionale, Wome, preso dalla Lucchese per due miliardi.

Paulo Sergio comincia con una doppietta alla Salernitana e alla nona giornata segna un gol memorabile nella vittoria per 2 a 0 contro la Juventus di Lippi. Ma è la solita squadra altalenante che magari batte la Juventus o il Milan e poi riesce a perdere contro le piccole, dalla Salernitana al Venezia. A fine anno Sensi si congeda da Zeman puntando su Capello: tutti quegli esterni non servono e allora Paulo Sergio viene venduto al Bayern Monaco. Segna una doppietta all’esordio in Champions contro il Psv, e in generale, in una stagione in cui il Bayern vince Bundesliga e Coppa di Lega Paulo è il miglior marcatore, più del connazionale Giovane Elber, e protagonista di gare memorabili come quella in cui i bavaresi rifilano 4 gol al Real al Bernabeu (Sergio ne fa uno) o la finale di Liga Pokal contro il Werder che pure lo vede tra i marcatori. Ancor meglio l’anno dopo, quando oltre a bissare in Bundesliga gioca una Champions memorabile, segnando il gol vittoria all’Old Trafford e vincendo la Coppa (nonostante il rigore sbagliato in finale contro il Valencia). L’ultima soddisfazione nella stagione seguente, quando Sami Kuffour regala la coppa Intercontinentale con gol contro il Boca. Paulo Sergio ormai 33enne passa prima in Qatar all’Al Wahda e poi in patria al Bahia prima di smettere col calcio. Ha provato la carriera di allenatore ma ha preferito quella di commentatore televisivo. Sognava di volare Paulo Sergio, e in fin dei conti l’ha fatto abbastanza.

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