“Primo impegno mio, domani, ti facciamo avere subito un contratto di co-mo-da-to. Sai cos’è?”. “Perché il comodato e non l’intestazione?”, chiede lei un po’ sospettosa. “Perché non si può, sarebbe corruzione”, risponde Silvio Berlusconi. Lei l’aveva sempre detto: “Quella casa Silvio me l’aveva promessa. Quindi è mia”. A parlare è Barbara Guerra, tra le primissime invitate alle “cene eleganti” di Arcore e poi, negli anni, rimasta presenza costante accanto all’ex premier. La casa in questione di cui Guerra e Berlusconi parlano nel 2015 – in un audio esclusivo che il Fatto Quotidiano è in grado di farvi ascoltare – è la villa di Bernareggio di cui ieri hanno dato notizia i giornali. Il contratto di comodato intestato alle signora Guerra “si è estinto” con “la morte dello stesso dott. Berlusconi”. Così la famiglia ha inviato a Guerra, tramite una società immobiliare, la richiesta di restituzione dell’immobile con una raccomandata datata 3 ottobre.

Ora l’audio con cui, secondo Guerra, si dimostrerebbe come Berlusconi quella casa gliela avesse effettivamente promessa. Anzi, aveva “giurato sulla testa dei miei cinque figli” – dice Berlusconi nell’audio – che, appena concluso il processo Ruby ter, la avrebbe intestata a Guerra medesima. Ecco perché gli avvocati di Barbara Guerra, Federico Sinicato e Nicola Di Giannantoni, hanno deciso di rendere pubblico l’audio di quella conversazione. Una registrazione, risalente al 2015, che da tempo era agli atti nella trattativa avviata tra i legali di Guerra e di Silvio Berlusconi presso la Camera arbitrale di Milano, chiamata a fare da mediatore. Secondo l’avvocato Sinicato, sono state diverse le udienze dell’arbitrato, interrotte dalla morte del Cavaliere. La conversazione tra B. e Guerra avviene in pieno processo Ruby Ter, il leader di Forza Italia è imputato per aver comprato – questa la tesi dei pm – il silenzio della showgirl e delle altre ragazze ospiti delle cene di Arcore. Anzi, per i pm, proprio la villa di Bernareggio sarebbe stata la contropartita del silenzio di Barbara. “Se viene fuori… Se vanno da un notaio, se viene fuori… è un casino tesoro”, dice Silvio. “Di quanti anni sarà il comodato?”, chiede Guerra, sempre dubbiosa sulla sua reale volontà di intestarle l’immobile. “Uno o due…”. E la rassicura: “Mi guardi in faccia? Un uomo che ha fatto tutte le cose che ho fatto io, che ha 10mila persone che lavorano per lui, che ha 13 milioni di persone che lo votano, che tra poco sarà presidente della Repubblica… (…) te lo giuro sulla testa dei miei cinque figli”. E aggiunge: “E mi fa piacere farlo”. “Appena finisce il processo e i nostri avvocati ci danno il via libera, è tua…”, conclude il Cav. Ma così non è stato.

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