Le Forze di sicurezza d’Israele (Idf) hanno ormai cominciato l’offensiva contro i gruppi jihadisti presenti all’interno della Striscia di Gaza, ovvero un fazzoletto di terra lungo circa 40 chilometri e largo 13, con una densità abitativa tra le più alte al mondo, con circa 6.500 abitanti per chilometro quadrato. In questo scenario da operazioni militari in aree urbane la fanteria e i corazzati israeliani devono affrontare mille insidie, all’interno di ogni fabbricato si potrebbe nascondere una trappola esplosiva o un sistema controcarro. Tuttavia le minacce non sono presenti solo sulla superficie della Striscia, nel sottosuolo sono presenti un dedalo di gallerie che percorrono tutta la superficie di Gaza, grazie alle quali i miliziani possono spostare combattenti, armamenti, persino mezzi.

La rete di tunnel sembra essere divisa in due grandi tipologie. I primi sono scavati a mano (spesso da adolescenti) e descritti come “monouso”. Potrebbero essere utilizzati per spostare piccoli gruppi di truppe in modo tattico sul campo di battaglia, simili ai tunnel utilizzati per il contrabbando. I tunnel più permanenti, e quindi scavati in profondità, sono rinforzati con archi di cemento. Le Idf hanno trovato tunnel profondi 18 metri che non potrebbero essere scoperti da un radar a penetrazione del terreno, a meno che non si utilizzi un’attrezzatura attualmente sconosciuta.

Le Idf hanno truppe addestrate al combattimento nei tunnel, come ad esempio i genieri dell’Unità Yahalom, tuttavia il compito è molto impegnativo. I tunnel permanenti consentono a un individuo di media altezza di stare in piedi, ma in molti punti non sono molto più larghi di una singola persona. Nella città di Gaza, le Forze di Difesa Israeliane hanno distrutto, l’8 ottobre, delle postazioni di Hamas che comprendevano un tunnel sotto un edificio a più piani, una moschea e un altro tunnel. Nella città di Jenin, il 23 ottobre, hanno condotto attacchi aerei contro siti considerati di Hamas, tra cui la moschea Al Antasari e un campo profughi. Le Idf hanno dichiarato che i due siti conducevano a tunnel sotterranei che venivano utilizzati come aree di riserva per gli attacchi, condotti probabilmente dal 69esimo Squadrone o dal 122esimo Squadrone dell’Israel Air Force nell’ambito dell’operazione “Spade di Ferro”.

Lo scorso 31 ottobre, nel campo profughi di Jabalia, nella Striscia di Gaza, il 69esimo Squadrone ha colpito un tunnel del Battaglione Jabaliya, successivamente l’84esima Brigata di fanteria Givati, insieme a elementi della 401esima Brigata corazzata del Comando Meridionale, equipaggiati con carri armati Merkava Mk4M e veicoli corazzati trasporto truppe (APC) Namer, hanno preso possesso del campo. Nel corso dell’assalto, secondo quanto dichiarato dal portavoce dell’Idf, i soldati israeliani avrebbero ucciso 50 miliziani di Hamas.

Ma come nascono questi tunnel? Le prime tracce nella Striscia di Gaza risalgono al 1984, quando vennero localizzati dalle Idf ma valutati come semplici gallerie per trafficare beni di prima necessità. Con il passare del tempo i tunnel vennero sempre più ampliati e ramificati, adattandoli agli scopi bellici dei jihadisti. Sull’esempio di quanto fatto dagli Hezbollah in Libano, i miliziani di Hamas, una volta assunto il pieno controllo di Gaza nel 2007, con l’assistenza di ingegneri iraniani ne hanno fatto una vera e propria arma strategica, così come dichiarato, in seguito, dagli stessi vertici dell’organizzazione.

Dal punto di vista delle offensive, i tunnel consentono di colpire con azioni “spettacolari” e dalla grande risonanza sul piano mediatico. Sul piano difensivo, come sta accadendo ora nella Striscia, costringono gli attaccanti a procedere con circospezione e permettono di condurre contrattacchi di sorpresa sbucando alle spalle delle forze nemiche. Secondo la dottrina di Hamas, si devono costruire gallerie adibite solamente alla conduzione di operazioni, quindi servono quelle finalizzate alla resistenza, poi quelle per i centri di comando e controllo (C2) e gli spazi per lo stoccaggio di munizioni e viveri.

Seguendo tale dottrina, i miliziani – utilizzando spesso la popolazione palestinese come forza lavoro – hanno costruito tunnel a profondità di 20-25 metri, preoccupandosi delle strutture interne, dei materiali utilizzati e della tenuta, oltre allo smaltimento del terreno smosso, occultandolo onde evitare che l’intelligence israeliana potesse individuarli. Per quanto concerne i costi, questi sono mutati a seconda dei periodi e delle caratteristiche dei tunnel. Le cifre dovrebbero oscillare dai 200mila agli 800mila dollari, con gruppi specializzati in tali realizzazioni. Infatti, la costruzione di tunnel è diventata un vero e proprio business all’interno di Gaza, una professione che i jihadisti gestiscono e offrono alla popolazione palestinese.

Articolo Successivo

Abusi e violenze dei militari israeliani sui palestinesi arrestati in Cisgiordania. L’Idf apre un’inchiesta: “Condotte gravi”

next