Il divorzio a lento rilascio tra Azione e Italia Viva si nutre di sgambetti e veleni quotidiani. L’ultimo episodio riguarda Mariastella Gelmini: nella serata del 2 novembre, Italia Viva le comunica che non rappresenterà più il Gruppo (ancora unitario) nella commissione Affari costituzionali del Senato. Al suo posto, la renziana Dafne Musolino, appena arrivata da Sud Chiama Nord di Cateno De Luca. Calenda perde quindi una casella particolarmente strategica, visto che dalla commissione passeranno i delicati dossier relativi alla riforma per il premierato che il governo sta per presentare, progetto su cui Renzi ha dato disponibilità a dialogare.

A fare infuriare Gelmini è però anche il metodo: “Non farò più parte della commissione Affari costituzionali del Senato – scrive su X – Non l’ho deciso io, ma Matteo Renzi e Enrico Borghi che non hanno avuto neanche il coraggio di dirmelo. La decisione mi è stata comunicata, con non poco imbarazzo, da una funzionaria di Iv. Complimenti per lo stile”. Accuse a cui Borghi replica poco dopo: “Cara Maria Stella, visto che ti sei abituata (in compagnia peraltro!) a disertare le riunioni del gruppo dove si affrontano questioni, per portarle in pubblico, ti risponderò pubblicamente: ritengo che Dafne Musolino sia più capace e affidabile di te in prima commissione. Tocca al capogruppo decidere. E ha deciso, sapendo di esprimere il consenso maggioritario del gruppo. Tutto qui. Stai bene”.
Fonti di Iv chiariscono che la responsabilità di scegliere i parlamentari in una certa commissione spetta, appunto, al capogruppo, e che dunque Borghi aveva tutto il diritto di rimuovere Gelmini. Da Azione si dicono “sorpresi per l’ineleganza” dei colleghi, avendo saputo soltanto a fine giornata dello sgarbo renziano. Il tutto mentre Iv, che ha i numeri per avere il gruppo da sola in Senato, aspetta di poter spedire nel Misto i calendiani, questione su cui Ignazio La Russa sta provando a mediare. Senza grossi risultati.
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