Ci sono le relazioni della Direzione nazionale antimafia che da decenni, al Parlamento, parlano di una Liguria come una “macro-area criminale” delle cosche calabresi. Ci sono i riscontri giudiziari, che hanno individuato quattro formazioni ‘ndranghetiste: a una Genova, una in provincia di Genova (Lavagna) e due in provincia di Imperia (Ventimiglia e Bordighera). E ci sono anche le condanne in via definitiva, per reati gravi, che hanno certificato la presenza della criminalità organizzata nell’estremo ponente ligure (Imperia era stata definita la “sesta provincia della Calabria). Eppure per l’amministrazione comunale, la mafia, a Imperia e provincia, non c’è. La maggioranza di centrodestra, ieri, ha respinto la mozione delle opposizioni che chiedevano di istituire la commissione consigliare Antimafia salvo poi, dopo una mediazione favorita dal gruppo misto, accettare un accordo (al ribasso) per la formazione di un “tavolo permanente”, a cadenza trimestrale, di monitoraggio dei fenomeni mafiosi.

Accanto alla commissione, i firmatari (dal comandante della polizia postale, Ivan Bracco, al generale dei carabinieri in pensione, Luciano Zarbano, fino al Pd e Alleanza Verdi-Sinistra) volevano creare anche uno sportello antimafia “da gestire in collaborazione con le associazioni impegnate sul tema” con lo scopo di “aumentare la sensibilità nei confronti dei cittadini delle varie forme di mafie e delle loro metodologie criminali”. Ma la proposta non è piaciuta alla maggioranza, guidata dalle liste che portano il nome del sindaco, Claudio Scajola, a processo a Reggio Calabria con l’accusa di aver favorito la latitanza dell’ex parlamentare di Forza Italia, Amedeo Matacena. “Bisogna essere seri e oggettivi, un tema come questo non può diventare uno strumento a disposizione della politica – ha detto Andrea Landolfi (lista Avanti con Scajola sindaco) in Aula – chi fa questa proposta (istituire la commissione Antimafia, ndr) vuole screditare l’immagine e la reputazione della nostra città. Quest’Aula deve amministrare la città, non la deve infangare, non la deve sputtanare“.

Dopo qualche minuto di bagarre, la seduta è stata sospesa e, con la mediazione delle consigliere del Misto Laura Amoretti e Silvia Mameli, maggioranza e opposizione hanno stabilito, di comune accordo, di riformulare la mozione, coinvolgendo due commissioni (Affari istituzionali generali e Sviluppo economico) che ogni tre mesi verranno convocate per “per l’attività di contrasto alle organizzazioni mafiose e alla corruzione”. “È una vittoria perché è stato stabilito, finalmente, che in questa provincia esiste un problema, mentre fino a oggi si è sempre fatto finta di niente – ha detto Bracco – poteva non esserci nessuna mozione, perché il centrodestra voleva respingere quella originaria. È vero, abbiamo trovato un compromesso, ma è un passo notevole in avanti. E siamo riusciti a tenere la minoranza unita”.

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