Nel pomeriggio di venerdì 27 ottobre nella Striscia di Gaza sono state interrotti i servizi di comunicazione. Lo stop impedisce ai giornalisti di informare e di inviare immagini su ciò che sta accadendo, ma anche alla persone di sentirsi tra loro, di accertarsi che i parenti o gli amici stiano bene e di sapere dove si trovano. Un blackout che va ad aggravare ulteriormente le condizioni dei civili, che già devono affrontare la mancanza di cibo, acqua e beni essenziali. Lo racconta Ghada, un’operatrice di Oxfam a Gaza, che in un audio registrato venerdì spiega cosa significa avere la famiglia lontana a causa dell’ordine di evacuazione.

Per questo Aoi, di cui Oxfam fa parte, ha lanciato un appello urgente per ripristinare le comunicazioni: “In questo momento l’intera Striscia di Gaza è senza internet né linea telefonica. C’è un totale blackout mentre Israele sta bombardando la Striscia via aria e via mare. Si stanno consumando sotto i nostri occhi quotidiane uccisioni indiscriminate di civili che sono un crimine di guerra. La popolazione di Gaza viene colpita senza avere alcuna possibilità di salvarsi. Nessuno potrà raccontarlo. Governi, Unione europea, Nazioni Unite, fermate immediatamente i bombardamenti indiscriminati di Israele, chiedete con urgenza il ritiro delle truppe dalla Striscia di Gaza e un cessate il fuoco su cui vigilino le Nazioni Unite”.

Il racconto di Ghada fa parte di una serie di testimonianze giornaliere degli operatori e dei manager di Oxfam a Gaza che ilfattoquotidiano.it ha deciso di pubblicare. L’obiettivo è avere giorno per giorno un racconto in prima persona da parte dei civili a Gaza, coloro che in questo momento stanno pagando il prezzo più alto del conflitto

LA CAMPAGNA – A Gaza è catastrofe umanitaria, gli aiuti di Oxfam.

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