Persone identificate con numeri, cibo scaduto con i vermi, difficoltà nell’accesso alle cure e uso di psicofarmaci in gran quantità che genera una “zombizzazione” dei trattenuti. È questo il quadro che emerge dal report dell’associazione Naga e della rete Mai più Lager-No Cpr che per un anno hanno raccolto testimonianze e documenti sulle condizioni del Centro di Permanenza per i Rimpatri di via Corelli a Milano.

Un lavoro di ricerca che si è dovuto scontrare con la “difficoltà enorme nel reperire i dati ufficiali dalle istituzioni” come spiega Nadia Bovino dell’associazione Naga. Ma grazie ai racconti e ai video dei trattenuti, agli avvocati e agli accessi civici generalizzati è emersa “una situazione drammatica”, a partire dalle procedure di ingresso nel centro di via Corelli. “La visita di idoneità al trattenimento o non è svolta o è svolta senza strumenti diagnostici adeguati; la ‘visita medica’ di formale presa in carico da parte dell’Ente Gestore comprende umiliazioni e abusi quali, per esempio, la denudazione delle persone appena arrivate alla presenza del personale medico e di agenti di polizia e l’obbligo di fare flessioni per espellere eventuali oggetti nascosti nell’ano”. E poi grazie al reperimento delle cartelle cliniche di alcuni trattenuti le associazioni hanno verificato “il trattenimento di persone con malattie gravi e croniche, come un tumore cerebrale e gravi problemi di salute mentale” oltre a una sovrabbondante elargizione di psicofarmaci senza alcuna prescrizione specialistica”. I video girati dagli stessi trattenuti mostrano persone barcollanti o incapaci di tenere il braccio su in sala mensa. “Degli zombie” commentano gli autori del report. Dentro al Cpr di via Corelli il tempo sembra non passare mai. Non sono previste attività. Nove minuti alla settimana di colloquio con l’assistenza legale, nove minuti con quella sociale e 28 minuti per l’aiuto linguistico. Nient’altro. E così gli episodi di autolesionismo o tentativi di suicidio sono sempre più diffusi.

“Qua non si tratta solo di mala gestione del centro, ma è una situazione strutturale” attacca Bovino ricordando che è dal 1998 che questo tipo di istituto è in vigore, seppur con nomi differenti. “È una misura intollerabile, inaccettabile e disumana” proseguono gli autori del report, specialmente se si pensa che viene applicata a persone che hanno commesso soltanto un illecito amministrativo, cioè essere irregolari sul territorio. Persone che possono essere trattenute fino a 18 mesi. “Ma quello che ci preoccupa di più – avverte Teresa Florio, della rete Mai più Lager – No ai Cpr – è che nelle ultime settimane c’è stato un dilagare della detenzione amministrativa che ormai colpisce anche le persone richiedenti asilo alla frontiera che provengono da Paesi sicuri. Quindi c’è un’applicazione indiscriminata secondo noi della detenzione amministrativa”. Una preoccupazione che sembra essere condivisa anche da alcuni tribunali italiani che nelle scorse settimane hanno emesso provvedimenti in questa direzione.

Il governo però spinge per il potenziamento dei Cpr. “Se entrerete illegalmente in Italia sarete trattenuti e rimpatriati” aveva avvertito Giorgia Meloni in un video messaggio a settembre. Eppure secondo le associazioni i Cpr non servono come deterrente perché “gli stessi rimpatriati ci dicono subito che vogliono provare a rientrare in Italia”. E anche dal punto di vista dell’efficienza per i rimpatri lo strumento dei Cpr si è rivelato debole: “In media siamo sul 50 per cento dei trattenuti che sono stati rimpatriati – conclude Florio – se si considera che ogni anno 6mila persone entrano nei Cpr su 600 mila irregolari sul territori e se si considera che i rimpatriati sono solo la metà, stiamo parlando dello 0,5% di rimpatri sul totale degli irregolari”. I Cpr dunque, oltre ad essere “disumani” così come raccontato dal report delle associazioni, si sono rivelati pure inefficienti.

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