Mentre il direttore dell’Ufficio europeo dell’Oms, Hans Kluge, ci dice a proposito di pandemia che “non possiamo abbassare la guardia”, in Italia il governo Meloni la guardia la sta abbassando eccome: infatti i finanziamenti per la sanità previsti per il prossimo futuro sono a dir poco preoccupanti. Gli incrementi finanziari previsti per gli anni ’25-’26 non copriranno neanche gli incrementi legati all’inflazione.

Ma lasciamo da parte per il momento la pandemia, augurandoci che non ce ne arrivino di nuove. Resta un dato incontrovertibile: le malattie nel nostro paese continuano a crescere soprattutto perché non ci sono sufficienti e adeguate misure per prevenirle. Se le malattie continuano a crescere è inevitabile che la spesa per curarle a sua volta crescerà, ma se il famoso fabbisogno crescerà e i finanziamenti alla sanità sono destinati nei prossimi anni a calare, che succede? Ricordo che le stime della Nadef prevedono una riduzione consistente del rapporto spesa sanitaria/Pil fino a precipitare nel 2026 al 6,1%. Che fine faremo? Cosa ha in testa di fare il governo?

Il governo alla sanità per il 2024 ha destinato all’incirca 3 miliardi, ma l’80% di queste nuove risorse servirà per rinnovare i contratti. Ha previsto anche un sacco di cose relative all’abbattimento delle liste di attesa, all’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza, al potenziamento dell’assistenza territoriale ecc. ecc., ma anche a occhio si capisce che con 3 miliardi – che peraltro si spenderanno prevalentemente in contratti – non si riuscirà a coprire i costi previsti per queste misure. L’unica cosa chiara è che il governo, consapevole che i soldi sono pochi e che comunque le regioni dovranno rispondere alla crescita della domanda di cura da parte dei cittadini, ha autorizzato le regioni a integrare la sanità pubblica con la sanità privata. Cioè ad innalzare il tetto di spesa per comprare sanità privata.

Quindi cosa ha in testa il governo non è difficile da capire: vuole ridurre i finanziamenti alla sanità pubblica e compensare i problemi del fabbisogno incentivando l’uso del privato. Il progressivo innalzamento del tetto di spesa per gli acquisti di prestazioni dal privato, non a caso, è proposto con la forma dell’incremento percentuale, il che vuol dire una cosa sola: che più calerà la percentuale di spesa pubblica in rapporto al Pil, più aumenterà in percentuale di spesa privata in rapporto al Pil.

Insomma Hans Kluge dell’Oms ci dice a proposito di pandemia che “non possiamo abbassare la guardia”; i dati epidemiologici ci dicono che le malattie sono in crescita; la risposta del governo, anziché aumentare i finanziamenti al servizio pubblico, autorizza le regioni a privatizzare ancora di più.

Il futuro della sanità è privato. Addio articolo 32, cioè addio al diritto fondamentale alla salute. Addio alla giustizia, alla uguaglianza e alla solidarietà. Si salvi chi può.

Quando avevo finito di scrivere il mio ultimo libro, più o meno un anno fa, il governo Meloni si era appena insediato, eravamo pronti per la stampa, ma chiesi al mio editore di aspettare per capire le sue intenzioni. Aspettai la finanziaria e subito dopo decisi di intitolare il mio libro “Sanità pubblica addio. Il cinismo delle incapacità” (Castelvecchi editore 2023). Oggi siamo alla seconda finanziaria e quel titolo, mi dispiace dirlo, risulta essere più azzeccato che mai.

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