Si va verso la richiesta di “pause umanitarie” nelle conclusioni del Consiglio europeo, dopo un lungo negoziato tra gli sherpa dei 27 Stati membri. Una presa di posizione che colloca le cancellerie al fianco dell’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, e non con la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che invece, anche attraverso i suoi portavoce, aveva fatto sapere che “non c’è alcuna richiesta di cessare il fuoco” nella Striscia di Gaza “per un semplice motivo. Hamas continua con i suoi attacchi terroristici contro Israele. Sosteniamo il diritto di Israele di difendersi da questi continui attacchi terroristici e sottolineiamo che questo deve essere fatto in linea con il diritto umanitario internazionale”.

“Il Consiglio europeo – si legge nell’ultima bozza circolata – esprime la massima preoccupazione per il deterioramento della situazione umanitaria a Gaza e chiede un accesso umanitario continuo, rapido, sicuro e senza ostacoli e che gli aiuti raggiungano chi ne ha bisogno attraverso tutte le misure necessarie, compresi i corridoi e le pause umanitarie”.

Una posizione simile a quella assunta dal Parlamento europeo, come ricordato dalla presidente Roberta Metsola, anche lei raggiunta dalle critiche per essere andata in visita in Israele insieme a von der Leyen: “Come Unione abbiamo la responsabilità di rimanere coerenti e uniti – ha detto la politica maltese nel suo intervento al Consiglio Ue – Fare questo non significa accettare ulteriori morti e violenze, ma evitare una pericolosa escalation regionale del conflitto. Dobbiamo lasciare anche solo una minima possibilità che alla fine si possa trovare la pace. Il Parlamento europeo ha condannato Hamas con la massima fermezza. Sappiamo che Hamas deve essere fermato. Come Parlamento abbiamo sempre e continueremo a insistere sul rispetto del diritto internazionale, sul fatto che le conseguenze umanitarie del blocco di Hamas devono essere una priorità e che gli aiuti devono poter raggiungere le persone innocenti e bisognose. Assumere una posizione forte contro il terrorismo e compiere ogni sforzo per alleviare la crisi umanitaria a Gaza non si escludono a vicenda. Ecco perché continuiamo a fare tutto il possibile per proteggere vite innocenti. Perché lavoriamo per liberare gli ostaggi e far arrivare gli aiuti e perché il Parlamento europeo ha chiesto una pausa umanitaria per raggiungere questo obiettivo. Nel lungo termine, l’Europa dovrebbe essere pronta e disposta a impegnarsi. Dobbiamo continuare a spingere per una pace sostenibile e duratura. Per una giusta soluzione a due Stati che sia equa e giusta. C’è un ruolo per l’Europa e abbiamo il dovere di affrontare questo momento”.

Lanciare un segnale di unità. È questo che più importava al presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, dopo le polemiche e i botta e risposta a distanza dei giorni scorsi. “Teniamo un importante Consiglio europeo in un momento difficile – ha detto a margine del summit – È fondamentale dimostrare ancora una volta che l’Unione europea è unita nel difendere i nostri principi, nel difendere i nostri valori ed è per questo che sosteniamo Israele mentre cerca di difendersi in linea con il diritto internazionale e il diritto umanitario internazionale”.

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