Dopo oltre due settimane di guerra e di assedio, nella Striscia di Gaza l’acqua e il carburante sono introvabili. Sono accessibili solo al mercato nero dove il loro prezzo si è moltiplicato. Lo racconta Wassem Mushta, manager di Oxfam sfollato nel sud della Striscia, dove si è rifugiato con la sua famiglia per salvarsi dai bombardamenti aerei israeliani. “Le forniture idriche private sono sparite, e l’acqua che abbiano finirà nelle prossime 10 ore. Come faremo a vivere senza?”. Anche sul piano alimentare la situazione non è migliore. “Il cibo è scarso e siamo costretti a mangiare quello in scatola”. L’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite (OCHA) ha affermato che circa 1,4 milioni della popolazione di Gaza, ovvero più della metà degli abitanti totali, sono ora sfollati interni. Molti di loro cercano rifugio nei sovraffollati rifugi di emergenza delle Nazioni Unite

Il racconto di Wassem Mushta fa parte di una serie di testimonianze giornaliere degli operatori e dei manager di Oxfam a Gaza che ilfattoquotidiano.it ha deciso di pubblicare. L’obiettivo è avere giorno per giorno un racconto in prima persona da parte dei civili a Gaza, coloro che in questo momento stanno pagando il prezzo più alto del conflitto

LA CAMPAGNA – A Gaza è catastrofe umanitaria, gli aiuti di Oxfam.

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