Apertura a sorpresa al M5s di Giuseppe Conte e nuovi attacchi frontali al suo partito: è il bilancio dell’intervento del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca che ieri ha presentato a Roma il suo saggio politico, Nonostante il Pd, all’indomani dell’ospitata da Fabio Fazio.
Intervistato dalla giornalista del Corriere della Sera Monica Guerzoni, De Luca affronta il problema delle alleanze nel centrosinistra, di cui si propone quasi come ‘federatore’.
Sembra che siano passati secoli da quando lanciava le sue colorite invettive contro i 5 Stelle. Eppure, ora la storia pare che si sia completamente ribaltata.

Io non vorrei morire meloniano – premette De Luca – Noi abbiamo fatto una campagna elettorale terribile lo scorso anno, ogni giorno che passava il Pd perdeva voti. Essere andati divisi è stato un atto di irresponsabilità verso l’Italia. Avremmo dovuto fare di tutto per tenere incatenati a noi i 5 Stelle. Non sono sicuro che avremmo raggiunto un’intesa perché Giuseppe Conte aveva il problema della sopravvivenza del Movimento e non aveva interesse a un’alleanza perché avrebbe perso il voto dei vetero-grillini”.

E aggiunge: “Adesso dobbiamo riprendere il cammino di un’alleanza con molta umiltà e senza illusioni. Non arriveremo a risultati prima delle elezioni europee, ma prima o poi dovremo realizzare questa alleanza per il governo dell’Italia. Dopo le europee dobbiamo avere il coraggio di mettere le basi per una coalizione secondo un’operazione verità. Non dobbiamo fare una coalizione essendo in disaccordo su tutto e lo dico agli amici del M5s – continua – Ma devo dire che loro hanno cambiato molte posizioni. Mi è capitato di parlare con tanti esponenti dei 5 Stelle i quali con grande sincerità mi hanno assicurato che hanno avuto un percorso di maturazione. Non più demagogia e stupidaggini. Quindi, credo che ci siano le condizioni per mettersi d’accordo su un programma fondamentale. Poi su questioni marginali possiamo anche avere posizioni diverse, ma l’obiettivo è fare una coalizione”.

Meno concilianti i toni di De Luca quando si tocca il tasto sul Pd: ribadisce il florilegio di epiteti poco cortesi indirizzati a molti esponenti dem (“anime morte che parlano una lingua morta, nullità, opportunisti, ipocriti, dementi, tristi, parassiti, maleducati, idioti, superflui, miserabili, presuntuosi, nullità, cafoni, cialtroni, inconcludenti, volgari, arroganti”) e parte in quinta quando viene affrontato il tema dei giovani dirigenti del Pd.

“Nel libro mi sono anche mantenuto – ironizza – Se mi trovo davanti dei pinguini che magari sono entrati da 3 mesi nel Pd e parlano come statisti, allora comincio a innervosirmi. In politica c’è un pre-requisito: la buona educazione, quella che dovremmo imparare dai nostri genitori. Bisogna rispettare una persona più anziana, il lavoro, il sacrificio. Ma trovo gente che è priva di questo pre-requisito. Poi trovo anche altri elementi di totale stupidità. Essere giovane è un dato anagrafico, non vuol dire niente. Sei giovane? Bravo, e chi se ne frega”.

Il governatore campano lancia strali contro il gruppo dirigente dem (“molti sono in guerra con la grammatica e la sintassi”), critica ferocemente il meccanismo di selezione per via correntizia, ma soprattutto stronca senza pietà chi lo accusa di rivendicare il terzo mandato: “Questa è una grande palla inventata dal Pd per attaccare De Luca. In questo momento c’è un mio collega presidente di Regione che sta sviluppando il terzo mandato nella grazia del Signore e nella pace dei sensi. Si tratta di Luca Zaia e né il Pd nazionale, né il Pd veneto ha detto niente. Quando parliamo di terzo mandato – prosegue – parliamo nientedimeno che di dare la parola ai cittadini. Un partito che di fronte a questo fa resistenza è un partito di idioti per definizione. Ma sono ancora più idioti perché è un partito in cui ci sono 3, 4, 5, 6, 7 mandati. E non si dice niente. Ma allora di che diavolo state parlando? Qual è il livello di coerenza nelle cose che dite?”.

E cita Elly Schlein, che lui anche nel libro chiama sempre “Elena”: “E pure lei il triplo mandato se l’è dato. Elena Schlein è stata parlamentare europea per 5 anni, poi si è candidata alla Regione Emilia Romagna e infine al Parlamento nazionale, a conferma che è una cosa assolutamente normale. Quindi, per me non è motivo di critica. Hanno mandato in Campania come commissario una persona simpatica e un bell’uomo come Misiani che ha 5 mandati parlamentari. E tu vieni in Campania e mi rompi le scatole?”.

Video di Radio Radicale