Il primo turno delle elezioni presidenziali argentine si è concluso con un risultato a sorpresa. Il candidato dell’estrema destra liberista Javier Milei, esponente del partito La Libertad Avanza, non ha raggiunto la prima posizione ma si è dovuto accontentare del secondo posto e del 29,98 per cento dei voti. A conquistare al primo posto è stato invece il ministro dell’Economia uscente Sergio Massa, membro della coalizione Unión per la Patria e candidato del fronte peronista, che ha ottenuto il 36 per cento dei voti. Più staccata Patricia Bullrich, esponente conservatrice della coalizione Insieme per il Cambiamento, che si è fermata al 23,83 per cento dei consensi. I dati emersi dalle urne sono in controtendenza con quanto pronosticato dalla maggior parte dei sondaggi. Secondo gli istituti demoscopici Milei avrebbe dovuto piazzarsi al primo posto in attesa del ballottaggio di novembre. Per vincere al primo turno sarebbero serviti, invece, il 45 per cento dei voti oppure il 40 per cento con almeno dieci punti percentuali di distacco sul secondo classificato.

La destra sudamericana Milei ha invitato i sostenitori, in parte delusi a causa delle alte aspettative, a festeggiare “lo storico risultato” di aver raggiunto il ballottaggio appena due anni dopo la nascita della Libertad Avanza mentre Massa ha dichiarato, come riportato dal Guardian, che se eletto darà vita ad un governo di unità nazionale “che aprirà una nuova fase nella vita politica Argentina” e promesso di guidare “un Paese senza incertezze”. La costante ascesa di Milei, che aveva raggiunto la prima posizione alle primarie nazionali di agosto, ha galvanizzato l’estrema destra latinoamericana e ha suscitato la preoccupazione dei progressisti del continente ed in particolare dell’amministrazione Lula. Il parlamentare Eduardo Bolsonaro, figlio dell’ex presidente, si era recato a Buenos Aires dove aveva espresso apprezzamento per “l’incrollabile crescita di Milei” mentre Massa ha potuto godere del supporto di alcuni spin doctor brasiliani che avevano collaborato con la campagna presidenziale di Lula.

Le proposte troppo a destra – La crescita di Milei è stata arginata, con tutta probabilità, dall’estremismo delle proprie proposte che potrebbero aver spaventato una parte dell’elettorato e dalla capacità di Massa di dare una svolta alla propria campagna elettorale. Milei aveva proposto, tra le varie cose, di abolire la Banca Centrale, di sostituire la valuta nazionale con il dollaro americano, di ridurre drasticamente la spesa pubblica in ambito sociale e nella ricerca scientifica, abolire il ministero della Salute e dell’Educazione. In sostanza Milei, attingendo alla tradizione liberista, ha proposto una netta riduzione della spesa pubblica – pari al 15 per cento del Pil – e delle tasse. Oltre ad una stretta nell’ambito della sicurezza ed a contestare il ruolo umano nel cambiamento climatico in atto. Posizioni che lo hanno avvicinato a quelle dell’ex Presidente americano Donald Trump.

La strategia di Massa – La popolarità di Milei è stata contrastata da Massa in tre modi diversi. In primis il ministro dell’Economia ed i suoi alleati hanno preso le distanze dall’ impopolare ex Presidente peronista Cristina Fernández de Kirchner, in seconda battuta sono state ridotte le tasse per la maggior parte dei cittadini per indebolire la propaganda di Milei. Massa ha poi evidenziato l’estremismo delle proposte di Milei, affermando che il candidato della destra radicale potrebbe far sprofondare l’Argentina in un collasso economico simile a quello del 2001 e paragonandolo all’ex Presidente brasiliano Bolsonaro. Le tecniche di Massa, basate su una strategia politica avveduta ed efficace, sembrano aver pagato ma la sfida verrà comunque decisa al ballottaggio di novembre.

La crisi argentina – La prolungata fase di incertezza politica non è una buona notizia per l’economia argentina che versa in gravi condizioni. Le riserve di valuta estera sono quasi esaurite, la popolazione sta abbandonando in massa la moneta nazionale, il tasso di inflazione ha raggiunto il 138 per cento ed il 40 per cento della popolazione vive in condizioni di povertà. La recessione economica ha provocato e continua a provocare una diffusa rabbia e disillusione tra la popolazione del Paese e spiega, in parte, l’ascesa di Milei e delle sue proposte estremiste. L’affermazione di Massa, in questo contesto, è stata ancora più sorprendente e potrebbe delineare un ballottaggio in discesa per il ministro dell’Economia.

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