Morire per uno shock anafilattico da reazione allergica. Il lutto nel mondo della cucina per la scomparsa di Michael Chiariello, chef italoamericano con origini calabresi star della tv statunitense, riporta al centro del dibattito la prevenzione e l’aumento della consapevolezza culturale attorno alla pericolosità delle reazioni allergiche non controllate. Andato in ospedale per una reazione allergica non immediatamente fatale, il 61enne protagonista di diversi programmi di cucina è morto la notte del 6 ottobre poche ore dopo il suo ricovero a causa di uno shock anafilattico. “È inaccettabile che ci siano ancora episodi di morte di questo genere. In Italia contiamo circa 40 casi fatali ogni anno”, racconta a Ilfattoquotidiano.it Marcia Podestà, fondatrice e presidente dell’associazione dei pazienti allergici Food Allergy Italia Aps. “Soprattutto considerata la disponibilità di una soluzione efficace e tempestiva come l’adrenalina“, continua.

Come spiega Podestà, le reazioni allergiche sono spesso “imprevedibili” ed episodi lievi presentati in passato non escludono un successivo shock anafilattico. “La reazione fatale dello chef serve a ricordare che nuove allergie possono manifestarsi in adulti che non le hanno mai avute”, avverte. Questo anche perché possono essere provocate da allergie alimentari così come da punture di imenotteri, con un’alta probabilità di mancato riconoscimento o erronea classificazione dell’evento che ha portato allo shock mortale. Negli ultimi mesi sono infatti diversi i casi di morte per anafilassi saliti agli onori della cronaca, dal 68enne tik toker morto vicino a Brindisi per punture di api fino alla ragazza deceduta a Milano dopo aver mangiato un tiramisù vegano.

Una soluzione secondo Podestà esiste già e starebbe nel rendere immediatamente reperibili nei luoghi pubblici i kit di adrenalina autoiniettabile (qui la petizione). “Per fermare questi episodi mortali anzitutto si potrebbe cominciare a rendere l’adrenalina salvavita sempre disponibile, anche nei luoghi pubblici come scuole, ristoranti, bar, hotel, mense, aeroporti”, spiega la presidente. Per renderlo possibile serve tuttavia che il farmaco salvavita, classificato attualmente nella Fascia H, ovvero di farmaci per somministrazione ospedaliera, passi alla fascia A, per i farmaci a erogazione territoriale, rendendo dunque l’auto-iniettore disponibile nelle farmacie.

L’associazione Food Allergy Italia Aps, da tempo impegnata nel dialogo con le istituzioni per facilitare questo passaggio, sottolinea poi che anche una volta reso accessibile il farmaco, andrebbe affrontato il problema della distribuzione disomogenea sul territorio italiano. “Come stabilito dalle linee guida internazionali, le persone gravemente allergiche, e quindi ad elevato rischio di shock, hanno diritto al doppio autoiniettore. Questo perché è possibile che nel corso di uno shock anafilattico un solo auto-iniettore di adrenalina non sia sufficiente”, spiega Podestà. Ma l’accesso al dispositivo in Italia appare frammentato: “La modalità per la reperibilità cambia da regione a regione. In alcuni casi da Asl a Asl come nella Regione Campania. Alcune regioni, come la Lombardia e la Sicilia prescrivono il doppio iniettore mentre alcune ancora non lo fanno”.

Che si tratti di allergia alimentare o di reazione da puntura di insetti, dunque, coltivare l’informazione sui rischi di shock improvvisi è secondo Podestà la chiave per prevenire alcuni di questi decessi. “Come associazione cerchiamo di informare il cittadino allergico dei rischi di shock anafilattico e renderlo consapevole dell’importanza di avere sempre con sé gli auto-iniettori di adrenalina. Molti cittadini, pur essendo allergici, non sempre portano con sé questi autoiniettori, rischiando la vita. D’altra parte è necessario aumentare la conoscenza anche di tutto il personale medico e sanitario sulle modalità d’uso e sui vantaggi dell’utilizzo dell’adrenalina auto-iniettabile”. Un processo di informazione che l’associazione si auspica possa avvenire con il supporto delle istituzioni: “Food Allergy Italia APS cerca di attivare campagne di formazione specifica su questo target ma ci aspettiamo che siano le autorità della salute a supportarci in questa opera di formazione”.

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