Resta ancora chiuso il valico di Rafah, la via d’accesso che potrebbe far arrivare aiuti umanitari nella Striscia e sbloccare l’uscita di circa 500 americani. Secondo fonti di Gaza il valico sarebbe stato colpito da Israele. E dire che meno di 24 ore fa il via libera sembrava certo: con una tregua di 5 ore il valico sarebbe stato aperto. Il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry ha detto che è Israele a non avere ancora dato il sì definitivo alla sua apertura, nonostante siano terminati tutti i preparativi per renderlo operativo. Anzi secondo quello che dicono fonti di Gaza, l’esercito israeliano avrebbe una pensilina. Il raid è avvenuto dopo che la folla, ferma davanti al varco nella speranza di passare in Egitto, si era dispersa. Se la notizia fosse confermata, sarebbe il quinto attacco israeliano dall’inizio del conflitto al valico di Rafah.

Quello che è certo nessun aiuto umanitario è entrato e nessuno cittadino straniero o palestinese con doppia nazionalità è passato nel deserto del Sinai e la situazione resta statica. Le speranze si erano accese già questa mattina, quando un funzionario dell’Ambasciata palestinese a Washington, Kamel Khatib, citato da Nbc, aveva dichiarato che gli stranieri ed i palestinesi con nazionalità straniera a partire dalle 9 sarebbero potuti uscire da Gaza attraverso il passaggio, dal quale sarebbero entrati anche aiuti umanitari. Ma l’informazione è stata successivamente smentita da Hamas, da Israele e infine dal Cairo, che ha definito ”pericolosa” la condizione dei palestinesi nella Striscia.

Anche per la portavoce della direttrice dell’Unrwa (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso ai rifugiati palestinesi), Estefania Diaz, che ha parlato col fatto.it , non c’era alcuna conferma di apertura in mattinata e l’ong ha fatto sapere di avere mandato un team sul confine con l’Egitto in preparazione all’eventuale apertura dei corridoi umanitari per inviare provviste nella Striscia. Ad attendere di fare entrare aiuti per la popolazione civile è anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms): l’assistenza vitale, comprese le forniture sanitarie per 300mila pazienti, è in attesa di entrare attraverso il valico e nei commenti rilasciati ad Associated Press, l’Oms ha ribadito l’appello per l’invio immediato e sicuro di forniture mediche, carburante, acqua potabile, cibo e altri aiuti umanitari a Gaza. Ha inoltre espresso preoccupazione per la limitatezza dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie nel territorio, in particolare negli ospedali, dove i pazienti possono perdere la vita a causa di infezioni e focolai di malattie. Secondo l’Oms, quattro ospedali nel nord della Striscia di Gaza non funzionano più a causa dei danni subiti e 21 ospedali sono sotto l’ordine di evacuazione israeliano.

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