Fabrizio Longo, direttore Audi Italia, non nomina il segmento B dal quale l’ex amministratore delegato del costruttore tedesco Markus Duesman aveva annunciato il progressivo ritiro, ma rivela che a Ingolstadt si stia “immaginando di coprire anche la parte di accesso al mondo Audi nel giro di qualche anno”. Lo dice a Trento, in occasione del Festival dello Sport in occasione del quale è stata esibita per la prima volta nel Belpaese la monoposto (un prototipo perché o sviluppo del bolide ibrido da più di 1.000 Cv è ancora in corso a Neuburg) con la quale la casa dei Quattro Anelli debutterà in Formula 1 nel 2026.

L’ipotesi è per una compatta elettrica con la quale Audi possa “continuare a presidiare il segmento di entrata, che sul mercato italiano è sempre stato preponderante”. Il riferimento sono modelli come la A1 e la Q2: “C’è una domanda di modelli di questo genere – spiega Longo – E la stiamo valutando con molta attenzione: il mercato italiano potrebbe essere ad alta vocazione».

Quando potrebbe arrivare una simile vettura?

“È ancora tutto da confermare, ma nel momento in cui ne parliamo vuol dire che lo stiamo prendendo in considerazione”.

L’Italia è un mercato importante per le compatte, ma non ancora per l’elettrico…

“L’Italia non è omogenea, ma non lo sono né l’Europa, né la Cina né gli Stati Uniti. Noi prestiamo a massima attenzione e dobbiamo avere le antenne lunghe sulle risposte che arrivano dal mercato. Auspichiamo però anche una posizione chiara dei governi, se non altro per avere meno confusione, che non aiuta né le aziende, né i consumatori».

Parliamo di incentivi?

“C’è la necessità di orientare il mercato: senza fare l’esempio della Norvegia, possiamo prendere come riferimento paesi come la Spagna, la Francia o la Germania. La transizione è importante anche per tutto quell’indotto che sta nascendo attorno all’elettrificazione. È una trasformazione industriale e va oltre i confini dell’automotive e sarebbe un peccato sprecare l’occasione per questa endemica capacità di non voler decidere”.

La diffusione delle elettriche è rallentata da vari fattori.

“Alcuni non sono più elementi ostativi perché le autonomie stanno ormai diventando quasi neutrali rispetto a quelle dei motori a combustione e perché la velocità di ricarica, che è il vero game changer, più ancora della percorrenza, sta arrivando a livelli di minutaggio. E la capillarità delle strutture di ricarica: cresce al ritmo di migliaia e migliaia di colonnine l’anno”.

E il prezzo?

“Il tema del costo incide diversamente a seconda del tipo di segmento: nel premium è meno importante, mentre per il mondo generalista lo è di più. Facciamo attenzione, però: la spesa per l’acquisto è una cosa, quella per la gestione è un’altra. È conclamato che l’elettrico, anche per la manifesta assenza di alcune componenti meccaniche, ha un costo di esercizio molto più basso. Il ragionamento va quindi fatto prendendo in considerazione l’intero ciclo di vita della vettura, per capire se nei cinque anni, ad esempio, quel veicolo mi consente di risparmiare perché i costi di gestione sono nettamente più bassi”.

Il gruppo Volkswagen e Audi hanno puntato quasi esclusivamente sull’elettrico: non è rischioso?

“Credo che l’azienda abbia soppesato tutte le possibilità. Sono decisioni che non si possono prendere, smentire e riconsiderare nel giro di due anni. C’è un tema di definizione e coerenza nel portare avanti i progetti, che anche per la loro rilevanza economica non possono venire modificati nel breve. Indubbiamente abbiamo attribuito e continuiamo ad attribuire all’elettrico l’elemento di maggiore efficienza nel configurare le nostre gamme del futuro in questo disegno di mobilità sostenibile. Ci possono essere altre elementi “succedanei”, ma bisogna scegliere una direzione perché il tenore degli investimenti è talmente elevato che a forza di frammentarli su troppi tavoli se ne diminuisce la stessa intensità”.

Con la Formula 1 in Italia sfidate soprattutto Ferrari.

“Innanzitutto sfidiamo noi stessi perché impegnarci su una vettura come questa significa mettere sotto felice, ma importante tensione tutta l’azienda. E a Neuburg c’è un progetto che sta prendendo corpo, un’azienda nell’azienda. La Formula 1 è il degno complemento di quello che stiamo celebrando in questi anni, con il quarantesimo anniversario del nostro esordio nel motorsport (è avvenuto il 10 ottobre del 1983, ndr). È una parte di anima che ci è sempre appartenuta”.