Ha dato mandato di procedere a una perquisizione in tutti gli zaini degli alunni perché non trovava più il cellulare. Pensava glielo avessero preso i bambini della scuola primaria di San Lorenzo Maggiore, in provincia di Benevento, dove in quel momento era in visita. Così il dirigente scolastico dell’istituto comprensivo De Blasio, Angelo Melillo, ha pensato che la soluzione fosse trasformarsi in una sorta di autorità giudiziaria ordinando agli insegnanti di rovistare nelle borse degli alunni. La brutta sorpresa è che il telefonino non si trovava in nessuno zaino. Il blitz si è concluso senza risultati. Il cellulare infatti era in un ufficio della scuola. Il responsabile della perdita del telefonino, insomma, era proprio lui: il preside. A raccontare la storia è stato il Corriere della Sera.

Il fatto è accaduto a settembre, ma all’inizio è rimasto circoscritto alle discussioni tra genitori o sui social. “No, non apro il mio zaino. Non è legale”, era stata la risposta di una bambina di sette anni, l’unica a opporsi alla perquisizione. Dopodiché, a esprimere le loro lamentele sono stati i genitori degli alunni. Al loro fianco si è schierato anche il sindaco di San Lorenzo Maggiore, Carlo Giuseppe Iannotti, che ha parlato di “fatto di inaudita gravità”, “quanto di più ignobile possa essere fatto ai danni di bambini”. Su richiesta delle madri, il primo cittadino ha ufficialmente segnalato il caso alle autorità scolastiche, ai vari livelli, in primis al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. “Credo sia arrivato il momento che questa persona sia allontanata e destituita da ogni incarico”, ha dichiarato Iannotti che ha detto che il preside si deve “vergognare”.

Sul caso è intervenuto il parlamentare di Forza Italia Francesco Maria Rubano, che ha presentato un’interrogazione al ministro. Rubano ha specificato che il preside ha cominciato il controllo dagli zaini dei bambini maschi, ritenendo di averlo dimenticato nel bagno maschile, per poi passare a perquisire anche quelli delle bambine. “Appare evidente”, ha proseguito il deputato, “un comportamento che di fatto li ha fatti sentire umiliati, ha indignato le famiglie e ha lasciato costernata una comunità intera”. Un atto, quello del preside, che non ha rappresentato “un esempio educativo e formativo di qualità” e che invece ha “mortificato la morale ed i principi della comunità tutta”. Anche perché l’uomo ha ritenuto di non dovere delle scuse per il suo “disdicevole gesto”. Di qui la richiesta a Valditara di “verificare i fatti” ed, eventualmente, specificare le misure disciplinari da adottare.

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